Il figlio dello shah: questo voto è una mascherata

Il figlio dello shah: questo voto è una mascherata REZA CIRO PAHLAVI: SPERO CHE IL POPOLO SCELGA LA VIA DELLA DISOBBEDIENZA CIVILE E NON QUELLA DELL'ANARCHIA Il figlio dello shah: questo voto è una mascherata «il regime è sempre più isolato, non riuscirà a fermare la spinta per il cambiamento » intervista Michel Bdle-Rlchard SIGNOR Reza Pahlavi, lei ha definito l'elezione presidenziale iraniana una «mascherata». Perché? «Un regime che ha una Costituzione che nega la sovranità del popolo e nel quale i candidati sono stati scelti dal regime, dove il parlamento non può votare le leggi che propone, non è certo un sistema rappresentativo del popolo. Questo regime interpreta la legge divina come vuole e le elezioni come si faceva in Unione sosvietica o nel regime di Saddam Hussein. Tutto questo per farci credere che hanno una vera legittimità. Questo tipo di elezioni va boicottato. Votare per questo regime significa votare per la sua sopravvivenza. Il popolo vuole una nuova Costituzione laica, basata sulla dichiarazioni universale dei diritti dell'Uomo. I. riformatori non hanno potuto fare nulla, si sono persi dieci anni. Bisogna cambiare». Quale sarebbe stato secondo lei un tasso di partecipazione da considerarsi come una vittoria? «Il 30 per cento. Due terzi di astensione sarebbero stati un ottimo segno. Ma bisogna tener conto che il regime può manipolare i risultati e far pressione sui cittadini per il timbro di voto obbligatorio sulla carta di identità. Ciò detto io credo che il regime sia sempre meno in condizioni di minacciare gli iraniani. I timori e le paure si dissipano sempre di più. Si propaga un movimento collettivo sempre più profondo. E non è solo composto di un'elite intellettuale, ma è sempre più radicato nel popolo». Fa appello a una sollevazione popolare? «Il mondo libero deve fare pressione sull'Iran. Non deve più cedere al ricatto nucleare di un regime terro¬ rista che vuole la bomba atomica. Il mondo deve giocare la carta iraniana, ma deve parlare al popolo prigioniero e non ai suoi carcerieri. Non bisogna ricadere nella trappola del cambiamento dei ruoli perché il gioco delle tre carte è sempre uguale anche se ogni volta esce una carta diversa. Bisogna appoggiare una campagna di disobbedienza civile e democratica. Lo scontro è ormai inevitabile». Può esplodere la violenza? «La violenza è inutile. La disobbedienza civile è un utile ed efficace strumento politico. Bisogna paralizzare il sistema, favorire la riconciliazione nazionale. Uno Stato di polizia non può controllare una sollevazione di massa. Gli iraniani non sono stupidi, sanno cosa accade nel mondo, soprattutto i giovani. Il regime è arcaico. Il paese sta per esplodere. L'importante è che tutto ciò non accada nell'anarchia. Noi vogliamo un'implosione democratica e pacifica. Se il campione delle riforme, Mohammed Khatami non ha potuto fare nulla, non sarà certo Ali Akbar Rafsanjani, il più detestato e il più corrotto del paese, che potrà cambiare le cose. È un regimo mafioso e paralizzato». Lei è per la restaurazione della monarchia? «La parola restaurazione ha una connotazione negativa. Gli iraniani devono poter scegliere liberamente il loro avvenire. La mia missione finirà il giorno in cui ci saranno vere elezioni libere. A partire da quel giorno io sarò pronto a servire il mio paese. Ma non mi preoccupo del mio avvenire personale». Copyright Le Monde Reza Ciro Pahlavi da piccolo insieme con io shah, la madre Farah Diba e una sorella

Persone citate: Akbar Rafsanjani, Farah Diba, Michel Bdle-rlchard, Mohammed Khatami, Reza Ciro Pahlavi, Reza Pahlavi, Saddam Hussein

Luoghi citati: Iran