Berlusconi in campo? «Scelta scontata ma non del tutto...»

Berlusconi in campo? «Scelta scontata ma non del tutto...» LE REAZIONI DELL'UNIONE ALL'ANNUNCIO DEL PREMIER PER IL 2006 Berlusconi in campo? «Scelta scontata ma non del tutto...» Fassino ai suoi: mai creduto a un passo indietro, resta il più insidioso Rutelli: «Ci sarà lui se i sondaggi gli daranno speranze, altrimenti no» Federico Geremicca ROMA ^^^ Il più netto nel sostenere addirittura l'inutilità di una simile discussione è Francesco Rutelli, che pur essendo a New York è ovviamente informato delle ultime pseudo-novità: «Guardi, l'ho detto qualche giorno fa quando mi chiedevano del partito unico del centrodestra. E per rendere l'idea di come la pensavo, ho risposto con una battuta in romanesco: ma de che? Ora lei mi chiede se ho mai creduto che Berlusconi facesse un passo indietro, e io le rispondo allo stesso modo: ma de che? Se i sondaggi gli daranno anche solo una chance di vittoria, sarà in campo, altrimenti vedrà a dicembre a chi rifilare il bidone... Tanto il padrone è lui, e decide lui come e quando gli pare». Di diverso avviso Gavino Angius, capo dei senatori ds, animato da una solida convinzione: «Berlusconi non si candiderà alla guida del governo per il semplice motivo che sa che la distanza tra noi e loro è incolmabile: e lo è tanto più con lui in campo, privo ormai di qualunque credibilità». Detto di Rutelli e di Angius, e prima di dire di altri, è doveroso però trasmettere una sensazione: tra i leader del centrosinistra quasi nessuno aveva creduto al passo indietro di Berlusconi, e nessuno - soprattutto - pare appassionarsi al tema. Eppure la questione non sarebbe secondaria, perché è difficile immaginare che per l'Unione non faccia differenza alcuna che a sfidare Romano Prodi sia Silvio Berlusconi piuttosto che Pier Ferdinando Casini o addirittura Roberto Formigoni. Ma provando a chiedere quale considerino il competitore più insidioso o se il premier, alla fine, farà davvero l'annunciato e poi smentito passo indietro, si scopre - appunto - scarsa passione. E diciamola tutta: non per l'argomento in sé, ma per l'assoluta imponderabilità della faccenda, essendoci di mezzo Silvio Berlusconi. Dice Ciriaco de Mita: «Tra le tante notizie inutili delle ultime settimane, l'annuncio di Berlusconi che il candidato premier sarà lui è la più inutile di tutte. Io non io mai creduto ad una sua rinuncia - che magari farà in prossimità delle elezioni se i sondaggi lo daranno per spacciato - e l'ho anzi sem¬ pre ritenuta un'operazione impossibile. E' un po' come per un'eredità... Cioè, uno la può incassare se esiste: ma nel caso di Berlusconi, col partito personale che ha messo in piedi, è lui stesso l'eredità. Quindi, una cosa non trasferibile...». Non solo: De Mita, come diversi altri, crede che gli ultimi mesi di Berlusconi siano stati mesi dedicati alla tattica e alla sopravvivenza: e quindi segnati da affermazioni non credibili. «Dopo la sconfitta alle regionali - dice - si è inventato la faccenda del partito unico e del possibile passo indietro per salvare la sua leadership dalla marea montante delle critiche. Passata la tempesta, ha tolto dal campo sia il primo che il secondo. Come si fa a ragionare sui progetti di un uomo che si comporta così?». Eppure, questo gioco dei tre cantoni potrebbe finire per creare seri problemi allo stesso Berlusconi. Questo, almeno, è quel che ipotizza Gavino Angius: «E' evidente che qualunque possibile candidato premier diverso da Berlusconi - e mi pare che non ci sia altri che Casini o Formigoni - non potrà che porre una condizione: che la scelta sia fatta entro settembre, così da aver tempo per impostare la sua campagna elettorale. Se davvero Berlusconi intende tenere aperta la questione fino a dicembre, potrebbe trovarsi di fronte a dei clamorosi rifiuti». Che è un po' la tesi anche di Paolo Gentiloni, tra i più fidati consiglieri di Francesco Rutelli: «Io ho sempre pensato che Berlusconi farà la sua scelta molto in avanti, molto più in là, addirittura a inizio dell'anno nuovo. Se sarà davvero così, è evidente che rischia di ricevere una serie di no. Anche perché, nonostante le baruffe messe in scena da noi dell'Unione nelle ultime settimane, i sondaggi per loro restano sconfortanti: saranno indietro di almeno dieci punti...». Quanto alla questione se al centrosinistra convenga o meno che lo sfidante di Romano Prodi sia Berlusconi, le opinioni un po' divergono. Dopo il contrordine dell'altro giorno («il candidato premier sarò io») Piero Fassino non ha fatto mistero con i suoi più stretti collaboratori di considerare Berlusconi tutt'ora l'avversario più insidioso, per la quantità di risorse finanziarie che può mettere in campo, per il controllo che ha sul sistema televisivo ed anche per la sua imprevedi¬ bilità: «Per noi però - ha spiegato - non cambia niente perché ad un suo passo indietro oggi non abbiamo mai creduto». Un po' diversa l'opinione di Gentiloni: «Le tv e i soldi ci saranno lo stesso, perché anche se non candidato premier, resta lui l'uomo forte del centrodestra. Certo, forse verrebbe a mancare la sua spinta: ma un candidato diverso da lui può offrire alla Casa delle libertà alcuni vantaggi. In testa a tutti l'elemento novità. E poi una maggior credibilità dopo i disastri e le promesse mancate da Berlusconi». E torniamo all'America, cioè a Francesco Rutelli che. finito il viaggio negli Usa, sta per tornare in Italia. Insomma, contro Prodi, meglio Berlusconi o un candidato diverso da lui? «E' un discorso del tutto astratto, che non ha nemmeno gran senso fare. Ne riparleremo se e quando farà una scelta, che oggi è difficile ipotizzare. Credo anche che a noi non debba importare granché. L'Unione deve pensare a costituirsi come forza di governo ancor più credibile: fatto questo, potremo sfidare Berlusconi o chiunque altro lui - da padrone deciderà di mandare alla sconfitta. Ma di questo, appunto, ne parleremo con l'anno che verrà». Francesco Rutelli e Piero Fassino, leader della Margherita e dei Ds

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