Una bomba umana contro il sogno europeo di Enrico Singer

Una bomba umana contro il sogno europeo A BRUXELLES MOLTI SONO CONVINTI CHE IL FILO CHE LEGA KUSADASI E LONDRA È FORTE Una bomba umana contro il sogno europeo .a Turchia comincia il 3 ottobre i negoziati per l'adesione alla Uè Per i Venticinque sarà un problema che minaccia di spaccarli analisi Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES KUSADASI dopo Londra. Il pullmino dei turisti che scendevano verso una spiaggia come l'autobus rosso a due piani della linea 30 che attraversava la City. Fino a poco tempo fa a nessuno sarebbe venuto in mente di paragonare questi due attentati. Troppo lontani gh obiettivi, troppo diversi i Paesi. Uno alle prese, e non da ieri, con lo scontro tra l'Islam moderato che vuole rispettare la laicità dello Stato e il fondamentalismo che vuole ricacciarlo indietro. L'altro vittima dell'attacco del terrorismo integralista che ha dichiarato la jihad, la guerra santa, contro l'Occidente e che ha già colpito New York e Madrid. Eppure, a Bruxelles, molti sono convinti che il filo che lega i kamikaze di Kusadasi e di Londra è forte. Tra poco più di due mesi - esattamente il 3 ottobre - si aprirà la trattativa formale per l'adesione della Turchia all'Unione europea. E i terroristi hanno deciso di lanciare il loro messaggio di morte. E' un messaggio che ha almeno due destinatari. Uno è Rerep Tayyip Erdogan, il premier che cerca di conciliare i valori islamici - ai quali apertamente s'ispira - con la modernizzazione della società e con la scelta europea. L'altro è proprio l'Europa. Sia quella che spinge per l'apertura alla Turchia, sia quella che la teme. Per Erdogan la minaccia non è nuova. Da quando ha stravinto le elezioni, il 3 novembre del 2002, di attentati ce ne sono stati tanti. Anche di matrici apparentemente diverse - fondamentalisti, nazionalisti curdi, oppositori della sua politica apertamente filo-ameri¬ cana - ma tutte unite nel rifiuto del modello istituzionale e sociale che il governo di Ankara sta tentando, sia pure tra difficoltà e incertezze, dì realizzare. Erdogan ha già detto che non si lascerà spaventare e che andrà avanti per la sua strada. Ma quale sarà l'effetto dell'offensiva terroristica sull'Europa? Il piano di chi mette le bombe o si fa esplodete, come la' ragazza-kamikaze di Kusadasi, è abbastanza chiaro. Punta a incrinare il fronte dei sostenitori dell'ingresso della Turchia nella Uè. Vuole dimostrare che il Paese è in una situazione di quasi guerra civile, che non è pronto per entrare nell'Unione. E alimenta i timori di chi è già scettico su questa tappa dell'allargamento perché la interpreta come il colpo mortale al progetto di un'Europa che non sia soltanto somma di popoli e di Stati, ma soggetto politico fondato su storia, valori e identità comuni. Sull'ingresso della Turchia, i Venticinque rischiano una spaccatura forse più netta di quella che si è determinata sulla Costituzione bocciata da Francia e Olanda. Le capitali che hanno delle riserve di fondo sono numerose. C'è Parigi, prima di tutto, ma ci sono anche l'Aja, Stoccolma, Copenhagen, Helsinki e Vienna. Berlino, fino ad oggi, con Gerhard Schroeder, ha guidato il plotone dei favorevoli. Con Londra e Roma. Ma l'opposizione democristiana tedesca - grande favorita delle prossime elezioni - non la' pensa come l'attuale Cancelliere socialdemocratico e preannuncia un atteggiamento molto più rigido nel negoziato di adesione della Turchia che dovrebbe durare almeno dieci anni. Il fronte dei favorevoli e dei contrari, insomma, è in movimento. E i terroristi intervengono a loro modo, con le bombe. A Bruxelles gh esperti della cellula di Gijs de Vries, il «mister anti-terrorismo» della Uè, sono convinti che l'attentato - qualunque sia il gruppo che ha mandato a uccidere e a morire la ragazza kamikaze - abbia davvero questa doppia valenza intema ed europea. Ma sono molto più prudenti nel valutarne i possibili effetti sul negoziato di adesione che sta per cominciare. Il terrorismo, ormai, è un nemico comune. Gh attentati possono anche unire e non sol¬ tanto dividere. Proprio perché due grandi Paesi europei, come la Gran Bretagna e la Spagna, sono stati già colpiti dalle bombe e tutti gh altri ne sono minacciati, la Turchia non è un'eccezione. Non è un Paese attorno al quale stendere un cordone sanitario nella speranza di rimanere immuni dai pericoli come se l'Europa fosse ancora un'isola fehce. Al contra•rio, il rischio di uno stop nella marcia di avvicinamento all'Unione europea potrebbe spingere la Turchia proprio verso quel fondamentalismo che si vuole combattere. Sull'adesione alla Uè il premier Erdogan sta giocando il suo futuro. Non è un caso che ha designato come negoziatore il suo delfino: il giovane - ha appena 38 anni e potente ministro dell'Economia, Ah Barbacan. Un tecnocrate che è il prototipo del dirigente di quella nuova Turchia che ancora non è del tutto realizzata. E che i terroristi vorrebbero non si reahzzasse mai. Uno dei destinatari del messaggio di morte è il governo turco L'altro sono gli europei Sia quelli che spingono per l'apertura ad Ankara sia quelli che la temono L'attentato vuole dimostrare al mondo cheli Paese si trova in una situazione di quasi guerra civile che non è pronto per entrare nell'Unione Una bandiera europea a Istanbul

Persone citate: Barbacan, Erdogan, Gerhard Schroeder, Gijs De Vries