An, in Lombardia cova la rivolta del «clan La Russa»

An, in Lombardia cova la rivolta del «clan La Russa» VIAGGIO NEL PARTITO CHE PREPARA LA DIREZIONE NAZIONALE DEL 28 An, in Lombardia cova la rivolta del «clan La Russa» Contestata la nomina della Muscardini coordinatrice regionale. Il fratello dell'ex vicepresidente: «Fini prende troppe decisioni senza sentire gli altri» inchiesta/1 Mattia Feltri inviato a MILANO CRISTIANA Muscardini sta al telefono, piegata sulla scrivania, e alle sue spalle ha lo scalpo appeso. Lei parla e dice: «Oh mamma mia». Lo scalpo è dentro una busta di plastica ed è attaccato col nastro alla cornice di un quadro; sono le sette righe con cui pochi giorni fa il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, l'ha nominata coordinatrice regionale del partito in Lombardia. Riattacca e preoccupata dice: «Mia figlia ha avuto un incidente». La figlia è Anastasia Palli, 34 anni, consighere per An in circoscrizione centro a Milano insieme con Geronimo La Russa, figlio di Ignazio ed erede naturale della dinastia. Era in vacanza con la nonna ed è stata investita al supermercato da un carrello della spesa: otto punti di sutura al piede sinistro. Eh, i guai, come non bastassero quelli della politica. Perché qui a Milano c'è una strana aria da Venticinque Aprile. «L'avete notata?», chiede la Muscardini. Un Venticinque Aprile tutto intemo ah'ex Msi, con i larussiani nei panni dei saloini, e i non larussiani nei panni del resto del mondo. E' la solita storia dei tre amici al bar, alla Caffetteria di piazza di Pietra a Roma, e della reazione di Fini che ha rifatto il partito dalla testa ai piedi. In Lombardia ha voluto dire rivoluzione: abbattuto Massimo Corsaro (e al suo posto la Muscardini), luogotenente di La Russa e simbolo del suo strapotere nella regione. La Russa l'ha presa molto ma molto male. E molto ma molto male l'hanno presa tutti i suoi, a cominciare dal fratello Romano, eurodeputato, che già si trova la Muscardini come capogruppo a Strasburgo: «E' il metodo che non ci piace. E dura da un paio d'anni: la proposta di far votare gh immigrati, il viaggio a Gerusalemme, i quattro si aSa fecondazione, adesso questa storia. Fini prende troppe decisioni senza sentire gh altri. Con supponenza e una sicurezza di rappresentare la maggioranza di An davvero eccessiva». Il sugo è questo: le minoranze lombarde che stanno dietro alla Muscardini (e al padre nobile Franco Servello) sono ben contente, perché accusano i larussiani di aver condotto una gestione tirannica; e la maggioranza larussiana è furente perché la gestione si interrompe con un atto tirannico, quello di Fini. Difficile venirne a capo. Infatti Giovanni De Nicola - consighere provinciale, a lungo in Comune, alleato della Muscardini - dice: «Ignazio e gh altri sono stati monarchici e cesaristici. Hanno occupato tutti i centri di potere umiliando le altre correnti. Ora di che si lamentano?». E la Muscardini, accertate le condizioni della fighe, parla dello scalpo: «E' qui appeso, casomai qualcuno volesse controllare. Quanto al clima da Venticinque Aprile, passerà presto. Non ci sono né vincitori né vinti. Mi auguro non ci siano neppure dei superbi». Guai a loro, sottintende. Di là la musica è identica. Roberto Alboni, capogruppo in Regione, dice: «Non accettiamo scelte che non vengano dalla base». Il segretario cittadino, Pierfrancesco Gamba, fa quello che trasecola: «Una cosa del genere non era mai capitata». E Romano La Russa molla la riunione col fratello Ignazio e gh altri - tutti li a studiare le contromosse - per illustrare con devastante garbo il suo punto di vista: «Al di là di qualche veduta non del tutto sovrapponibile, con la Muscardini c'è un buon rapporto. E' che lei non conta nulla. Conta Servello, semmai. Ora fa la coordinatrice. Può essere che lo sarà per qualche mese. Ma tra meno di un anno c'è il congresso, e lì ci conteremo per bene. Intanto sappia, la Muscardini, che avrà la collaborazione di una componente che conta il settantacinque per cento del partito lombardo. Ne terremo conto noi e ne terrà conto lei». Ecco, sì, c'è questa gran voglia di dire collaboriamo. E poi, neanche tanto fra le righe, una collana di ma, di però e di mezze minacce. Anche lei, la Muscardini, signora di una certa simpatia, sorride e dice: «Certo che voglio collaborare, ho un atteggiamento propositivo». E una delle proposte è: «Meglio la piazza del night». Un tempo la politica libertin-danzerina del La Russa tendenza Santanchè piaceva parecchio. C'era comunque dell'indulgenza. Tutto merito del compianto Antonino La Russa, morto da poco, senatore, avvocato di Salvatore làgresti, gran donnaiolo e babbo di Ignazio. Già vecchiotto, amava girare con visibili fanciulle a braccetto, ima per braccio. Allora gh si diceva: «Senatore. Ma voi che ci fate alle donne?». E lui: «Ecché ci faccio?... L'assegno». Ora non è più il caso di romanticismi vintage, roba millesimata. Si va sull'osteria pura. La Repubblica ha citato una battuta anonima e non indimenticabile sulla Muscardini: «Al posto del pirata Corsaro arriva la nonna del Corsaro Nero». E' anche una questione anagrafica. Sempre La Russa (Romano): «Si vuole svecchiare, ma la Muscardini ha vent'anni più di Corsaro (in realtà quindici, 57 a 42, ndr)». Lei fa la sportiva: «Preferisco essere la nonna di Zorro, che dietro la maschera ha gh occhi azzurri e freddi di chi ti scruta nel cuore. Io sono così». Vorrebbe parlare di progetti e idee («chiedo una politira che parta dall'analisi e dal ragionamento, non da imo slogan riuscito bene o maluccio. E Fini è ancora quello che parla più chiaro»), ma alla fine a tenere banco è la guerra civile. De Nicola, il consighere provinciale, elenca i torti dei larussiani e le proposte di pace, e dice dei molti già pronti al saltafosso. E per magia gh squilla il telefonino: «Chi sei?... Oh carissimo, naturalmente tu sei con noi... Bravo... Non dubitavo... La tua correttezza e trasparenza è proverbiale...». Mette giù: «Fino a ieri era con La Russa...». Durerà, la guerra. Sembra già l'epilogo e invece è soltanto l'inizio. Romano La Russa spiega che a lui il Venticinque Aprile gh ha sempre fatto un po' ribrezzo. Un altro, pensando alla direzione nazionale del 28, dice che sarebbe meglio parlare di venticinque luglio, data altrettanto evocativa. «Ci pensi, Fini». E prega: «Questa anonima, eh...». [1 -continua] Per i sostenitori della nuova responsabile «Ignazio e gli altri hanno occupato tutti i centri di potere umiliando le altre correnti» La replica: «Inaccettabili le scelte che non vengano dalla base» Cristiana Muscardini Gianfranco Fini, vicepremier e leader di An Ignazio La Russa con il fratello Romano

Luoghi citati: Gerusalemme, Lombardia, Milano, Roma, Strasburgo