«Segno di debolezza ritirare le truppe» di Emanuele Novazio

«Segno di debolezza ritirare le truppe» IL MINISTRO DEGLI ESTERI POLACCO: «COMUNQUE MI RISULTA CHE LA SCELTA ITALIANA SIA STATA FATTA PRIMA DEGLI ATTENTATI A LÒNdRA» «Segno di debolezza ritirare le truppe» Rotfeld: ma l'Italia ha il diritto di decidere ciò che crede intervista Emanuele Novazio ROMA LA decisione di ridurre in modo significativo la nostra presenza in Iraq alla fine dell'anno non ha niente a che fare con le minacce terroristiche. I nostri soldati comunque potrebbero rimanere anche dopo la scadenza del mandato: concorderemo con Baghdad i termini della loro permanenza». Mentre il Parlamento italiano si appresta a discutere il rifinanziameto della missione Antica Babilonia, il ministro degli Esteri polacco Adam Rotfeld, a Roma per colloqui con il collega Fini e il presidente del Senato Pera, avverte: «Ritirare le truppe per paura di attacchi rischia di aumentarne il numero e la forza. Sarebbe interpretato come un segno di debolezza». Come dire che l'annuncio di Berlusconi in concomitanza con l'attentato di Londra è stato un errore? «Ho saputo che la decisione è precedente, e comunque l'Italia ha il diritto di prendere la decisioni che ritiene più opportune. Penso tuttavia che la leadership politica non debba seguire sempre l'opinione pubblica ma decidere nell'interesse del Paese. Il comportamento di Blair è un modello: nessun panico, grande decisione nel combattere il terrorismo e nel continuare ad aiuta¬ re gli Stati Uniti in Iraq». La crisi in cui si trova rende l'Unione europea più fragile di fronte al terrorismo. Che fare? «Essere più deboli significa dare risposte meno efficienti. Ma la crisi non è istituzionale. E' politica, e nasce dalla mancanza di comunicazione fra élites e popolazione. Di sicuro, c'è bisogno di leadership». La crisi nasce anche dal prevalere degli egoismi nazionali? «E' il maggior pericolo che corre l'Europa. L'Unione europea è stata la risposta alle controversie e ai conflitti generati da nazionalismo e sciovinismo, offendo solidarietà e coesione. Oggi la minaccia più grave per l'Europa è il populi¬ smo, che significa opportunismo: troppi leader seguono le aspettative della strada». La vittoria del si al referendum in Lussemburgo vi convincerà a riconvocare il vostro, sospeso dopo il no francese? «Il risultato ha elementi positivi ma è un segnale modesto: il Lussemburgo è il più piccolo Paese dell'Unione europea, 220 mila elettori. Per noi non cambierà nulla: siamo alla vigilia di un doppio turno elettorale. Parlamento e Presidenza. Alle modalità di ratifica penserà il prossimo Parlamento». L'allargamento è stato problematico per la Polonia, ma i polacchi si sono accorti presto dei vantaggi dell'Ue. Dopo il no fran¬ cose l'euroscetticismo è in ripresa, se vi siete convinti a sospendere il referendum? «No, oggi i polacchi sono euroentusiasti. I più favorevoh sono i giovani e i contadini, che alla vigiha avevano i maggiori timori: hanno capito che è stata la scelta giusta. A criticare rimangono gh intehettuah, che temono la perdita d'identità della Polonia». L'allargamento deve continuare, nonostante i timori di tanta parte dell'opinione pubblica europea? «Croazia e Turchia non ci preoccupano, ma anche l'Ucraina è importante per l'Europa, e può influenzare positivamente la Russia». I no francese e olandese hanno innescato un nuovo equilibrio all'interno dell' Ue. Dove si colloca la Polonia? «Vogliamo contribuire alla rivitahzzazione deho spirito europeo: l'Europa soffre di depressione e frustrazione. Lo spirito è.molto difficile da misurare ma molto spesso è decisivo. Rinviare la decisione sul bilancio è stato un errore, bisogna mostrarsi concreti e convincenti ti ministro m degli Esteri polacco Adam Rotfeld

Persone citate: Adam Rotfeld, Berlusconi, Rotfeld