«Ma io, sindaco Ds chiedo legalità»
«Ma io, sindaco Ds chiedo legalità» R0IVIA6N0LI, PRIMO CITTADINO DI PRATO: «ORMAI VIVIAMO IN UNA CHINATOWN» «Ma io, sindaco Ds chiedo legalità» «Anche noi stiamo discutendo, però ho il dovere di preoccuparmi del senso di insicurezza dei pratesi» Intervista NELLA Prato invasa dai lavoratori orientali, la Chinatown del tessile e dell'abbigliamento, c'è un sindaco dei ds. Marco Romagnoli, che dice «benissimo il voto agli immigrati, ma io devo anche preoccuparmi nella legalità». Nel mondo global le appartenenze si mescolano, le identità pohtiche sfumano, ogni questione è più complessa di quanto s'aspettino i pigri e gh etichettatori di professione. La città del tessile, la ((piccola Pechino», è stressata da quella che considera un'invasione? «Le dirò, episodi di intolleranza ne abbiamo pochi. Però il rapporto tra questi immigrati e i pratesi è complicato, perché nasconderlo. Soprattutto con i cinesi perché con loro è difficile anche il dialogo: solo i giovani, la seconda generazione, parla italiano; i padri molto spesso no, il che già crea una frattura linguìstica». Poi magari i pregiudizi «Oh sì, ci saranno anche; ma secondo me non sono il problema principale. Il fatto è che c'è una certa sofferenza della città perché in alcune zone la sensazione è quella di trovarci noi, all'estero. Prato è disponibilissima all'acco¬ glienza, ma io mi devo anche preoccupare dei sentimenti dei miei concittadini italiani, e tenere alta la bandiera della legalità». Farla come Cofferati, anche lui simbolo gauchista molto poco disposto a fare concessioni retoriche alpopolo global «Però mi lasci dire che la vera questione è economica». Dica pure. «Io credo che il nostro futuro sarà quello tracciato dal Comune di Torino. Ciò detto, qui a Prato ci sono alcune piccole aziende totalmente cinesi: ci può essere, a volte, non sempre, un problema di concorrenza sleale, in qualche caso di evasione fiscale...». In cui tra l'altro gli italiani sono maestri. «Verissimo, però tra i pratesi s'è come diffusa la sensazione che la massiccia ondata di immigrati che onn ai vive e lavora qui crei fenomeni di esclusione sodale a danno degli italiani». È una sensazione o una realtà? «Una sensazione, credo. I giovani italiani non hanno grandi pr^demi, il tasso di disoccupazione è al 6 per cento, quello di occupazione supera il 60... Tra l'altro gli immigrati fanno spesso lavori che inostri giovani non farebbero più. Il problema magari ce l'hanno alcuni natesi oltre i quarantacinque «tmi, non speciaizzatissimi, insomma, gente che se perde un lavoro rischia di non ritrovarlo più». Scusi ma quest'uondata» quante persone sarebbero? «Circa ottomila immigrati regolari». Suquantipratesi? «Centottantamila». Celapotetefare.su. . «Consideri che a metà degli anni Settanta Prato aveva 70mila abitanti, oggi ne ha fl doppio. E poi il numero di immigrati sale a ventimila perché esiste un meccanismo di registrazione delle presenze che consente anche a chi non è residente di restare in città a lavorare. Con un ulteriore problema di immagine: cjuesti lavoratori tendono a concentrarsi tutti m alcune zone della città». Tipo? «Beh, la via Pistoiese è diventata la nostra Chinatown». Che lavori fanno questi stranieri? «I dnesi lavorano nell'abbigliamento, 1500 fabbriche, per lo più piccole, le più grandi con cento addetti a volte anche di loro proprietà. Gh albanesi spesso neh' edilizia. I pakistani nel tessile». Insomma, Chiamparino non lo seguirete. «Uhm, c'è ima discussione in corso, in Comune. Ma io devo preoccuparmi anche della legalità e delle esigenze dei pratesi». [ja.ia.] Marco Romagnoli, Ds, sindaco di Prato
Persone citate: Chiamparino, Cofferati, Di Prato, Marco Romagnoli, Primo Cittadino
Luoghi citati: Comune Di Torino, Pechino, Prato
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