Giustizia, la riforma al rush finale di Francesco Grignetti
Giustizia, la riforma al rush finale OGGI IL VOTO DEFINITIVO DEL SENATO. I DS: «SI DIALOGA SOLO SE QUESTO TESTO VIENE RITIRATO» Giustizia, la riforma al rush finale Il Polo respinge proposte di apertura da An e Udc Francesco Grignetti ROMA Si attende per oggi, salvo sorprese da insufficiente numero legale, il voto definitivo del Senato alla riforma dell'ordinamento giudiziario. E' insomma alle ultime battute una lunghissima e aspra battaglia parlamentare. E comunque non sarà ancora legge, la riforma voluta fortissimamente dal ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli: toccherà poi alla Camera, e serviranno i decreti attuativi. Ma la magistratura italiana, contraria a queste norme che la toccano così da vicino, è in piena agitazione e ha già indetto l'ennesimo sciopero (il 12 luglio). Sembrano chiusi tutti gli spazi per chi lavora a ulteriori modifiche. Dice il senatore Luigi Bobbio, An, uno degli sponsor di questa riforma: «Penso che la legge sicuramente verrà approvata in questa seduta al Senato, salvo sorprese sul numero legale. L'invio di sms a tutti i senatori e l'impegno forte dei partiti mi lasciano pensare che la seduta filerà liscia. Possiamo dire che la legge è finalménte fatta. Dico così perché c'è un accordo tra noi della Cdl: dopo i rilievi del Capo dello Stato, le modifiche andavano fatte al Senato. Alla Camera dovrà essere un passaggio puramente formale». Quanto ai suoi colleghi di partito, vicini al ministro Alemanno, che chiedevano aperture alle ragioni dei giudici, è sprezzante: «Che il ministro delle Politiche agricole si occupi così assiduamente di giustizia, resta privo di spiegazioni. Questa è una materia delicata, non da apprendisti stregoni». Bobbio, ex magistrato, è un uomo che non si sottrae alla scontro aperto. Si dice anche pronto a denunciare i suoi colleghi se faranno sciopero. E lo dice con parole dure: «Hanno davvero stancato con questi trucchetti da lestofanti. La situazione della magistratura e della giustizia è ormai diventata gr^ve e non intendiamo desistere dalla nostra promessa agh elettori di riformare la giustizia». «La riforma dell'ordinamento giudiziario - gli risponde Cirio Riviezzo, presidente dell'associazione nazionale magistrati - tocca aspetti fondamentali della nostra vita professionale e quotidiana. Abbiamo il diritto di esprimere il nostro dissenso dalle scelte che si vanno facendo». Eppure c'è ancora chi prova a riaprire la questione. I capigruppo diessini Gavino Angius e Luciano Violante hanno colto al volo un appello di Sandro Bondi, portavoce di Forza Italia. Dice Angius: «Riforme condivise? Se ne può discutere a patto che siano definitivamente congelate la riforma della giustizia, la Cirielli e che si riapra una riflessione seria sulla revisione della Costituzione. E' ima legge non condivisa dall'opposizione, dagli operatori del settore, non è condivisa nemmeno all'interno della maggioranza». Gli fa; eco Violante: «Mettendo da parte queste leggi che non giovano a nessuno e creano danni al Paese si può discutere, loro maggioranza e noi opposizione, su quelle che sono le strade per affrontare e risolvere i problemi del Paese». Anche Clemente Mastella coglie uno spazio: «Vediamo ora che anche nella Casa delle Libertà c'è chi comincia a prendere le distanze dalla logica dei provvedimenti blindati». Intanto, nonostante gh anatemi di Bobbio e di altri (il ministro Castelli è molto irritato. Il senatore Antonino Caruso, An, presidente della commissione Giustizia, è ironico: «Il ministro guardasigilli non si agiti. Sarà meglio per tutti. Non ci sono complotti contro di lui»), c'è chi all'interno della maggioranza non è del tutto convinto e pensa di dare battaglia alla Camera. Settori di Alleanza nazionale e di Udc scalpitano. L'onorevole Edmondo Cirielli, della corrente alemanniana, potrebbe ripresentare alla Camera un emendamento, detto «taglia-concorsi», che al Senato era stato avanzato dal suo collega di partito e di corrente Roberto Salerno. «Ne abbiamo parlato - dice - proprio l'altro giorno. L'idea c'è. E' chiaro che prima di tutto cercheremo di esplorare gli ambiti di condivisione possibib all'interno della maggioranza. Vorremmo che fosse una decisione concordata, ma se non fesse possibile, non escludiamo di ripresentare quell'emendamento, anzi non escludo di essere proprio a farlo. Siamo convinti che le riforme vadano fatte dal Parlamento e non dalla piazza. Ma quello della concertazione è il metodo mighore e io credo che il ministro faccia bene a rilanciarlo». "Guardasigi"iRobertoCastelli
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