Ahmadinejad, il sindaco che rimpiange il passato di Giuseppe Zaccaria

Ahmadinejad, il sindaco che rimpiange il passato Ahmadinejad, il sindaco che rimpiange il passato Si era finora distinto per aver fatto rifare i marciapiedi della capitale e per il suo zelo di persecutore della modernità e della democrazia Giuseppe Zaccaria inviato a TEHERAN Il recentissimo commento di un analista iraniano forse aiuta a capire quante cose si siano mosse ultimamente nei misteriosi circuiti del potere. Pochi giorni fa, da noi richiesto di un pronostico sui candidati (in quel momento ancora otto) al nome peraltro diffìcilmente pronunciabile di Mahmoud Ahmadinejad il noto politologo aveva reagito così: «Chi, quello? Al massimo può rifare qualche marciapiede, probabilmente si ritherà per fare spazio a un candidato più autorevole». A ritirarsi invece è stato un altro e adesso che l'uomo del marciapiede mette in pericolo da destra la vittoria di Hashemi Rafsanjani i politologi ripiegano la coda e i duri e puri gonfiano il petto. Ebbene sì, venerdì prossimo potrà dire la sua anche un ideologo della purezza islamica, un giovane forgiato alle temperie della guerra che a 49 anni da uomo maturo anziché farsi sedurre dai mutamenti della società si è arroccato sui valori essenziali della rivoluzione. Con lui troveranno nuovi spazi di manovra tutti coloro che nei gangli della Repubbhca Islamica giudicano Rafsanjani un pericoloso liquidatore dell'esistente. Per gli «hardliners», gli irriducibili, gli immutabili si approssima il momento di uno scontro che solo gli osservatori più superficiali possono ridurre a lotta di potere fra conservatori. Sembra chiaro che il Consiglio dei Guardiani ha mobilitato tutte le sue forze a sostegno del più grigio fra i candidati, della persona più inquadrata e manovrabile, generalmente descritta come piuttosto aliena da qualsiasi lampo di genialità. Finora Mahmoud Ahmadinejad si è distinto soprattutto per lo zelo persecutorio dispiegato contro qualsiasi cosa odorasse di nuovo. Secco, magro, bassino, l'abbigliamento dimesso e la barba rada del «mujahed», Ahmadinejad finora aveva dato notizia di sé solo due anni fa con la vittoria alle elezioni comunali di febbraio. In quell'occasione i biografi avevano scoperto che il nuovo sindaco di Teheran proveniva dalle fila delle Guardie della Rivoluzione e che durante la lunga guerra contro l'Iraq aveva brevemente combattuto per poi collocarsi alla guida di un servizio di informazione. Un profilo piuttosto scanno che però il sindaco aveva provveduto a integrare ben presto dichiarando guerra senza quartiere a qualsiasi iniziativa e pubblicazione sostenuta dal governo riformista. A fame per primo le spese fu il direttore della rivista «Hamshari», protetta dal governo ma di proprietà del comune cui immediatamente vennero tolte sede, energia elettrica e quant'altro. Dalle costole della pubblicazione era nato un altro giornale, «Sharg», che significa Est, il quale prima di scomparire fece il tempo a segnalare come sotto l'amministrazione Ahmadinejad da nego¬ zi di libri e giocattoli di Teheran fossero scoperse le «Barbie» a favore della saga di Harry Potter, promossa in tutti i modi in quanto meno antislamica. Il sindaco però non si limitava a odiare le «Barbie», sentimento peraltro nel quale non è proprio isolato: pochi mesi dopo scandahzzò mezza Teheran con una proposta che avrebbe voluto trasformare la metropoli in un' enorme pira funeraria. Due anni fa dopo il crollo del regime di Saddam Hussein i resti di molte migliaia di soldati uccisi negh anni Ottanta lungo lo Shatt al-Arab erano rientrati dal territorio iracheno e il sindaco propose una gigantesca cerimonia di cremazione da compiere neUe maggiori piazze della città. Il portavoce del Parlamento quello stesso Mehdi Karrubi che oggi l'ex sindaco sopravanza per un pugno di voti - coprì la proposta di ridicolo definendola «un rito insensato e un insulto ai martiri di quella guerra, che non meritano una simile esposizione a distanza di vent'anni». Oltre che uomo di grande equilibrio Karrubi è anche membro dellAssemblea per il Discernimento delle Scelte, il consiglio dei saggi che promana direttamente dalla Guida Suprema e la sua condanna sembrò porre una pietra tombale sulla carriera politica di Mahmoud Ahmadinejad. Invece pochi mesi fa il sindaco si dimette dalla carica e a fari spenti s'inserisce fra le otto candidature accolte dal Consiglio. Mentre tutti gli altri scatenano campagne elettorali rivolte ai giovani lui continua a lavorare in silenzio, forte dei marciapiede e dei semafori fatti installare a Teheran, dei lavori a cui è stato messo mano nel sud della città ma soprattutto dell'appoggio (evidente soltanto oggi) dell' intera struttura islamica dei reazionari. Guanto promette agli elettori è cosa che si chiarirà forse nei giorni a venire, il pericolo che incarna è già nettamente delineato. Quanto alla politica estera l'ex sindaco di Teheran è passato alle cronache per un'unica affermazione, per quanto lapidaria: «Il rapporto con gli Stati Uniti? Non mi sembra faccia parte delle nostre priorità». Quarantanove anni Un aspetto dimesso ha partecipato alla guerra contro l'Iraq ma dal fronte è subito passato a un ruolo nei servizi d'informazione Mahmoud Ahmadinejad

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