Guinan, le ombre suonano jazz

Guinan, le ombre suonano jazz R O A VILLA MEDICI LA PRIMA PERSONALE ITALIANA DELL'ARTISTA AMERICANO Guinan, le ombre suonano jazz Lea Mattnrella LA prima sala della mostra di Robert Guinan allestita a Villa Medici è dedicata ai musicisti. Non vi aspettate smoking né l'ordine elegante delle orchestre però. L'universo di questo artista americane, classe 1934, è assolutamente periferico. La sua musica è quella dei locali notturni, il jazz malinconico e potente di giganteschineri, magari anche svociati, che intonano melodie struggenti di nostalgìa, del batterista con la canottiera slabbrata, della donnona che ha la voce di un soprano ma non interpreterà mai Mimi, di ritmi che arrivano da mondi lontani. Per chiarire: se fosse vìssute nella Parigi dell'Ottocento, Guinan avrebbe frequentato più volentieri i luoghi dì Touleuse Lautrec che quelli di Degas. Avrebbe preferito il Calè Chantant all'Opera, la cantante bizzarra alle ballerine. Vive invece a Chicago ed è nato a Watertown, nello stato dì New York. Ma ci tiene a rimarcare le sue radici europee: sì sente l'espressione di un melting-pot dì culture e suggestioni differenti. E' bianco, anzi bianchissimo; capelli un po' rossicci, faccia da irlandese, chissà come mai. Ma i protagonisti delle sue opere seno prevalentementì neri. Li scova seduti al bancone del bar, mentre sorseggiano l'ultime whisky della serata, eppure nei vagoni del metro, carichi dì buste della spesa. Le sguardo è quasi sempre altrove, il punto di vista di tre quarti. Sono figure emarginate, spesso atteggiate in quel gesto che Durar ha attribuito alla sua "Melancoha". In mostra - la prima in Italia che raccoglie circa 130 opere tra tele, disegni e litografie - c'è anche un filmato girato dal sue gallerista parigino Albert Loeb che rivela il sue rapporto con i modelli. Guinan h incontra e crea un vero e proprie contatto: ci parla, si fa raccontare le loro esistenze ai margini, le solitudini, la vita che passa. E pei le mette in scena, magari esagerando in spleen. Sembra che Dorata, la cameriera polacca ritratta dietro al bancone come fosse l'odierna incarnazione della bionda protagonista del Bar de Les Folies Berger di Edouard Manet, lo abbia rimproverato dì averla dipinta con quell'aria così triste affermando: «da quando sono in America, in realtà io sono sempre febee. Che artista sei se neanche te ne accorgi?». Lui lo racconta ridendo. Guinan indaga la realtà come fosse un romanziere francese dell' Ottocento. Non disdegna i particolari - la decorazione della carta da parati, l'etichetta sulla lattina, il liquido giallastro nel bicchiere - eppure la sua pittura non è descrittiva perché costruisce l'immagine attraverso una specie di dissoluzione della forma e della luce, come se stesse creando un' immagine con un materiale fluido, duttile e anche opaco. Qualche volta l'artista inquadra gh esterni di questi ambienti in cui sì aggirano silenziose le sue figu¬ re fragili. Ecce edifici che ricordano Edward Hopper, ma anche la pittura americana del XIX secolo, come nota in catalogo Duccio Trembadori. Solo che è tutto avvolto nella notte. Come se da queste parti il sole non sorgesse mai a liberarci da insonnie da curare al bar. Night Swimming in Lake Michigan 1984 di Robert Guinan

Luoghi citati: America, Bar De Les, Chicago, Italia, New York, Parigi