«Subito una polìtica per il tessile» di Paola Guabello

«Subito una polìtica per il tessile» L'IMPRENDITORE AUSPICA UNO SFORZO COMUNE: ALCUNI PRIVILEGI SONO DIVENTATI UN BOOMERANG «Subito una polìtica per il tessile» Loro Piana: fase cruciale, ci sono segnali di ripresa intervista Paola Guabello SE è vero che l'industria tessile e dell'abbigliamento in Itaha rappresenta un giro d'affari da 40 miliardi e altri cento tra prodetti e servizi, è vere «l'Italia non può permettersi di lasciar morire una parte così importante del suo manifatturiero». Biella, cuore dell'industria della lana, si sia battendo per difendere un settore che quest'anno ha registrato un aumento dell'export dell'1.7% e addirittura del 5.70Zo dei prodotti in lana. Pier Luigi Loro Piana, presidente di Ideabiella (l'associazione che riunisce i migliori produttori di stoffe per l'abbigliamento maschile) chiede uno sforzo per puntare sull'alta qualità. «La situazione è difficile soprattutto in termini di volumi. Dal 2002 c'è stata una riduzione del 20, 300Zo che ci preoccupa e non lascia spazio per sognare un ritomo a quelle quote. L'America ha cercato di frenare il ruolo di locomotiva che ha sempre avuto e l'Europa è messa alle corde da un dollaro debole. Ma questo vale per tutti i settori del manifatturiero. Un brutto memento, anche se è vere che quando ci seno segnali di ripresa anche il tessile dimostra di sapersi muovere. Mi riferisce alla seconda parte del 2004 senza dimenticare che anche quest'anno abbiamo ricevuto segnali confortanti». Nella primavera scorsa alla presentazione dei campionari si era avvertita una lieve ripresa. È stata confermata dagli ordini? «Il settore è fiducioso, i margini per il prossime anno ci sono. Il nostro più grande nemico, oggi, è la fiducia del consumatore. Nonostante gli italiani siano abituati ad avere un sistema politico e di governo instabile, questa volta c'è un senso di precarietà che non porta entusiasmo al memento dell'acquisto, da nei e in Europa. Le aziende italiane si stanne rassegnando a contare solo sulle loro risorse. Si parla molto ma in concreto, da un anno a questa parte, non c'è state nulla per chi ha medie e piccole dimensioni. Lasciamo perdere le promesse sull'Irap. GU aiuti sugli investimenti non si sono visti, i finanziamenti sulla ricerca se- no troppo difficUi da raccogliere. Non cerchiamo sussidi, ma così è sempre più difficile andare avanti. Dovremo fare degli sferzi tutti insieme. Stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità e non abbiamo che due soluzioni: e riduciamo il nostre livello di vita e lavoriamo di più per mantenerlo uguale. In Germania hanno capite che le 35 ere pagate per 40 non funzionavano. Oggi per non delocalizzare ne lavorano 40 e se le fanno pagar per 35. Temano indietro e forse accadrà anche in Itaha. I privilegi che l'Europa aveva pensato di aver raggiun- te, viste che non hanno aumentate l'operatività, oggi si stanne rivelando un boomerang». Il tessile e l'abbigliamento italiani hanno prestigio nel mondo. Si possono salvare? «Il Made in Italy deve essere salvato. Anche perché traina l'abbigliamento mondiale. La nostra immagine è forte ma non essendo protetta dà spazio a falsificazioni che ci danneggiano. Viaggiando si capisce bene quante vale il prestigio italiano, e quanto le stiamo sottovalutando. Ci sono aziende nel monde che vogliono appropriarsi della nostra immagine a qualunque costo: dai nomi storpiati alle etichette che travisano il luogo di produzione. Perdere queste vantaggio sarebbe assurdo. Se alcune produzioni in Itaha sene diventate antieconomiche ne prendiame.atto, ma è pur vere che il mercato dell'alta qualità sta acquisendo nuovi volumi. Come italiani dovremo recuperare queste quote per compensare quelle perse. Vanno ristabilite le differenze qualitative puntando su ricerca, innovazione, servizio, capacità di marketing. La nostra industria è ambita da un sacce di altri Paesi. Fior di stilisti, di imprenditori con attività legate alla moda e non solo in Cina, ma in Giappone, Francia, Inghilterra e America non aspettano altro che investire da noi e ovunque trovine buoni contenuti». Il rilancio potrebbe arrivare dalla Fiera Unica di Milano. Si svolgerà a settembre e vedrà presentì circa 600 aziende del settore. «La Fiera Unica è imo strumento forte di marketing, e soprattutto una delle poche cose concrete che abbiamo fatte e che cerchiamo di fare. Con questa manifestazione diventeremo più competitivi favorendo i nostri clienti: facciamo "unione" per sottolineare la leadership del tessile italiane. Tutte questo, però, per risolvere i nostri problemi. Una fiera a Milano, con quattro associazioni specializzate, e quattro giorni per vedere il megho del made in Italy e di quanto c'è in Europa, è un passo avanti che darà risalto anche al "lifestyle", all'arte, alla moda italiana e naturalmente al business. Gli imprenditori la loro parte l'hanno fatta: abbiamo raddoppiate il budget su un investimento che punta decisamente in alto». ^^ Vedo i margini "" e sono fiducioso Il nostro peggior nemico è il calo della fiducia dei consumatori. Si parla molto di interventi ma non è accaduto nulla 99 j^ljC Vanno ristabilite "" le differenze qualitative che una volta esistevano puntando su innovazione e servizio 99 Pier Luigi Loro Piana, presidente di Ideabiella

Persone citate: Fior, Loro Piana, Pier Luigi Loro Piana