Terrorismo, molti arresti e poche condanne di Maurizio Molinari

Terrorismo, molti arresti e poche condanne MENTRE IL CONGRESSO STA PER DECIDERE SE RINNOVARE IL «PATRIOT ACT» Terrorismo, molti arresti e poche condanne Il Washington Post: 300 i fermati, solo 39 i colpevoli Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Il «Washington Post» sfida la Casa Bianca pubblicando un' indagine sugli arresti per terrorismo negli Stati Uniti che smentisce le dichiarazioni del presidente George W. Bush. Se Bush durante un intervento pubblico a Columbus, in Ohio, aveva dichiarato la scorsa settimana che le indagini sui casi di terrorismo svolte dopo gli attacchi dell'I 1 settembre 2001 hanno portato all'aincriminazione di oltre 400 sospetti la metà dei quali sono stati condannati», l'inchiesta condotta dal «Washington Post» negli ultimi sei mesi sulla base di informazioni ottenute dal Dipartimento della Giustizia fa emergere numeri ben differenti. La lista di nomi ottenuta dal quotidiano in dicembre include infatti 330 individui «sospetti accusati di terrorismo» dal settembre 2001 al settembre 2004 ma in 180 di questi casi non è stata trovata alcuna prova di collegamenti con Al Qaeda o altri gruppi terroristi. Solo per 142 sospetti l'esistenza di un «legame terroristico» è stata provata dal Dipartimento della Giustizia ma fra questi solo 73 sono stati poi effettivamente condannati e solo in 39 casi ciò è avvenuto per reati relativi di atti di terrorismo o contro la sicurezza nazionale. In quest' ultimo gruppo di 39 condannati 14 sono stati trovati colpevoli di legami con Al Qaeda, 2 con gli insorti in Iraq, 2 con gruppi islamici egiziani, 3 con cellule fondamentaliste pakistane, 9 con i palestinesi di Hamas, della Jibad islamica e gli Hezbollah fìloiraniani, 5 con i taleban afghani e 4 con la guerriglia colombiana. I volti più noti dei 39 condannati su 330 indagati sono quelli di Richard Reid, che tentò di far saltare in aria un aereo civile con l'esplosivo nascosto nelle scarpe, il talebano-americano John Walker Lindh catturato in Afghanistan, il franco-marocchino Zacarias Moussaoui dichiaratosi colpevole di legami con il commando dell'I! settembre, lyman Paris che ammise di aver incontrato Bin Laden e voler far crollare il ponte di Brooklyn e sei immigrati yemeniti che progettavano attacchi contro New York. Ma l'analisi dei 291 casi di indagati risultati estranei al terrorismo o condannati per altri reati dalla falsa testimonianza al contrabbando - porta il «Washington Post» alia conclusione che l'applicazione delle leggi del «Patriot Act» hanno dato risultati assai dubbi, portando alla restrizione delle libertà di numerosi individui che nulla avevano a che fare con Al Qaeda ed organizzazioni a lei assimilabili. L'indagine del quotidiano non riguarda i detenuti nel carcere di Guantanamo al fine di sottolineare come il «Patriot Act» sacrifichi i diritti personali di cittadini e residenti legali negli Stati Uniti. La pubblicazione dei documenti coincide con l'appello lanciato da Bush al Congresso per il rinnovo proprio delle leggi del «Patriot Act» e conferma che l'amministrazione è sotto assedio da parte di chi vuole modificare la legislazione antiterrorismo varata dopo gli attacchi dell'I 1 settembre 2001. L'altro fronte" è quello della sorte del carcere di Guantanamo - dove sono rinchiusi circa 500 detenuti sospetti taleban e membri di Al Qaeda - che anche alcuni leader repubblicani, come il senatore della Florida Mei Martinez, chiedono di chiudere. «E' un'icona di tutti i possibili errori», ha detto ieri Martinez, richiamandosi alle dichiarazioni rilasciate dal presidente Bush alla tv Fox in cui diceva di voler «esplorare» soluzioni alternative alla detenzione nel carcere di Cuba. «Ci dobbiamo chiedere se tutte le persone detenute a Guantanamo - ha detto Henry Kissinger alla tv Cnn devono davvero stare dietro le sbarre». Un ulteriore fronte di polemica con Washington è stato aperto dal governo di Islamabad, che ha contestato all'Fbi l'accusa rivolta nei confronti di due musulmani-americani arrestati in California per essersi recati «più volte» negli ultimi due anni in Pakistan per essere addestrati ad «uccidere americani». «Sul nostro territorio non esistono campi di addestramento di Al Qaeda o gruppi simili», ha dichiarato il primo ministro Shaukat Aziz. ts&slmm Alcuni detenuti islamici nel carcere di Guantanamo, nell'isola di Cuba