Due pinze nell'addome, muore dopo l'operazione

Due pinze nell'addome, muore dopo l'operazione ALLA FINE DELL'INTERVENTO, IN CLINICA AVEVANO DETTO Al PARENTI: «IL PAZIENTE VIVRÀ ALTRI CENT'ANNI» Due pinze nell'addome, muore dopo l'operazione Tragedia a Cagliari, indagati chirurgo e membri dell'equipe Mauro Spignesi CAGLIARI La prima pinza -10 centimetri - l'hanno trovata martedì scorso, la seconda - uguale misura - venerdì mattina. Entrambe erano ancora infilate nella pancia. Impossibile? No, è capitato a Cagliari e ci sono volute due autopsie per scoprire perché Francesco Frau, un operaio di Quartu sottoposto a un intervento dì cistectomia il 31 maggio, da settimane accusava dolori insopportabili all' addome. Eppure l'operazione per eliminare un tumore diagnosticato alla vescica sembrava perfettamente riuscita: «Vivrà altri 100 anni», avevano detto sorridendo ai familiari ì medici della Clinica Lay. Invece domenica scorsa, dopo aver passato giorni d'inferno (inizialmente pensava che quelle fitte, sempre più violente e insistenti al fianco sinistro, fossero normali dopo un intervento di quella portata), Frau era stato accompagnato all' ospedale Brotzu di Cagliari. C'era voluta l'ambulanza. Un' ora dopo era morto. I medici del reparto di cardiologìa dove era stato ricoverato («temevamo sì trattasse di un collasso», hanno detto i familiari) non riuscivano a capire il perché: così hanno stilato una relazione e il magistrato ha ordinato l'autopsìa. Ora la procura ha aperto un'inchiesta e nel registro degli indagati sono finiti in cinque (il chirurgo di urologia Pierpaolo Manca, gli assistenti Vittorio Fornasier e Massimiliano Murru, l'anestesista Giovanni Pintore e la ferrista Giovanna Più). Devono rispondere dì omicidio colposo. Ora si vuole accertare come sia stato possibile che due pinze siano finite nella pancia di un paziente senza che nessuno dell'equipe se ne accorgesse. Ancora: si vuole scoprire se sono state realmente effettuate tutte le procedure di sicurezza. E soprattutto - aspetto delicato per il magistrato Guido Pani che segue le indagini se quei ferri hanno effettivamente provocato la morte dell' operaio, oppure se siano sopraggiuntì problemi di cuore. Il direttore sanitario della casa di cura privata. Renato Daga, ieri ha aperto un'inchiesta interna: «Siamo esterrefatti, non riusciamo a spiegarci come possa essere accaduto un fatto del genere - ha detto -. È quasi impossibile dimenticare i ferri, perché alla fine dell'intervento è previsto il conteggio di tutti gli strumenti utilizzati. Tanto più che la ferrista dì turno quella mattina è una delle più attente ed esperte che abbiamo». Una delle ipotesi più probabili è che sul «carrello servitore», dove vengono adagiati gli strumenti sterilizzati e pronti all' uso durante l'intervento, per qualche ragione ne sia stato poggiato qualcuno in più, poi sfuggito al conteggio finale. «Siamo sconvolti, ancora non riusciamo a credere a quello che è successo», ha detto Salvatore Frau, figlio di Francesco, dopo il funerale che s'è svolto ieri. «Dopo l'intervento ci avevano detto avrebbe campato 100 anni. E invece ecco che cosa è successo. Ora vogliamo vederci chiaro. Una morte così assurda deve avere una spiegazione. Vogliamo giustizia». Il magistrato ha ordinato una perizia medica e ulteriori accertamenti. Frau è arrivato in ospedale domenica scorsa alle 10 di sera. «Sì lamentava e abbiamo chiamato l'ambulanza - rac- conta la nuora -. Ora che sappiamo che cosa aveva in corpo possiamo soltanto immaginare la sofferenza. Lui si lamentava e quando è arrivato al Brotzu l'hanno subito accompagnato a fare una visita a cardiologia. Inizialmente sospettavano avesse problemi dì cuore. Poi dopo le due autopsìe sono saltate fuori le pinze: stentiamo ancora a crederci». I familiari: «Si lamentava per dolori terribili ma i medici sospettavano problemi di cuore» Il direttore sanitario: è quasi impossibile smarrire i ferri perché è sempre previsto il conteggio Francesco Frau, 65 anni

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