Orrore negli Stati Uniti Massacrate a Falluja cinque donne marines di Paolo Mastrolilli

Orrore negli Stati Uniti Massacrate a Falluja cinque donne marines ATTACCO A UN CONVOGLIO, TREDICI FERITI Orrore negli Stati Uniti Massacrate a Falluja cinque donne marines Nel giorno in cui Bush ha ricevuto il premier iracheno Al Jafaari «Non darò il calendario per il ritiro, la missione sarà completata» Paolo Mastrolilli NEW YORK Cinque donne marines sono morte nella notte tra giovedì e ieri a causa dell'attacco suicida portato a termine da un kamikaze a Falluja. Le fonti ufficiali non ammettono ancora il bilancio così pesante; parlano di due donne morte, e quattro dispersi, tre dei quali donne, perché l'identificazione dei cadaveri bruciati sui mezzi corazzati non è ancora completata. Ma per la Cbs non ci sono dubbi. Se confermato sarebbe l'episodio più letale per le donne militari americane dalla guerra del Vietnam. Per i ribelli quelle erano divise qualunque, simbolo dei soldati americani che bisogna uccidere a caso per farli scappare dall'Iraq. Stavolta, però, le indossavano delle donne, e quindi l'attentato di Falluja ha risvegliato di colpo l'attenzione degli Stati Uniti per lo stillicidio di morti quotidiane in Iraq. La giornata di ieri, nei piani della Casa Bianca, doveva segnare un appuntamento importante nella campagna per riconquistare l'appoggio degli americani aDa missione. Il presidente Bush ospitava il premier al-Jaafari per dimostrare che la democrazia fa progressi a Baghdad, e confermare che gli Stati Uniti non andranno via fino a quando il governo locale saprà camminare sulle proprie gambe. Mentre la Casa Bianca preparava l'evento, però, dal Pentagono sono cominciate ad arrivare cattive notizie. I ribelli hanno attaccato un convoglio dei marines che pattugliava le strade di Falluja. Secondo le prime notizie, c'erano almeno due morti, donne, più quattro dispersi e tredici feriti, perché negli ultimi tempi la guerriglia ha trovato il modo di costruire bombe più potenti che distruggono anche i mezzi corazzati. Il Pentagono aveva usato il termine «dispersi» per quattro soldati, perché non era riuscito ad identificare i loro cadaveri. Il mezzo su cui viaggiavano si era incendiato, e probabilmente erano stati bruciati vivi. A metà giornata poi la prudenza e la pietà per le famiglie aveva dovuto far spazio alla realtà: anche gli altri quattro membri del convoglio avevano perso la vita, portando il totale dei morti a sei. Cinque in tutto le vittime donne, più undici marines ferite. Da quel momento in poi il tono dei telegiornali è cambiato. Stavolta lo stillicidio degli attentati, quasi dimenticato nei giorni «normali», aveva colpito esseri umani che la mente fatica ad immaginare in un teatro di guerra. Eppure le donne rappresentano una componente essenziale delle forze armate americane, in Iraq e nel resto del mondo. Le militari morte a Falluja appartenevano ai «Lioness Team», ossia le squadre di leonesse. Il loro compito è accompagnare i reparti maschili per gestire i rapporti con le donne irachene, che per motivi religiosi non vogliono essere ispezionate dagli uomini. La bomba di Falluja, perciò. entrerà nella storia delle forze armate americane come quella che per la prima volta ha fatto più vittime tra le soldatesse che tra i soldati. Solo qualche settimana fa il Pentagono aveva deciso di rivedere il ruolo delle donne sotto le armi, proprio a causa del calo nei reclutamenti provocato dalla guerra in Iraq. Per qualche tempo i generali avevano flirtato con l'idea di assegnare le soldatesse a compiti di combattimento, o comunque a ridosso della prima linea. Alla fine avevano deciso di soprassedere. La realtà dei fatti, però, si è presa gioco di loro. Una donna marine

Persone citate: Al Jafaari, Bush