I riformisti accettano di mediare L'Unione per ora regge sull'Iraq di Maria Grazia Bruzzone

I riformisti accettano di mediare L'Unione per ora regge sull'Iraq IL DOCUMENTO CHE DISTINGUE LA EX FED DAI RADICAL NON VERRÀ MESSO Al VOTI I riformisti accettano di mediare L'Unione per ora regge sull'Iraq Maria Grazia Bruzzone ROMA Un documento politico che chiede al governo un'uscita dall'Iraq certa e graduale, nel quadro di una strategia multilaterale, ricalca la «bozza Prodi» di venerdì scorso condivìsa dai quattro partiti riformisti dell'ex Fed. Ma non sarà messo in votazione in aula, come avrebbero voluto inizialmente Rutelli, Fassino, Boselli e Sbarbati che lo firmano. I leader moderati dell'Unione (per i repubblicani europei c'è Mazzuca) si limitano a presentarlo pubbhcamente a Montecitorio, mentre in aula comincia il dibattito sul rifìnanziamento della missione italiana in Iraq sul quale oggi il centrosinistra voterà ancora ima volta un «No» compatto, con la sola eccezione dell'Udeur di Mastella. Alla fine, come era prevedibile e previsto, è prevalsa le linea Prodi: limitarsi in Parlamento al voto comune, evitare mozioni o ordini del giorno parlamentari contrapposti per non spaccare l'Unione che sul modo in cui uscire dalla guerra irachena continua ad avere posizioni differenti. Diversità che il Professore è convinto di riuscire a ricomporre in seguito, magari già durante la campagna per le primarie, quando il candidato premier Prodi si contrapporrà a Bertinotti. Lo afferma lui stesso in mattmata, durante un dibattito alla stampa estera. L'obiettivo di ima politica estera comune e condivisa dell'Unione «è raggiungibile: ci sto lavorando», dice il Professore. Alludendo proprio al «No» del centrosinistra sul tema dell'Iraq. Quanto ai voti differen¬ ziati che si sono avuti alla Camera sul rifinanziamento delle altro spedizioni italiane, per Prodi quell'esempio non fa testo, perché «era una trappola». Il decreto del governo infatti era relativo a ben 8 missioni, mentre l'ala radicale del centrosinistra era contraria solo a quella in Afghanistan e concordava sulle altre 7. Fassino, in conferenza stam¬ pa, ne conviene. E auspica comunque che nei prossimi mesi possano essere compiuti ((passi avanti» verso una coesione dell'Unione in politica estera. Certo che si riesca ad arrivare a un chiarimento si dice anche Boselli: «Se non accadrà, credo che lo strumento delle primarie sarà utile anche per sciogliere i nodi». Come dire che il pronunciamento dei cittadini avrà un significato. Rutelli aveva sostenuto per primo la necessità di un testo che delineasse una strategia di uscita graduale dall'Iraq e aveva premuto perché avesse la forma di una mozione da mettere ai voti, segnando la distanza che separa dai radicai pacifisti il suo partito. E le altre forze riformiste, che infatti avevano subito aderito all'idea, sia pure più preoccupate per la spaccatura che si sarebbe creata, dal momento che Prc, Verdi e Pdci avevano subito annunciato che in quel caso avrebbero sottoscritto una mozione alternativa. «Non ci sarebbe stato nulla di negativo nel presentare un ordine del giorno parlamentare», insiste ancora Rutelli, aggiungendo però di aver accolto con buon animo l'invito di Prodi. Resta la soddisfazione per il documento. Esaurita nella prima parte la condanna al terrorismo e la sollecitazione all'Ue perché rafforzi tutte le poUtiche comuni per contrastarlo, riconfermata la contrarietà alla guerra in Iraq nonché alla missione italiana e, ribadita la convinzione che «un vera stabilità non si potrà avere che superando il regime di occupazione militare», nel testo viene sottolineata la «fase nuova» che si aprirà dal prossimo gennaio, dopo l'approvazione della Costituzione e le elezioni politiche irachene di dicembre. In questo quadro, i quattro partiti chiedono al governo italiano, «sia sul piapo bilaterale che in sede Uè che in sede Onu di promuovere una nuova risoluzione del Consigho di sicurezza sull'Iraq». In particolare, a far sì che l'Onu si impegni più risolutamente ad assumere un ruolo di primo piano nella transizione; a promuovere la sostituzione delle truppe di occupazione con una forza di pace dell'Orni; a valutare la partecipazione dei Paesi non coinvolti nell'addestramento dell'esercito e della polizìa iracheni. Programmi di addestramento ai quali non si esclude però che possa prendere parte anche l'Italia. In una cornice del genere, sì chiede al governo «un'agenda per la conclusione della missione Antica Babilonia, individuando tempi e modi del rientro». Fassino: auspico che nei prossimi mesi l'Ulivo trovi coesione in politica estera Il segretario dei Ds Piero Passino, A sinistra Massimo D'Alema