«Dirò qualcosa di destra: fateli votare davvero»

«Dirò qualcosa di destra: fateli votare davvero» LA S1NDACHESSA DI AN: «MA NON E SCONTATO CHE TUTTI DEBBANO ITALIANIZZARSI» «Dirò qualcosa di destra: fateli votare davvero» ^li Bortone: «Benissimo Chiamparino, ma il difficile è creare liste elettorali vere. A Lecce ce l'ho fatta così» intervista Jacopo iacobo ni GUARDI che i primi siamo stati noi», dice a' sindaebessa, come la chiamano a Lecce quando vogliono ricordame l'appartenenza al partito postfascista, e il decisionismo die dovrebbe conseguirne di default. Signora Poh Bortone, non viri troppo a sinistra. «Lei scherza ma a Lecce fummo i primi a far votare gh immigrati, per sceghere il consighere per l'immigrazione. La prima volta, nel 2000, venne eletto un filippino. Nel 2004 un giordano, che siede in aula come quarantunesimo consighere. Ha diritto di intervento, ma non di voto. E viene retribuito come gh altri». Cioè quanto, scusi? «Base di 1500 euro mensili, più gettoni di presenza». Torino però è la prima città a far votare gh stranieri per un organo colle- giale. Di questo passo magari s'arriva al voto alle comunali «La strada è quella. Però a Chiamparino darei anche un suggerimento». La sindaebessa di An spìn doctor del sindaco diessino. «Bisogna poi farli votare per davvéro, questi stranieri: vi assicuro che non è cosà facile. Noi nel 2000 avevamo un sistema artigianale e non siamo riusciti a raggiungere tutti. Perciò nel 2004 abbiamo varato un regolamento». Il regolamento. Unmito dell'Italia burocratica. «Appunto. Abbiamo stabilito che ogni etnia scegliesse un candidato designato, e il veto si svolgesse su questa base. Poi abbiamo fatto un censimento degh immigrati regolari per conoscerne residenza, status, sapere con un po' di precisione chi avremmo dovuto far votare». E quanti elettori avete pescato? «A Lecce quattromila immigrati su centomila abitanti. Ma il problema sono le etnie». Perché? «I quattromila sono divisi in 51 etnie differenti, la più significativa sono gli albanesi, settecento persone, poi filippini, rumeni, pakistani, cingalesi... È stata dura metterli d'accordo sui candidati. Una volta censiti i votanti abbiamo emanato il regolamento e creato le condizioniper una campagna elettorale». Con spot e santini? «Abbiamo regalato a ogni candidato un kit con depliant, fogli pubblicitari, la possibilità di accesso a un certo numero di spot. Poi ho concesso le piazze per i comizi. E ognuno ha ricevuto a casa il suo avviso di voto». Hanno votato davvero? «Vuole la verità? La prima volta non tanti, ma penso per i problemi di cui le dicevo. La seconda, molto medio informati, la percentuale è stata buona, ha votato più della metà». Tutto molto bello, ma il consighere è impuro organo consultivo. Torino traccia una via che prima o poi condurrà anche al voto pohtico agli immigrati? «Io ho una tesi: 1 integrazione, nonostante tutto, è una forma di sopraffazione. Il compito deUe istituzioni è garantire spazi di partecipazione attiva, tu intervieni, dai consigh, esisti; ma tutto questo può anche preludere a un ritomo nei paesi d'origine. Dove sta scritto che tutti gh immigrati debbano italianizzarsi?». Finalmente qualcosa di destra «Chi resta e prende la cittadinanza. Lenissimo, voterà per il Parlamento. Però ho proposto anche di lanciare nel Mezzogiorno un grande centro di fonnazions professionale in grado di dare a questi stranieri competenze che magari potranno usare anche al ritomo a casa, no?». Votate votate, poi però jatevenne. «Insomma, il ritomo a casa è un desiderio di tutti gli esseri umani, la violenza è volerli italianizzare per forzai» Adriana Poli Bortone, An, sindaco di Lecce - '

Persone citate: Adriana Poli Bortone, Bortone, Chiamparino

Luoghi citati: Italia, Lecce, Torino