Lo strano campus delle metamorfosi
Lo strano campus delle metamorfosi Lo strano campus delle metamorfosi Claudio Gorlier VOLETE partecipare a un gioco di carte chiamato «Mafia»? Semplicissimo: dovete essere in quindici, otterrete le carte che vi .qualificano come «mafiosi», e «paesani», e vi scontrerete. I mafiosi vìncono quasi sempre ma non necessariamente. Vi ho riassunto schematicamente le fasi cruciali del primo racconto di Jonathan Lethem, «La Visione», in Men and cartoons. L'edizione italiana, come al solito, è tradetta con maestria creativa da Martina Testa. Mi sfugge la ragione per cui si è mantenuto il titolo originale, che significa, letteralmente, «uomini e fumetti». Il gioco che regge il libro dì Lethem, infatti, consiste proprie in un autentico esercìzio dì prestigio tra realtà e fantasia spesso surreale, nella «dìstopia», per usare un termine peculiare dello scrittore: la posizione ambigua, se volete abnorme e anormale, al tempo stesso del corpo e della mente; l'irresistibile scambio delle parti. Lethem, americano nato nel 1964, affermatosi soprattutto con il romanzo La fortezza della solitudine (edito da Marco Tropea, recensito da Dario Voltolini,su ttL del 25/1/05) rivela anche nella misura breve il talento che lo ha rese una figura di punta della generazione che mi azzarderei a definire immediatamente postmoderna. Del rèsto, la narrativa americana è in piena fibrillazione. Non a caso uno dei suoi massimi estimatori si incontra in un caratteristico scrittore di transizione quale Jay Mclnemey, il quale gli ha dedicato acute recensioni, giustamente avvicinandolo ad altri due autori tematicamente e generazionalmente vicini a Lethem: Rick Moody. e Michael Chabon. Lethem si presenta quale deliberato, funambolico manipolatore: transita dai fumetti alla fantascienza, al .western, al cinema nero, salvo a rimbalzare letteralmente sul terreno della narrativa di costume di ambiente accademico. Ve ne he offerto uno spicchio, ma mi trovo d'accordo con Mclnerney che il racconto più folgorante di Men and cartoons sia «Super Goat Man», tradotto nell'edizione italiana - l'unico della raccolta - cen rara efficacia da Edoardo Nesi. Il «Super Uomo Capra» del tìtolo è un personaggio diciamo di secondo piano dei fumetti, triste e mediocre supereroe dismesso. Ce le descrive un giovane narratore, e apprendiamo che, abbandonati i panni dell'invenzione fantastica, si è trasformato in un attivista polìtico radicale, possiamo aggiungere, un caratteristico attivista radicale fallito degli Anni Sessanta. Grazie a una metamorfosi caratteristica nel paradigma di Lethem, il supereroe dismesso si trasforma in un professore universitario, titolare di una cattedra di letteratura intitolata niente dì meno a Walt Whitman. Ma, per ricorrere al linguaggio studentesco, nel campus a nessuno di lui potrebbe fregare di meno. Qui il narratore si impadronisce della storia, ci racconta del suo matrimonio in Italia con una ragazza italiana, del suo ritorno negli Stati Uniti per intraprendere - vedi caso una camera accademica. Ma ecco riapparire, alla fine del racconto, proprio Super Goat Man, vittima nel frattempo dello scherzo gratuito e idiota dì due ragazzi ubriachi, una vicenda, osserva giustamente Melnemey, «farsesca e tragica». Il vecchie supereroe, che il narratore avvicina, è ormai un vecchio professore emarginato ed eccentrico, un patetico sopravvissuto. Si afferma qui il Lethem più autentice, nella sua operazione astutamente manipolatrice e, in definitiva, simbolica, come le carte da gioco di «La Visione». La distenia sembra ormai una malattia nazionale, che il borghese intellettuale incarna, vive e reinventa, così liberandosene o credendo di liberarsene: esemplare il racconto «Pianeta Zero Spaccato», titolo di un fumetto raccontate dal suo stesso autore. Pulsioni, speranze, momenti realistici e scatti fantastici, si intrecciano in un linguaggio contìnuamente fantasmatico inesorabilmente riscoperto. Che sfida. L'unica, genuina realtà, prendere e lasciare, subire o dominare, consiste ormai soltanto nell'artificio. «Men and cartoons» di Jonathan Lethem: un autentico gioco di prestigio tra realtà e fantasia spesso surreale Lethem, classe 1964, si è affermato con «La fortezza della solitudine» Jonathan Lethem Men and cartoons trad. di Martina Testa minimum fax pp. 132, Gì 1,50 R A C C O N T
Luoghi citati: Italia, Stati Uniti
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