Palazzo Chigi, il teatrino degli indecisi a tutto di Alessandro Barbera

Palazzo Chigi, il teatrino degli indecisi a tutto COME E FALLITA LA TRATTATIVA SULL'IRAP Palazzo Chigi, il teatrino degli indecisi a tutto Tremontì e Lega da una parte, An e Udc dall'altra retroscena Alessandro Barbera ROMA IERI fra coloro che avevano partecipato al vertice con il governo si parlava dell'ennesima entrata in scena del teatrino degli indecisi. Dove l'indecisione in realtà era il frutto dei rapporti di forza tra le varie anime della m aggioranza: da un lato l'asse Lega-Tremonti e buona parte di Forza Italia, dall'altro An-Udc. Con in mezzo Siniscalco che non ha trovato la sintesi: la copertura per varare il taglio Irap. Bisognava tentare di accontentare tutti: le imprese più piccole, il ventre del nord produttivo, a cui il taglio Iran avrebbe dato meno vantaggi. E le imprese più grandi, che contavano in un segnale rapido proprio sul fronte del costo del lavoro. H perchè lo si può spiegare così: meno dipendenti hai, meno ti avvantaggi di un taglio che avrebbe dovuto abbattere già da quest'anno la componente costo del lavoro. Per questo la bozza messa a punto pensava anche alle imprese con pochi o nessun dipendente. Il ministro del Welfare Maroni nei giorni scorsi aveva ricordato il suo progetto di riduzione del cuneo fiscale che avrebbe dovuto incidere sui cosiddetti «oneri impropri». La bozza stanziava circa un mihardo all'anno per tre anni, prevedendo anche un innalzamento della no tax area per gli imprenditori individuali e i professionisti. La questione su cui si è arenato tutto, esattamente come avvenne con il taglio Irpef, è stata come finanziare gli sgravi. Nonostante se ne parlasse ormai dai giorni, al vertice con parti sociali ed enti locali nessuno si è presentato con una proposta precisa. A partire da Siniscalco il quale, scartata per ora l'ipotesi dell'armonizzazione delle rendite finanziarie, aveva con sé una sola soluzione pronta: l'innalzamento dell'Iva. Un'ipotesi invisa all'asse Lega-Forza Italia e invece sostenuta da An e Udc. «Noi voteremmo contro», ha detto il leghista Calderoli alle agenzie poco dopo il vertice le parti sociah. Ma poco prima ad azzoppare il piano del Tesoro era stato il premier in persona: «Non sappiamo ancora se e come ci sarà». Siniscalco era invece favorevole; da un lato perché la tassazione indiretta in Italia è complessivamente fra le più basse d'Europa, e poi perché garantirebbe uh gettito ghiottissimo. Il ministro aveva presentato due simulazioni. La prima calcolava l'aumento dell'aliquota Iva del 10% all'1 l0Zo : un miliardo di gettito all'anno. La seconda quella dell'aumento dal 20 al 210Zo: quattro miliardi all'anno. Quest'ultima ipotesi garantiva da sola l'intéro gettito afello sgravio Irap sul lavoro: dodici miliardi in tre anni. Ma Lega e gran parte di Forza Italia non volevano sentire ragioni. Per almeno tre motivi, ha detto per tutti il consigliere economico del premier Brunetta: «L'aumento dell'Iva in recessione deprime i consumi, alza l'inflazione, e fa incavolale gli italiani. Punto». La vicenda si potrebbe catalogare fra quelle di «normale dialettica» all'interno di una maggioranza, se non fosse che tutto è accaduto di fronte a coloro che si aspettavano di trovare sul tavolo una proposta chiusa. Alcuni se la sono presa a male, come il leader della Cisl Pezzetta die si è guadagnato gli sguardi compiaciuti del vicepremier Tremontì. O come il vicepresidente di Confindustria Pininfarina, che di fronte alla proposta di far rientrare gli ammortamenti nella base imponibile dell'Irap (oggi sono deducibi¬ li), ha risposto che era meglio «non fare nulla». Altri ci hanno scherzato su: «Dalla concertazione alla sessione d'ascolto», ha detto la segretaria confederale Cgil Maulucci. Finiti gli incontri Berlusconi si è chiuso nelle sue stanze con un pezzo di governo per decidere il da farsi. E nonostante il premier abbia offerto la cena a tutti, il clima non è stato troppo conviviale. Anche questa volta sotto tiro è finito il ministro del Tesoro, per non aver preparato un pacchetto organico. L'attacco, ca va sans dire, è arrivato proprio dalla testa pensante dell'asse del nord, vale a dire dall'ex titolare del Tesoro, Giulio Tremontì. Ma sia An che l'Udo vedevano come fumo negli occhi i tagli alla spesa prospettati soprattutto dai tecnici di Forza Italia. Inoltre Siniscalco voleva evitare che il taglio Irap venisse finanziato in deficit. «Stando così le cose rimandiamo tutto alla Finanziaria», ha chiosato Berlusconi. La partita è rinviata. L'IVA IN EUROPA ALIQUOTE BASE IN Vo Danimarca Ungheria Svezia Polonia Finlandia Belgio Irlanda Italia Austria Slovenia Olanda Portogallo Slovacchia Rep. Ceca Grecia Malta Lettonia Lituania Estonia M I Lussemburgo Cipro