in giardino i fiori delia memoria

in giardino i fiori delia memoria in giardino i fiori delia memoria Gabriella Bosco Vi , IVERE nel giardino ci aiuta a capire come siamo con gli altri», dice Michel Conan, vincitore del premio Hanbury 2005 con i suoi Essais de poétique des jardins, un libro diverso per l'approccio profondamente umanistico all'argomento. E spiega: «Vivere lasciandosi penetrare dalla vita del giardino vuol dire condividerlo con chi lo abita, presente e passato. Inventa nuove forme chi ha recepito quelle a lui trasmesse vivendoci dentro, e vivendoci con altri». Il rapporto individuale dell'uomo con il giardino, di chi ci va per isolarsi e cercare un'intimità privata con la natura, è ima dimensione che interessa poco Conan. Lo spirito del turista, sia pure ispirato, che visita un giaixiino con l'intenzione di immortalarne degli istanti, con la sua macchina fotografica ad esempio, che vede il giardino cioè in funzione personale, è opposto a quello che anima lui da onnai moltissimi anni: (do il giardino lo vedo come un espace partagé, un luogo dove stare, non dove andare». Dumberton Oaks, Washington D.C. E' lì che sta. Giardini creati alla fine degli Anni Venti da Robert Bliss, un ambasciatore che, come lascito, ha voluto fossero donati a Harvard, per i ricercatori. Ha regalato la sua biblioteca e i suoi giardini perché vi venissero proseguiti gli studi. «Ma ha anche voluto esservi sepolto aggiunge Conan -. La sua memoria vive nel giardino». «Le tante storie dei giardini che si leggono sono per lo più ideate come storie delle varie concezioni di costruzione dei giardini. Si studia il giardino nella storia per capire in che modo determinati individui hanno inventato nuove forme di natura. Io trovo più interessante studiare il giardino da un doppio punto di vista: quello della creazione, certo, ma abbinato a quello della ricezione. Studiando entrambe, si entra in contatto con le persone che hanno creato nuove forme per aver recepito quelle a loro trasmesse, interpretandole in modo nuovo». «Una ricerca approfondita sulle possibilità di trasfigurazione artistica della condizione umana mi sembra oggi necessaria e urgente» scriveva lo stesso Conan qualche anno fa, nelle prime pagine de Vinvention des lieux, altro suo interessantissimo libro in cui candidamente riconosceva di voler far rivivere ((... i vecchi fantasmi della partecipazione degli abitanti alla concezione architettonica». A quali vecchi fantasmi si riferiva, in quelle righe, Michel Conan? Per capirlo, bisogna risalire a circa quaranta anni fa. Alle circostanze biografiche che lo portarono, verso la fine degli Anni Sessanta, a interessarsi dì giardini. «Penso fosse il 1967, venni coinvolto in una ricerca lanciata dal ministero sui comportamenti urbani, sull'atteggiamento estetico popolare. Bernard Lassus, all'epoca, mi mostrò delle fotografie di giardini popolari che aveva scattato nella periferia Nord di Parigi e nel nord della Francia. Ne emergeva un interessante rapporto estetico con la città da parte degli abitanti che avevano contribuito in maniera creativa a fare quei giardini. Lassus mi disse che qualcosa lo sorprendeva: quegli abitanti, nel prendere parte alla creazione di quei giardini, dimostravano il loro evolvere verso un momento nel quale riuscivano a esprìmere un rapporto mìtico con l'ambiente. Quell'osservazione di Lassus mi fece venir voglia di studiare la funzione culturale dei giardini nella storia. Incominciai a farlo da quelli inglesi di Stourhead, che sono degli inizi del XVIII secolo. C'era chi li aveva interpretati come ricreazione del mito di Enea da parte del proprietario. Oggi questa lettura è messa in discussione, all'epoca però ne rimasi molto affascinato». Ma allora parlare di poetica dei giardini significa leggere il giardino come se si trattasse di un testo? ((Direi che il termine di poetica va capito proprio in relazione al concetto di mito. Mito inteso come modo di comunicare con gli altri e con la natura. Rapporto poetico di creazione di senso, a partire dall'esperienza che noi stessi e gli altri abbiamo con la natura. La convinzione che i giardini possano avere un valore mitico, che i loro creatori abbiano cercato di produrre un paesaggio che ancorasse la loro esistenza a una rappresentazione mitica del mondo, è all'origine di tutto il mio lavoro». Quindi si può pensare che ogni cultura esprima questo rapporto in maniera particolare? S'intende questo quando si parla di giardini all'italiana o alla francese? «Ogni cultura dà risposte specifiche. La storia insegna che i giardini sono stati luoghi in cui si fabbricava una forma culturale. Ogni cultura ha il suo modo, come ha una sua cucina o una sua musica. Ma i giardini sono domini complessi in cui si vive con tutto il corpo. Merleau-Ponty parla d'intennondo. Io però esiterei a dire che ci sono interpretazioni diverse a seconda della nazione. I giardini di Versailles ad esempio non mi insegnano nulla su quelli in cui viveva Madame de Sévigné. I giardini di Versailles hanno avuto una funzione pohtica, sono stati concepiti per colpire l'immaginazione, il re voleva che fossero l'espressione della suagrandeur, della sua capacità di strabiliare. I giardini di Madame de Sévigné invece sono espressione di ima cultura che io considero più interessante, mondi in cui si vive il piacere di un rapporto con una natura immaginaria, e in cui la natura serve da supporto a un certo immaginario legato al piacere dell'intrattenimento prolungato, della conversazione. Direi insomma che varie culture convivono in uno stesso paese. Il giardino fa parte di un insieme culturale. Rende possibili comunicazioni complesse all'interno della cultura». Nel suo libro lei dice che in certi momenti della storia i giardini furono luoghi di sperimentazione che contribuirono alla formazione di culture collettive, e di idee morali o politiche, osso fare due esempi: l'Inghilterra - che nel XVm secolo è indotta per ragioni politiche a inventare nuovi modelli di gestione della società affrancati da quello della grande monarchia, modelli che traessero ispirazione dalle leggi della natura - lo fece tramite la creazione di giardini, luoghi della natura in cui proiettare domande sulla società e la famiglia in modo simboheo e condensato. Ovviamente il giardino esprimeva un'idea diversa se a crearlo era un conservatore o un whig. Così i giardini parteciparono direttamente ai dibattiti sulle fonti dell'uguaglianza. Altro esempio, la Cina dell'XI secolo, che decise di dare nuovo slancio all'idea confuciana, in base alla convinzione che i funzionari si formavano imparando i testi solo tecnicamente e quindi ne dimenticavano il vero senso: vennero allora ricreate delle accademie per l'educazione del saggio, in cui c'erano dei giardini, luoghi in cui meditare sulla natura in modo da accedere al senso profondo dell'etica contenuta nei testi di Confucio». E nelle culture contemporanee, che ruolo attivo potrebbe giocare il giardino? «Un ruolo molto importante. Le culture contemporanee sono rese fragili dalla perdita del rapporto con il divino. Vecchia storia, certo, ma oggi più vera che mai. Restano delle pratiche religiose, ma gli dei ormai sono lontani. E la scienza ha spazzato via il mistero. I giardini ci mettono in rapporto con la vita e con la natura, due totalità inconoscibili, che permettono di ritrovare un senso del mistero. Nella creazione contemporanea vedo un bisogno generalizzato di trovare nuove forme di profondità, di verticalità. Bachelard dice che non si può abitare una casa che non abbia cantina e solaio, inferno e cielo. Al giardino contemporaneo si può attribuire questo ruolo, questo contenuto culturale, questa poetica: di inaugurare una nuova verticalità». MICHEL CONAN RICEVE OGGI A LA MORTOLA IL PREMIO GRINZANE CAVOUR GIARDINI HANBURY CON GLI «ESSAIS DE POÉTIQUE DES JARDINS», !f u LUOGHI «DOVE STARE, NON DOVE ANDARE», OLTRE OGNI INTENZIONE TURISTICA «ALL'ORIGINE DEL MIO LAVORO UNA CONVINZIONE: I CREATORI DI GIARDINI HANNO CERCATO DI PRODURRE UN PAESAGGIO CHE II, ANCORASSE LA LORO ESISTENZA A UNA RAPPRESENTAZIONE MITICA DEL MONDO» L CONAN RICEVE OGGI A LA MORTOLA CAVOUR GIARDINI HANBURY POÉTIQUE DES JARDINS», !f u ON DOVE ANDARE», ONE TURISTICA «ALL'ORIGINE DEL MIO LAVORO UNA COI CREATORI DI GIARDINI HANNO CDI PRODURRE UN PAESAGGII, ANCORASSE LA LORO ERAPPRESENTAZION Domani in edicola con LA STAMPA Il fantasma di Mozart dì Laura Mancinelli Collezione d'autore C5f90 più il prezzo del quotidiano

Luoghi citati: Cina, Francia, Grinzane Cavour, Inghilterra, Parigi, Versailles, Washington D.c.