Che estate gigante al mare il bagnino ti sembra un dio

Che estate gigante al mare il bagnino ti sembra un dio Che estate gigante al mare il bagnino ti sembra un dio Antonio Faeti SE, per i vecchi, hanno tanto valore le nevi dell'altro anno, per i bambini è l'estate la stagione che a loro appartiene interamente, la stagione in cui si immergono in un tempo che si misura sulle loro cadenze e rasenta l'infinito. L'estate è anche la stagione della letteratura per l'infanzia: è impossibile immaginare Alice che ascolta il suo professore in un gelido pomeriggio di novembre, e proprio non si possono scorgere Tom e Huck mentre complottano di grotte e di tesori accanto a un focolare, mentre L'età d'oro di Kenneth Grahame è una specie di perenne estate che si raggela solo mentre si profila l'adultità. Così, Beatrice Masini, nel suo romanzo appena uscito, concede alla stagione dei bambini tutto lo spazio che le è dovuto, fin dal titolo: L'estate gigante. Già con quel suo testo memorabile di qualche anno fa. Se è una bambina, che sancì una svolta nella nostra letteratura per l'infanzia. Beatrice fece ini tmdere che, nello squallore ripetitivo di tanta lingua sciatta, balorda, monotona come quella che domina troppi libri offerti oggi ai bambini e ai ragazzi, lei non poteva ritrovarsi in alcun modo: è dal valore della lingua che si comprende, prima di tutto, il senso del suo stile. ' Con improvvisi barlumi di oni- ricità lieve e potente, con passaggi veloci entro una introspezione condotta da una voce narrante che occulta e disvela allo stesso tempo. Beatrice ricompone proprio l'estate ossimorica dell'infanzia e dell'adolescenza: pause infinite, attimi fuggenti, pomeriggi che sembrano stagioni e trimestri che durano un'ora, incombere sempre implacabile di scuòle, autunni, congedi, sparizioni, metamorfosi. Con questa sua ragazzina che si trova bene con quelli che sono più piccoli di lei proprio mentre osserva la catturante femminili- ' tà dell'amica, già entrata nel mondo dei grandi mentre ha solo un anno più di lei. Beatrice ha guardato alla transizione più lancinante, quella che traballa dall'infanzia all'adolescenza, e l'ha collocata nello scenario perfetto di una grande spiaggia popolare. Quando, come oggi accade tanto spesso, si rovesciano moleste e snobistiche retoriche sulle grandi spiagge popolari, alludendo al mediocre esotismo dei mari blu cobalto neppur percorsi dalla veloce Folgore del Corsaro Nero si dimentica che l'infanzia conosce bene se stessa proprio in questi Paesi dei Balocchi. E nel libro di Beatrice, i bambini oppongono se stessi in branco, con la voce narrante a capo di ogni impresa, alla barriera di carne molto presente, ma priva di stimoli ai loro occhi. In questa sensualità diffusa e temporanea, in questi corpi femminili coperti con così poco tessuto, nei luoghi fissi di un itinerario dove i luna Dark, i capanni, il suolo, i viali, i jar sono tappe di un percorso che allude, attrae, nasconde, i bambini sono tutti fratelli del «bambino estraneo» di Hoffmann: più veri del vero proprio quando si immergono nella finzione. Il mare chiede di essere letto e riletto: Laperla di John Steinbeck riporta a misteri degh abissi mentre lui, il mare, non si concede poi per nulla neppure lì, dove dovrebbe considerarsi alla mercé delle moltitudini. Il mare lambisce sempre limito: la ragazzina guarda un bagnino come se guardasse la reincarnazione di un dio pagano, un dio sfuggente e imprendibile, arcano e inconoscibile. Due altri libri. Uomini e topi, ancora di Steinbeck, e II buio oltre la siepe di Haiper Lee, a dirci che la vera quotidianità è sempre intrisa di letteratura, per¬ che il sogno è un avvenimento quotidiano anche per chi nega di sognare. Due allusioni brevissime, pudiche e molto affettuose, per l'eroe di qviel mare che gioiva pedalando nel vincere il Tour, ma era un pirata con l'eterna bandana, perché il suo mare lo portava con sé anche scalando le montagne. E poi l'estate coire via in fretta, tutto sembra acquisire l'opalino, lucente, equivoco reahsmo dei quadri di David Hockney o di Lucien Freud: gh abitanti adulti di quella spiaggia fanno il solito bagno nelle loro roride nevrosi, la ragazzina va avanti, prosegue la suaBiWurM/: perleie i suoi piccoli amici sono accadute altre cose, per loro si è ancora compiuto un «passaggio», di quelli che gh indiani Zuni e gh Apache sanno ancora capire, di quelli che Beatrice sa inconfondibilmente narrare. Un romanzo di Beatrice Masini narra una stagione emblematica nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza, 1 brividi del diventare grandi Beatrice Masini L'estate gigante Fabbri pp: 769,673 ROMANZO I i^ÉM nmir-TirìriiiiiÉir