Banche, no alle mostre sì alle collezioni

Banche, no alle mostre sì alle collezioni Banche, no alle mostre sì alle collezioni In futuro punteranno sulle raccolte museali più che sugli eventi temporanei Giorgio Levi SEDIMENTI, come nei fiumi. L'arte contemporanea sotto ferma di collezioni si deposita nel tempo e nella storia, come la terra nei fiumi. E questo salverà le avanguardie della nostra epoca dall'oblio. La metafora è di sir Nicholas Serata, ex direttore della Tate Galleiy, un rivoluzionario lendine se oggi grande fautore del nuovo corso denarte contemporanea. Più collezioni, nei musei, meno mostre, rassegne, esposizioni temporanee. Costano un patrimonio e ai figli dei nostri figli non resterà nulla. L'arte di oggi si preserva lavorando sul futuro, non raggranellando opere di scarso spessore, spacciate per eventi, osannate od osteggiate dalla critica senza che resti uno straccio di terreno da coltivare. Le collezioni invece saranno la memoria dei decenni che verranno. Dice Serata: «Le collezioni sono soggetti di bellezza, di utilità, richiamano i nostri Del Le mostre vengono dimenticate, le collezioni rimangono ad evidenziare quello che abbiamo ritenuto fosse importante nella nostra cultura». Certo la strada tracciata da Serata necessita soprattutto di consistenti impegni finanziari, a fronte di risultati che soltanto il tempo potrà certificare. Qualcuno però comincia a crederci. I magnati dell'Europa che allarga i confini, banche e soprattutto fondazioni bancarie. Giovanni Ferrera è il presidente della Fondazione Crt per l'Arte, l'istituto che più di ogni altro in Italia ha investito capitan per l'acquisizione di collezioni contemporanee. Fino ad oggi 146 nuove opere per un totale di 13,3 milioni di euro. Gli stanziamenti degli ultimi cinque esercizi hanno superato i 25 milioni di euro. Destinazione delle opere: il Museo di Rivoli e la Gam di Torino. Spiega Ferrera: «Decidere di costruire una collezione, anziché limitarsi ad attività pur meritevoli, come sostenere mostre temporanee, significa investire sul futura e vuol dire compiere delle scelte che comportano un'assunzione di responsabilità». La Fondazione Crt ha portato recentemente a Venezia il gotha della finanza creditizia e dell'arte europea. Uomini di denaro e di studio, docenti, critici e manager di bilanci. Si sono confrontati seduti intorno ad un tavolo. Qui i signori della banca, là i costruttori del contemporaneo. L'alleanza promette bene, il tempo dirà quanto è solida. . Ad osservare la geografia italiana che investe sul futura si direbbe prò che i grandi centri urbani (Milano soprattutto) restano in posizioni defilate. È la provìncia che scommette. Gino Castiglioni (Fondazione Cariverana): «Noi abbiamo costituito una fondazione appositamente per l'arte contemporanea. L'obiettivo e costruire una buona collezione, un modo eccellente per rendere un servizio alla comunità nella quale la fondazione opera». Verona, ma anche Modena, persino nelle raccolte più minuziose. Luca Massimo Barbera (Fondazione Cassa di Bispaimio di Modena): «Dal 2002 abbiamo una partnership con la Peggy Guggenheim Collection. Ci muoviamo nel campo della didattica acquisendo materiali dedicati alla critica d'arte». Più compatto il fronte europeo delle grandi banche. La Deutsche Bank spende annualmente orca 8 milioni di euro in acquisizioni Nel 1980 ha costituito il Deutsche Bank Art Concepì e fino ad ora ha acquista- toBO mila pezzi, scegliendo opere su caka da collocare negli uffici delle vaie sedi oppure da imprestare a musa per esposizioni. Alistar Hicks è il pnsigliere per l'arte di DB, una bana che è anche un museo: «Amiamo osi tanto il nostra lavora che negllascensori di Deutsche Bank a Franoforte vicino ai pulsanti ci sonò ritratti di artisti, e ognuno porti ad un piano dove espone una conttaporaneo diverso. E parlo di 55 pini». Scherza Hicks, ma il suo è dawro un amore profondo, così comaieve esserlo quello di Ubs Art Colletion che comprende 900 opere dei mqliori artisti dell'ultimo mezzo secolc o di Abn-Amra Foundation che ha 6 mila opere. 0 ancora della spagata Caixa de Pensiones che dagli ami Ottanta ad oggi ha accumulali una collezione di grande livello ion un budget di acquisti di 1,5 mibni di euro per il 2005. Tnsqima, i mecenati sono tornati L'imortante è che quello che si costruite oggi si sedimenti domani. Serata pcet. Ne è consapevole Ida Gianell^irettore delMuseo di Rivoli: «Finod ora c'è stata una certa resislena all'acquisizione di collezioni. Ma . futura è questo, non c'è dubbio»bvvio che le mostre resteranno, m con i dovuti distinguo. Sulla quiità de^li artisti, soprattutto. (Certi- aggiunge Pier Giovanni Castagncl, direttore della Gam di Torino-, a scelta d'investire sulle collezioni è invece molto saggia, responsalle e civile». . Ma foie, alla fine, ha ragione David Boi ex direttore del Whitney Museum Idei Moma di San Francisco: «In fijdei conti nessuno possiede uriopei d'arte, esse appartengono alla stqa ed è nostra responsabilità di turiti della storia riconoscere umilmenl.che il meglio che possiamo fare etrovare un sistema per rendere diponibili le grandi opere di oggi per i astri nipoti e per i ois bis bis nipoti dpo di loro». «Igloo con albero», 1968-1969 di Mario Merz, Proprietà Fondazione CRT