NUCLEARE vecchia idea, nuove soluzioni di Piero Bianucci

NUCLEARE vecchia idea, nuove soluzioni NUCLEARE vecchia idea, nuove soluzioni Piero Bianucci HOCHI se ne sono accorti ma l'Italia ha iniziato una tìmida manovra di riawicinamento all'energia nucleare. L'11 giugno, a Genova, l'Enel e l'Edf (Electricité de France) hanno firmato un accordo di cobaborazione per un nuovo tipo di reattore, più efficiente e sicuro rispetto aba generazione oggi in funzione. E' b progetto EPR, European Pressurized Reactor. Il contratto prevede che un gruppo di ingegneri del nostro paese partecipi aba reabzzazione del reattore prototipo, che sorgerà a Flamanvibe, in Normandia, a fronte di un finanziamento pari al 12,5 per cento deb'investimento complessivo, tre mibardi di euro in cinque anni. In sintesi, con una potenza di 1600 megawatt elettrici, l'EPR sarà quattro volte più sicuro dei reattori attuab, avrà una resa migbore permettendo di risparmiare b 17 per cento di uranio a parità di energia prodotta e accumulerà b 15 per cento in meno di scorie radioattive. Il progetto, cui partecipa anche la Germania con il suo centro di ricerca di Karlsruhe, nasce dagb studi del Commissariat à l'Energie Atomique e daba grande esperienza in campo nucleare accumulata dall'Edf, ente che gestisce 58 reattori sparsi in 19 siti dai quab la Francia trae l'BB per cento deba sua elettricità. Non è però una macchina di concezione rivoluzionaria: si è preferito migborare le tecnologie note, proprio per una maggior garanzia di affidabibtà. Insomma, vecchie idee per nuove soluzioni. ": ? ' Due esempi, uno legato iaba sicurezza attiva e uno a queba passiva. Come gb aeitó) ireattori-tìlicletó^annìoieaE0SFSìStmr' di sicurezza dupbcati, una ridondanza che si rivela essenziale in caso di indidèntè: ■iSèb'EPR i sistemi di sicurezza fondamentab sono quadruplicati. Quanto aba sicurezza passiva, b reattore sarà sigillato déntro un contenitore a due pareti, ognuna con uno spessore di quasi un metro e mezzo, con un guscio in calcestruzzo precompresso e un guscio in cementò armato. Inoltre, neb'ipdtesi remota di una fusione del nocciolo, un deposito posto sotto b reattore avrà la funzione di raccogbere e raffreddare b combustibbe nucleare e le altre parti coinvolte neb'incidente.; L'ingresso itabano nel progetto deb EPR, per quanto cauto, segna ima svolta. Dai referendum del 19B7 ad oggi b nostro paese ha perso buona parte debe competenze che aveva in campo nucleare, mantenendo, tramite laSogin, quasi soltanto le conoscenze necessarie per la gestione e, in prospettiva, lo smantellamento, delle centrab chiuse (Caorsù, Trino, Latina e Garigbano). Un altro settore presidiato è quello dello smaltimento debe scorie a lunga vita: un gruppo dell'Infn di , Frascati lavora ad un sistema elettrobtico per trasformare lo stronzio e b cesio radioattivi in molibdeno e praseodimio. Addio, invece, aba progettazione, aba gestione del ciclo del combustibbe, aba ricerca; e a migbaia di posti di lavoro (trasformati con ammortizzatori sociab in prepensionamenti e «mobilità lunga»). Ora invece, con la firma deb'accordo, si è fatto b primo passo verso la riacquisizione della capacità di progettare e di realizzare centrab nucleari avanzate, che gradualmente sostituiranno gb impianti attuab via via che, per vecchiaia, andranno fuori esercizio. Centrab che avranno un mercato anche più ampio di quebo francese, di per sé già notevole: oltre a quebo di Flamanvibe, un altro EPR entrerà in funzione in Finlandia, e la Cina sembra interessata. Un dato quanto meno bizzarro è che Tltaba, chiuse da un giomo ab'altro le sua centrab nucleari nel 19B7, negb ultimi dieci anni ha coperto b 16 per cento deba sua domanda di elettricità prelevandola da impianti nucleari ab'estero (soprattutto in Francia, ma anche in Svizzera e in Slovenia). La potenzacp'sì impegnata è di 6300 megàwàtt. In pratica, è come se otto centrali uguab a quella di Caorso lavorassero per noi. Ma fuori del nostro temtòrio e ai prezzi che b mercato ci impone. La aisi petrolifera e la disponibbità di nuove tecnologie più sicure, ma anche b trattato di ^Kyòto^ridànno attualità al nu; ctóàrèiln un articolo sub'ultimo numel-o del mensbe «Le Scienze» Ugo Spezia (Università di Roma) fa notare che per appbcare l'accordo suba riduzione dei gar -wra b cittadino francese jieye sborsare J^dobari, b dttadi"no IfedesccTTj"? qSelIo*ifaBanb 360. Uno dei motivi del divario è sempbce: r84 per cento deba nostra elettricità deriva da combustibili fossili (con un costo di 30 miliardi di euro ab'anno). Il nucleare invece contribuisce al fabbisogno elettrico per b 35 per cento in Europa, il 25 nei paesi Ocse e b 17 nel rondo. I megawatt elettrici di fonte nucleare, che erano 250 mba al tempo deb'incidente di Cernobb, aba fine del 2003 sono diventati 360 mba. I reattori attualmente in esercizio nel mondo sono 439; altri 31 sono in costruzione e sette sono stati ordinati. La pausa nelle nuove ordì- t nazioni degb Anni 90 si spiega, dice Ugo Spezia, con bfetto che b fattore (U utilizzazione degb impianti è passato dal 70 al 90 per cento e che la vita utbe delle centrab è salita da 30 a 50 anni, il che «equivale a un raddoppio virtuale del parco nucleare installato». L'EPR rappresenta la maturità dei reattori convenzionab. In prospettiva ci sono i nuovi reattori veloci (vedi l'altro articolo in questa pagina), già sperimentati m. Francia neba versione raffreddata a sodio bquido con Supérphénix, impresa aba quale l'Italia partecipò con b 33 per cento aba pari con francesi e tedeschi. I reattori veloci, oltre a produrre elettricità, potranno anche essere utilizzati per ottenere idrogeno, b vettore energetico pubto che diventerà sempre più importante nei prossimi decenni. Rimane il problema dell'accettazione sociale deb'energia deb'atomo. Anche qui sembra che le cose stiano cambiando: 68 itabani su 100 sarebbero favorevob a un ripensamento sul nucleare. L'ITALIA SI RIAVVICINA ALL'ENERGIA DELL'ATOMO^ L'ENEL HA FIRMATO UN ACCORDO CON LA FRANCIA^ " PER COLLABORARE AL PROTOTIPO DI UN REATTORE EUROPEO DI NUOVA GENERAZIONE: SARA' 4 VOLTE PIÙ' SICURO! USERÀ' MENO E PRODURRÀ' MENO SCORIE RADIOATTIVE. OGGI IMPORTIAMO*' Ì1416 PER CENTO DELLA NOSTRA ELETTRICITÀ'; l'CÒME SE 8 CENTRALI NUCLEARI LAVORASSERO PER NOI a un raddoppio virtuale del parco nucleare installato». L'EPR rappresenta la maturitedeschiprodurreanche esnere idrotico pubt Piero Bianucci HOCHI se ne sono accorti ma l'Italia ha iniziato una tìmida manovra di riawicinamento all'energia nucleare. L'11 giugno, a Genova, l'Enel e l'Edf (Electricité de France) hanno firmato un accordo di cobaborazione per un nuovo tipo di reattore, più efficiente e sicuro rispetto aba generazione oggi in funzione. E' b progetto EPR, European Pressurized Reactor. Il contratto prevede che un gruppo di ingegneri del nostro paese partecipi aba reabzzazione del reattore prototipo, che sorgerà a Flamanvibe, in Normandia, a fronte di un finanziamento pari al 12,5 per cento deb'investimento complessivo, tre mibardi di euro in cinque anni. In sintesi, con una potenza di 1600 megawatt elettrici, l'EPR sarà quattro volte più sicuro dei reattori attuab, avrà una resa migbore permettendo di risparmiare b 17 per cento di uranio a parità di energia prodotta e accumulerà b 15 per cento in meno di scorie radioattive. Il progetto, cui partecipa anche la Germania con il suo centro di ricerca di Karlsruhe, nasce dagb studi del Commissariat à l'Energie Atomique e daba grande esperienza in campo nucleare accumulata dall'Edf, ente che gestisce 58 reattori sparsi in 19 siti dai quab la Francia trae l'BB per cento deba sua elettricità. Non è però una macchina di concezione rivoluzionaria: si è preferito migborare le tecnologie note, proprio per una maggior garanzia di affidabibtà. Insomma, vecchie idee per nuove soluzioni. ": ? ' Due esempi, uno legato iaba sicurezza attiva e uno a queba passiva. Come gb aeitó) ireattori-tìlicletó^annìoieaE0SFSìStmr' di sicurezza dupbcati, una ridondanza che si rivela essenziale in caso di indidèntè: ■iSèb'EPR i sistemi di sicurezza fondamentab sono quadruplicati. Quanto aba sicurezza passiva, b reattore sarà sigillato déntro un contenitore a due pareti, ognuna con uno spessore di quasi un metro e mezzo, con un guscio in calcestruzzo precompresso e un guscio in cementò armato. Inoltre, neb'ipdtesi remota di una fusione del nocciolo, un deposito posto sotto b reattore avrà la funzione di raccogbere e raffreddare b combustibbe nucleare e le altre parti coinvolte neb'incidente.; L'ingresso itabano nel progetto deb EPR, per quanto cauto, segna ima svolta. Dai referendum del 19B7 ad oggi b nostro paese ha perso buona parte debe competenze che aveva in campo nucleare, mantenendo, tramite laSogin, quasi soltanto le conoscenze necessarie per la gestione e, in prospettiva, lo smantellamento, delle centrab chiuse (Caorsù, Trino, Latina e Garigbano). Un altro settore presidiato è quello dello smaltimento debe scorie a lunga vita: un gruppo dell'Infn di , Frascati lavora ad un sistema elettrobtico per trasformare lo stronzio e b cesio radioattivi in molibdeno e praseodimio. Addio, invece, aba progettazione, aba gestione del ciclo del combustibbe, aba ricerca; e a migbaia di posti di lavoro (trasformati con ammortizzatori sociab in prepensionamenti e «mobilità lunga»). Ora invece, con la firma deb'accordo, si è fatto b primo passo verso la riacquisizione della capacità di progettare e di realizzare centrab nucleari avanzate, che gradualmente sostituiranno gb impianti attuab via via che, per vecchiaia, andranno fuori esercizio. Centrab che avranno un mercato anche più ampio di quebo francese, di per sé già notevole: oltre a quebo di Flamanvibe, un altro EPR entrerà in funzione in Finlandia, e la Cina sembra interessata. Un dato quanto meno bizzarro è che Tltaba, chiuse da un giomo ab'altro le sua centrab nucleari nel 19B7, negb ultimi dieci anni ha coperto b 16 per cento deba sua domanda di elettricità prelevandola da impianti nucleari ab'estero (soprattutto in Francia, ma anche in Svizzera e in Slovenia). La potenzacp'sì impegnata è di 6300 megàwàtt. In pratica, è come se otto centrali uguab a quella di Caorso lavorassero per noi. Ma fuori del nostro temtòrio e ai prezzi che b mercato ci impone. La aisi petrolifera e la disponibbità di nuove tecnologie più sicure, ma anche b trattato di ^Kyòto^ridànno attualità al nu; ctóàrèiln un articolo sub'ultimo numel-o del mensbe «Le Scienze» Ugo Spezia (Università di Roma) fa notare che per appbcare l'accordo suba riduzione dei gar -wra b cittadino francese jieye sborsare J^dobari, b dttadi"no IfedesccTTj"? qSelIo*ifaBanb 360. Uno dei motivi del divario è sempbce: r84 per cento deba nostra elettricità deriva da combustibili fossili (con un costo di 30 miliardi di euro ab'anno). Il nucleare invece contribuisce al fabbisogno elettrico per b 35 per cento in Europa, il 25 nei paesi Ocse e b 17 nel rondo. I megawatt elettrici di fonte nucleare, che erano 250 mba al tempo deb'incidente di Cernobb, aba fine del 2003 sono diventati 360 mba. I reattori attualmente in esercizio nel mondo sono 439; altri 31 sono in costruzione e sette sono stati ordinati. La pausa nelle nuove ordì- t ;m r Dai neutronall'era dell'IL COMBUSTIBILE DEL FUTUROCON REATTORI RAFFREDDATI . ^ aSff^' 1 "';'#4SéÌ L'ITALIA SI RIAVVICINA ALL'ENERGIA DELL'ATOMO^ L'ENEL HA FIRMATO UN ACCORDO CON LA FRANCIA^ " PER COLLABORARE AL PROTOTIPO DI UN REATTORE EUROPEO DI NUOVA GENERAZIONE: SARA' 4 VOLTE PIÙ' SICURO! USERÀ' MENO E PRODURRÀ' MENO SCORIE RADIOATTIVE. OGGI IMPORTIAMO*' Ciaudio Sartori LI impiantì nucleari si possono suddividere in quattro generazioni. Alla prima generazione appartengono i prototipi di reattore costmiti tra gli Anni Quaranta e Cinquanta principalmente con lo scopo di dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica di un impianto nucleare per la produzione di energia elettrica. Tra i primi reattori non sperimentali e mirati alla ricerca ma aplicativi, troviamo quelli dei sommergibili a energia nucleare americani. Le centrali oggi in esercizio rientrano nella seconda generazione, che sono uno sviluppo commerciale della prima. Gli incidenti di Three Mile Island (28 marzo 1979) e di Cernobil (26 aprile 19B6) hanno dato la spinta per progettare centrali a sicurezza intrinseca. In questa terza generazione di reattori si introduce una notevole semplificazione impiantistica, abbassando di conseguenza la probabilità di guasti. Il reattore EPR, sigla di European Pressurized Reactor, descritto nell'altro articolo di questa pagina, può essere classificato .nella terza generazione. Solamente nel 1999 gli Stati Uniti, attraverso il loro Department of Energy, hanno dato il via libera al programma Generation IV allo scopo di progettare reattori nucleari di I nuova concezione che assicurino la sostenibilità ambientale, la sicurezza e la convenienza rispetto alle altre fonti di energia. In questi reattori le differenze rispetto al passato sono molt o p i ù radicali e riguardano la gestione stessa della reazione nucleare di fissione che è alla base della produzione di energia. In una reazione a catena, i neutroni liberati dalla rottura di nucleo di uranio 235 a loro volta vanno a spezzare altri nuclei, liberando energia sotto forma di Ì1416 PER CENTO DELLA NOSTRA ELETTRICITÀ'; l'CÒME SE 8 CENTRALI NUCLEARI LAVORASSERO PER NOI nazioni degb Anni 90 si spiega, dice Ugo Spezia, con bfetto che b fattore (U utilizzazione degb impianti è passato dal 70 al 90 per cento e che la vita utbe delle centrab è salita da 30 a 50 anni, il che «equivale a un raddoppio virtuale del parco nucleare installato». L'EPR rappresenta la maturità dei reattori convenzionab. In prospettiva ci sono i nuovi reattori veloci (vedi l'altro articolo in questa pagina), già sperimentati m. Francia neba versione raffreddata a sodio bquido con Supérphénix, impresa aba quale l'Italia partecipò con b 33 per cento aba pari con francesi e tedeschi. I reattori veloci, oltre a produrre elettricità, potranno anche essere utilizzati per ottenere idrogeno, b vettore energetico pubto che diventerà sempre più importante nei prossimi decenni. Rimane il problema dell'accettazione sociale deb'energia deb'atomo. Anche qui sembra che le cose stiano cambiando: 68 itabani su 100 sarebbero favorevob a un ripensamento sul nucleare. calore. Normalmente, come già scoprì Enrico Fermi, affinché un neutrone possa produrre la fissione di un altro nucleo di uranio deve essere rallentato fino a velocità termiche (circa B000 km/h). Esìste tuttavia una classe di jeattori, detti «a spettro veloce», che invece utilizzano neutroni a velocità superiori (dell'ordine di 13 miboni di km/h). Questi reattori hanno U vantaggio rispetto a quelli «termici» di produrre insieme con le reazioni di fissione anche elementi fissib come il plutonio. Per ottenere i neutroni con leripseqncimdaqincddbdtuengdvbttfvfmaqtgsprsItfmbdtpsurdpRprspcrlirrmepstddvgacmracèapsvtcrpmmrppaLrpininNUCLEARE vecchia idea, nuove soluzioni

Persone citate: Enrico Fermi, European Pressurized Reactor, Piero Bianucci, Three Mile Island, Ugo Spezia