Il Kuwait apre alle riforme: prima donna ministro di Carla Reschia

Il Kuwait apre alle riforme: prima donna ministro APPENA UN MESE FA IL PARLAMENTO AVEVA AMMESSO IL VOTO FEMMINILE Il Kuwait apre alle riforme: prima donna ministro Carla Reschia «Sono felice. Questo è un onore concesso non solo alla mia persona ma a tutte le sorelle che si sono battute per dimostrare le capacità delle donne kuwaitiane». Quando, il 16 maggio scorso, il Parlamento aveva approvato - con 35 voti a favore e 23 contrari - un emendamento alla costituzione che estendeva alle donne il diritto di voto e la possibilità di candidarsi alle elezioni, il primo ministro del Kuwait, Sheikh Sabah al Ahmad al Sabah, aveva promesso di nominare al più presto una «ministra». Promessa mantenuta: ieri la tv di stato ha annunciato che Massouma al Mubarak, docente di Scienze politiche e attivista per i diritti umani, è stata scelta per il dicastero della Pianificazione e dello sviluppo amministrativo al posto di Ahmad al-Abdullah al-Sabah che, oltre a mantenere l'incarico di ministro delle Comunicazioni ha avuto il portafoglio della Sanità. Prima di lei, il 2 giugno, altre due donne erano entrate a far parte dell'unico consiglio municipale dell'emirato, a Kuwait City. Scelte dal governo, anche loro. Ma alle legislative in calendario per il 2007, quando verrà applicata per la prima volta la riforma del diritto di voto, verranno forse raggiunte da colleghe regolarmente elette. Alla nomina di Massouma, che ha chiesto un po'di tempo per mettere a punto il suo programma, manca soltanto la ratifica ufficiale, peraltro scontata, dello sceicco Jaher Al Ahmed Al Sabah, fautore della storica svolta tuttora assai osteggiata dall'ala conservatrice e fondamentalista del Paese. Nel piccolo e ricchissimo emirato a conduzione familiare, infatti, le donne hanno da tempo ruoli di primo piano nel settore petrolifero, nel mondo accademico e nella diplomazia, tanto che durante la prima Guerra del Golfo le loro immagini disinvolte alla guida di auto e all'onore del mondo, avevano suscitato una levata di scudi da parte delle ultra-represse donne saudite. Il diritto di voto, attivo e passivo, era l'ultimo baluar¬ do, crollato un mese fa dopo nove ore di dibattito in aula e la strenua opposizione dei fondamentabsti che avevano minacciato di bloccare i lavori. L'annuncio che l'emendamento era passato era stato accolto da un boato e dall'inno nazionale da parte del pubblico in galleria mentre nel cortile del Parlamento le attiviste danzavano e cantavano, in lacrime per la gioia. Ora la scelta di Massouma, specializzata in relazioni intemazionali con un master dell'Università di Denver in Colorado, opinionista per il quotidiano al Anba e accademica di rango, dimostra che non si è trattato di una concessione di facciata e l'emirato sta intraprendendo seriamente la strada delle riforme. Il Kuwait si adegua cosi agli emirati fratelli Bahrain, Qatar e Oman dove da qualche anno le donne partecipano attivamente alla vita politica e ricoprono incarichi di governo. Resta esclusa, ancora una volta, l'Arabia Saudita dove d'altra parte i partiti politici sono al bando e anche il suffragio maschile è conquista recentissima tanto che le prime elezioni municipali dagh Anni '60 a questa parte si sono tenute nel febbraio scorso, e solo per metà dei seggi sull'onda di enormi pressioni intemazionali, sopratuttto da parte degli Stati Uniti, decisi a imporre al loro alleato più ambiguo le regole del «Grande Medio Oriente» sognato da Bush. Massouma al-Mubarak nel suo nuovo ufficio ministeriale

Persone citate: Ahmed Al Sabah, Bush, Mubarak, Sheikh Sabah

Luoghi citati: Arabia Saudita, Colorado, Kuwait, Medio Oriente, Oman, Qatar, Stati Uniti