Mallarmé, la vita non cambia di Felice Piemontese

Mallarmé, la vita non cambia Mallarmé, la vita non cambia Felice Piemontese CHE cosa hanno in comune artisti diversissimi tra loro come i poeti Artaud e Apellinaire, i pittori Lucio Fontana e Alighiero 8- Beetti, i musicisti Debussy e Cage, i registi Straub e Godard? Nulla, sembrerebbe a prima vista. E invece ne, tutti sì sarebbero in qualche modo ispirati per la loro pratica artistica ai precetti dì Stéphane Mallarmé, il grande poeta francese di fine Ottocento, autore dì epere come L'après-midì d'un faune e Un coup de dés, che molti in effetti considerano tra i testi fondatori della Modernità. Questo, almeno, è il punte dì vista del critico francese JeanFrangois Chevrier che ha organizzato una mostra di titanica ambizione intitolata «L'action restreinte-L'art moderne selon Mallarmé», che propene appunto una lettura della storia dell'arte moderna, dalla seconda metà del XIX secolo fino a^ii Anni Sessanta del Novecento, a partire dalla poetica definita da Mallarmé. Non, dunque, le influenze «ma gh effetti, ivi compresi i rifiuti...» determinati dagh scritti del poeta. Ospitata nel Museo di Arte contemporanea dì Barcellona, nel 2004, la mostra è stata visitata da 85 mila persone (scolaresche escluse). Adesso è a Nantes, nel bell'edificio neoclassico del Musée des Beaux-Arts (fine al 3 luglio), in una città, per la verità, piuttosto distratta da un altro evento, il centenario della morte dì Jules Veme, che proprio qui, in un palazzo dell'Ile Feydeau vide la luce. Epperò, beati gh abitanti di Nantes, ha scritto «Le Monde», che possono vedere e rivedere la mostra a loro piacimento, perché per quanto discutibile sia il punto dì \dsta di Chevrier, non c'è dubbio che l'esposìziene sia bellissima e ricca dì suggestioni, proponendo una serie infinita di piste di ricerca. «L'Action restreinte» è il titolo di une dei saggi dì Mallarmé raccolti in Divagations nel 1897. Chi lo legge (anche in traduzione italiana, ad esempio quella di Valerio Magrelh apparsa in un volume di Guanda nel 1982) si trova dì fronte a un testo tra ì più oscuri, al limite deU'incomprensìbilìtà (anche per la sua costruzione asintattica). «L'azione limitata», comunque, designa per l'appunto ì limiti dell'azione poetica. Per Mallarmé, alla fine del XIX secolo, e dopo la morte di Victor Hugo, il poeta non può più pretendere di a^ire direttamente sulla scena politica, né tantomeno dì erigersi in coscienza morale. Non sì tratta più dì prepersi dì changer la vie, ma di «dire» il mondo, di dame un equivalente verbale. Il poeta può agire in un ambito ristretto ma illimitato, che non gli appartiene ma che il sue lavoro riqualifica: quelle della lingua, del linguaggio, della scrittura e le spazio del libro in quante «strumento spirituale». E' insomma la riproposizìone in termini mai così netti e assoluti - della poesìa «pura», una poesia, ebbe a scrivere Carlo Be, capace dì assorbire a annullare «ogni traccia di vissuto e di sofferto», trasformandosi «prima in filosofìa e poi in teologìa mascherata ed ambiziosa, nel "colpo di dadi" del mistero, punto di partenza e dì arrivo dell'opera stessa del poeta». Una poetica avversata (e non certo senza validi motivi) all'epo¬ ca in cui fu enunciata, e ancor più successivamente, ma che ha sicuramente agito nelle forme più diverse (e spesso inconsapevoli) anche se non con l'ampiezza ipotizzata da Chevrier. Che ha concepito la sua mostra come un percorso non lineare («avrebbe significato tradire il pensiero dì Mallarmé»), anzi come «una struttura spaziale, dunque una costellazione che moltiplica le risonanze vicine e lontane tra opere di provenienza e tendenza diverse», istituendo legami, proponendo confronti e accostamenti che sembrano talvolta incongrui, dilatando al massimo (e probabilmente oltre il lecito) la sfera d'influenza mallarméana. Così ecce una prima sezione dedicata all'arte del disegno e della stampa in epoca neoromantica, dominata dal simbolismo dì Odilon Redon, artista del mistero e della suggestione che «fonda l'immaginarie bìe-morfìco del XX secolo» e che ha qui un posto d'onore (ma ci seno anche Courbet e Delaeroix, Dorè ed Ensor, Manet e Munch, Monet e Sem at). Di grande rilievo (e con sohde fondamenta) il discorso su Mallarmé e le avanguardie artìstiche del Novecento, concentrato in due sezioni, una dedicata alle esperienze che si sono svolte intomo al cubismo, .una a quelle immediatamente successive, dominate dall'esigenza dì «coniugare la sperimentazione verbale e la ricerca di forme plastiche "elementari", pensando l'astrazione (e la non figurazione) come un'arte concreta». . E qui si dà ampie rilievo non solo ad esperienze come ì Calligrammes di Apollinaìre, ai poemi in presa di Reverdy e di Max Jacob ma anche, ad esempio, a quelle del futurismo italiano, con la presenza dì artisti come Balla e Boccioni, Cangiulle e Carrà, Marinetti e Severinì. Vi è pei una cospicua incursione in quei territori rivolti al mito e all'irrazionale e frequentati soprattutto da surrealisti e postsurrealisti - con un poste d'onere ad Artaud, presente in vìdee e con opere grafiche - fino alle ricerche sperimentah condotte in Europa e negli Stati Uniti tra la metà degh Anni Cinquanta e la fine dei Sessanta, con minimalismo e arte concettuale, pop art, danza post-moderna e neo-dadaismo in musica e nelle arti visive (in questa sezione le opere dì Alighiero fr Beetti, Cage, Duchamp. Fontana, Forti, Le Witt, Piero Manzoni, Rauschemberg e tanti altri). Si esce dal Museo dì Nantes senza la fastidiosa sensazione dì saturazione che d prova spesso in occasioni simili, e pensando che il punto dì vista dì Chevrier può essere completamente sbagliato ma ha originato qualcosa che merita di esser visto e discusso. Una mostra che potrebbe non finire mai, e che ha in questo il suo limite e il suo fascino. A Nantes una mostra sugli «effetti, ivi compresi i rifiuti...» determinati sull'arte ottocentesca dagli scritti del poeta Secondo l'autore di «Un coup de dés» l'intellettuale ha un'azione ormai limitata, consistente nel «dire» il mondo Si-." ".■.' ..;.-- ■'■■' ;.-:-". '-r^ y. Oditon Redon, Les yeux clos (1890;, Musée d'Orsay-Paris. A destra, Mallarmé ritratto da Manet

Luoghi citati: Barcellona, Europa, Nantes, Stati Uniti