Vigna: le nostre strategie sono figlie dell'emergenza di Francesco La Licata

Vigna: le nostre strategie sono figlie dell'emergenza IL PROCURATORE NAZIONALE CONTRO IL TERRORISMO: E' MECESSARIO UN MAGGIOR COORDINAMENTO Vigna: le nostre strategie sono figlie dell'emergenza «Abbiamo la tendenza a decidere come affrontare il pericolo quando si è già manifestato e lo si avverte vicino fisicamente» intervista Francesco La Licata IL procuratore nazionale Piero Luigi Vigna fa una premessa: «Anche questa volta, in occasione di un'ulteriore aggressione del terrorismo intemazionale, ci accingiamo a cercare contromisure affrontando la questione con un approccio, diciamo, emergenziale. E questa è una caratteristica che si perpetua negh anni)). Sta dicendo che siamo in ritardo? «No, dico semphcemente che per scelta e per cultura il nostro Paese ha la tendenza ad affrontare le problematiche legate all' azione di contrasto agh attacchi alla sicurezza quando il pericolo si è già manifestato o lo si avverte vicino fisicamente». Dunque manca una strategia di lungo respiro? «Finora non c'è stata. E infatti tutta la legislazione contro mafia e terrorismo è arrivata sempre a seguito di eventi cruenti. Qualche esempio? Le prime norme sul terrorismo e persino sul sequestro di persona per fini terroristi- ci appartengono al dopo-Moro. Poi arrivò il cosiddetto "doppio binario", con l'aggravante per i reati a fini di terrorismo e le attenuanti per chi cohaborava, ma siamo al dicembre 1979, quando avvenne l'attentato di Prima Linea alla Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino che provocò la gambizzazione di 12 persone. Per non parlare deha mafia: il reato di associazione mafiosa è del 1982, posteriore agh eccidi La Torre e Dalla Chiesa. L'ultimo pacchetto di leggi sulla carcerazione differenziata (l'art. 41bis, ndr), le norme sui pentiti e tutto il resto sono frutto deha reazione statuale ahe stragi di Falcone, Borsellino e poi di quehe del 1993. Come si vede non c'è mai stata una legislazione ispirata alla preveggenza». Bisogna dire che forse non era ipotizzabile una escalation cosi rapida. «Vorrei ricordare che l'attentato ahe Torri Gemehe è datato 11 settembre 2001. Neh'ottobre successivo furono fatti i decreti che introducevano l'associazione per fini di terrorismo, il 270 bis che ora si pensa di rivedere. In queho stesso momento si cominciò a pensare a riconvertire l'esperienza deha lotta alla mafia, compreso il ricorso alla cosiddetta attività sotto copertura. Si stabilì di autorizzare gh agenti alla utilizzazione di documenti di copertura, ma il decreto non è mai stato emanato. Non è stata pianificata una legislazione sui temi fondamentah, per esempio la violazione di domicilio (perquisizione non autorizzata, ndr), la possibih¬ tà di compiere reati, certamente non la licenza di uccidere e neppure di ferire, per gh agenti infiltrati. Su questa matena esistono disegni di legge pendenti in Parlamento». E queste nuove norme appena annunciate? «Certo, alcune proposte del ministro sono utili. Per esempio la nominatività dehe schede telefoniche, anche se è una prassi già avviata attraverso richieste in passato avanzate dalla Procura nazionale. E anche i colloqui investigativi sono utili, come dimostra la già cohaudata attività investigativa antimafia. Un buon sistema, àenza dubbio, è queho di utihzzaré piccole concessioni, come il permesso di soggiorno, per acquisire notizie indispensabili per la prevenzione». Quali, secondo lei, le difficol¬ tà maggiori da superare? «Bisogna creare un sistema di comunicazione tra l'intelligence e il processo penale. Senza un raccordo tra questi due nodi tutto diventa difficile. Ci vuole un organismo che possa sintetizzare tutte le informazioni per lo scambio con altri Paesi, attività indispensabile per affrontare la criminalità transnazionale e il terrorismo. Ma ci voghono anche norme che facilitino il lavoro degh investigatori: è dal 1991 che siamo ih attesa di una "anagrafe conti e depositi". Oggi se vuoi sapere la posizione di qualcuno devi praticamente interrogare l'intero sistema bancario. E se l'autorità giudiziaria di un altro Paese volesse notizie su personaggi od organismi operanti in Itaha deve fare richiesta a 26 procure, perché manca un ufficio di sintesi. Lltalia, un esempio ancora, non dispone di una banca dati del Dna. Anzi, per la verità, non è possibile ricorrere a questa "prova" senza l'autorizzazione deha persona interessata. Ci sarebbero tante altre incongruenze da sottolineare, ma è un discorso che richiede serenità e precisione». Cosa pensa della Superprocura antiterrorismo? «Dal '99 scrivo sulla necessità di un coordinamento sul terrorismo. Non è detto che debba essere un'altra Su^eiprocura. Basterebbe un organismo specializzato all'interno dell'attuale Direzione nazionale. Un occhio permanente che legga i legami tra mafia e terrorismo (il finanziamento spesso passa per gh stessi canali) e sappia interpretare le notizie da condividere con i Paesi amici, oltre che incanalare negh uffici giusti le informazioni provenienti dall'estero». Piero Luigi Vigna tà Camera ha osservato un minuto di silenzio per i morti di Londra

Persone citate: Borsellino, Dalla Chiesa, La Torre, Piero Luigi Vigna, Torri Gemehe

Luoghi citati: Falcone, Londra, Torino