Kyoto, l'antica capitale imperiale

Kyoto, l'antica capitale imperiale VISITA AL PIÙ GRANDE CENTRO SPIRITUALE DEL SOL LEVANTE CON PIÙ DI DUEMILA FRA TEMPLI E SANTUARI Kyoto, l'antica capitale imperiale Marco Moretti U NA donna col kimono color salmone, i capelli corvini raccolti in uno chignon e il viso imbiancato cammina tra le seicentesche case da tè in legno del borgo di Gion, a Kyoto. È una delle ultime geishe rimaste, nell'unico quartiere a loro ancora dedicato in Giappone: poche stradine, chiuse tra il fiume Kamo-gawa e le commerciah Sh^jo-Dori e ShinmonzenDori. Vicoli con case ad «anguilla»: dietro la stretta facciata, sono formate da un inseguirsi di stanze, talvolta divise da minuscoli quanto curati giardini intemi. La geisha, come la maiko - apprendista non ancora entrata nel ruolo - è un'anacronistica «dama di compagnia» capace di sedurre un uomo più con l'arte della conversazione (abbinata a complessi rituali),che con espliciti richiami sessuali. È mia donna che nulla ha che fare con la nostra concezione della prostituta: coltiva le arti amatorie quanto la letteratura, la mustea e l'estetica. Conosce i bisogni d'un uomo e vi si dedica anima e corpo. Una figura su cui presto s'accenderanno i riflettori: in autunno uscirà nei cinema «Memorie di una geisha», trasposizione su celluloide con regia di Kob Marshall dell'omonimo bestseller di Arthur Golden. H più appassionante romanzo ambientato a Kyoto, sullo sfondo della drammatica storia del Giappone nella prima metà del Novecento. Sarà l'attrice cinese Zhang Ziyi a interpretare il ruolo protagonista di Chiyo: la figlia di un pescatore povero che, venduta a una casa di maiko di Gion, diventa la geisha più ricercata della città. Kyoto è l'antica capitale imperiale. Risparmiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è lo scrigno della memoria del Giappone con un quinto dei monumenti nazionah e diciassette siti classificati dalTUnesco patrimonio dell'umanità. Chi va a Nagoya (la città della Toyota gemellata con Torino) per l'Expp intemazionale non deve mancare di visitarla: è a 35 minuti di Shinkansen, il treno ad alta velocità. Sede per undici secoli degli imperatori, Kyoto è la meta più desiderata dai giapponesi. Perché, oltre che quella storica, è la capitale spirituale del Sol Levante con duemila tra templi e santuari. Ma non ci si deve aspettare una città integra con architetture omogenee. I suoi edifici storici non sono durevoli perché costruiti col legno. Templi e palazzi, sparsi tra una metropoli modema, risalgono al periodo Edo (1600-1867): quello che precedette il trasferimento del trono a Tokyo. Gosho e N^jo-Jo sono i fulcri del potere nel passato. Gosho è il sobrio palazzo del «divino imperatore»: circondato dal parco di Kyoto-gyoen, è formato da austeri padiglioni coi tetti arcuati, Nyo-Jo, il «castello» degli shogun (i signori della guerra) dimostra chi comandava in Giappone. H rigore del Gosho rispecchia il molo spirituale del sovrano, simboleggia natura, leggerezza e semplicità: i valori nipponici. Nel Nijo-Jo s'entra a piedi nudi in grandi sale coperte di fatami che vengono ridisegnate da pareti mobili e da porte scorrevoh. Poi ci s'inoltra nel Corridoio degli Usignoli: il suo pavimento, fabbricato con legno di cipresso giapponese, cinguetta sotto i passi dei visitatori. Era l'ingegnoso quanto poetico sistema d'allarme degli shogun. Ricchi patriarchi di famiglie militari che, anelando all' immortalità, crearono un pietroso giardino senza alberi, uno spazio etemo che non ricordasse loro il passare del tempo col colorato alternarsi delle stagioni: un'opera antiromantica, un capolavoro zen. I due palazzi sono in centro, a un quarto dora a piedi l'uno dall'altro. Mentre i templi sono disseminati per tutta la città e sono cosi numerosì da dover fare scelte obbligate. Imperdibile il Kinkakuji, il Padiglione d'Oro dove lo scrittore Yukio Mishima ambientò nel 1956 l'omonimo romanzo. E il Ginkakvyi, il Padiglione d'Argento, un tempio del Quattrocento in un parco con sentieri, cascate e grandi mandala di sabbia grigiastra: qui si partecipa alla cerimonia del te. Da Ginkakiyi parte il Sentiero della Filosofia: bucohca passeggiata sotto i ciliegi. Interessanti anche l'Heian Jingu con porta e colonne arancio e un silenzioso giardino con laghetto. E lo Shimogamo dove si assiste ancora ai riti. Nulla è però sublime come la collina di Ohara, 10 chilometri a Nord della città. Per coglierne a pieno il fascino bisogna trascorrerci un paio di giorni alloggiando in un ryokan. È il trionfo dell'estetica zen. Il ryokan è la locanda tradizionale giapponese, costruita in legno su un solo piano, ha le stanze divise da pareti scorrevoh in carta riso e cameriere in kimono: è la memoria dell'antica ospitalità nel Paese tec¬ nologicamente più avanzato. Appena entrati si lasciano gli abiti per lo yukata (vestaglia). Si fa il bagno nudi con gli altri ospiti: divisi per sesso. Si passeggia in boschetti di bonsai che circondano la pozza con le carpe rosse: sono simbolo di prosperità. Seduti a gambe incrociate su ti'tami, si gustano dehziosi menu di verdure e pesce che riproducono - per forma e colore - il paesaggio stagionale. E si dorme sul-futon. È una full immersion nello stile di vita giapponese. E attomo, sepolti dai boschi, ci sono il convento di Jakko-in e il tempio di Sanzen-in: ci s'entra in silenzio a piedi nudi per bere tè verde come un prato e meditare di fronte a sorgenti con mestoh di bambù e a giardini addomesticati da secoh. Temati in centro ci si perde tra profumi e colori del lungo mercato di Nishiki-koji (corre parallelo a Shijo-Dori, la principale via dello shopping): tra botteghe che - illuminate da lanterne di carta colorata sembrano templi, si scopre la delizia del take-away giapponese. Pesci marinati e altri alla griglia, yakitori (spiedini) di polipo, di cozze o di pollo, frittelle, bigoli di grano saraceno saltati con gamberi, aglio e zenzero. Tutto per pochi euro. Meglio degli esosi ristoranti con terrazza sul fiume dove per un banchetto tradizionale si spendono anche 300 euro atesta. I treni viaggiano senza un minuto di ritardo, ma è meglio andare alla Kyoto Station mezz'ora prima perché è un must d'architettura modema: costruita nel 1997 con acciaio e cristallo su 15 piani, è fronteggiata dall'avveniristica Kyoto Tower. Dalla sua terrazza si gode la mighore vista sulla città. E nel suo centro commerciale interrato si comprano le più accattivanti delicatessen nipponiche. Una delie ultime geishe rimaste nell'unico quartiere a loro ancora dedicato in Giappone: poche stradine, chiuse tra il fiume Kamo-gawa e i vicoli ad «anguilla» ti.mh'i. In alto a destra: due immagini del ryokan della collina di Ohara, la locanda tradizionale costruita in legno su un solo piano con le stanze divise da pareti scorrevoli in carta riso e cameriere in kimono. Sopra: lo Shimogamo. Sotto: il Ginkakuji, il Padiglione d'Argento

Persone citate: Arthur Golden, Del Sol, Marco Moretti, Tower, Yukio Mishima, Zhang Ziyi

Luoghi citati: Giappone, Nagoya, Tokyo, Torino