Cocktail d'amore di Margherita Giacobino

Cocktail d'amore Cocktail d'amore 700 e più modi di essere lesbica ovvero tante storie in una ricerca TIMIDE o assertive? represse o liberate? colpevoli o consapevoli? materne o libertine? Come sono le lesbiche di oggi, come vivono una condizione che per alcuni è ancora una parolaccia e per altri sembra perdersi nell'indistinto delle nuove identità postmoderne? Settecento questionari, settecento donne che amano le donne, di età, situazioni sociah e livelli culturali diversi, hanno risposto a 150 domande su temi pome l'identità, la famiglia, le amicizie, le relazioni amorose, i rapporti sociah e politici. Il risultato della ricerca, e della paziente elaborazione da parte di un gruppo di donne milanesi, è «Cocktail d'amore, 700 e più modi di essere lesbica)), che verrà presentata giovedì 16 giugno, ore 21, al Punto Prestito Gabriele d'Annunzio, via Saccarelh 18 (intervengono, tra gli altri, alcune curatrici e Chiara Bertone, sociologa all'Università del Piemonte Orientale). Non è tanto un'indagine statistica o una teoria sul lesbismo quanto una serie di storie in prima persona, una polifonia di voci narranti che dialogano, si interrogano, raccontano esperienze, ricordi e sogni. Voci - e fa piacere constatarlo anche se a dubitarne potevano essere solo i più fieri sostenitori dei luoghi comuni - che suonano spesso forti e coscienti, articolate e capaci di ascolto e di autoironia. Centrale e attualissimo il capitolo sulla maternità, forse il più rivelatore di situazioni sommerse (ma non troppo) e fermenti nuovi. In un'epoca in cui le madri, loro malgrado, fanno inorridire i lettori di cronaca con storie di infanticidi, una madre lesbica è sicuramente un esempio vivente di maternità voluta, e, se da un lato ricorre a moderne tecniche di inseminazione, dall'altro sembra attingere, per capacità di sacrificio e forza d'animo, alle più arcaiche risorse del materno. Lucida e determinata come e più di una manager, è lei ad assumere le posizioni di massima visibilità, e il suo atteggiamento fermo riscuote risposte positive: «Devo dire che la cosa normale che mi viene detta è "Cavoli che coraggio!"» dice un'intervistata. E alla lediatra: «Le ho detto che la bambina è stata concepita con 'inseminazione artificiale, e lei: "Perché non è sposata?". Alla mia risposta "No, ho una compagna", ha esclamato "Meno male! Se no, allevarla da sola, un bel peso!"». Unn chiara vittoria della solidarietà femminile e del buon senso sul pregiudizio. Rivelatrice anche la sezione sulle amicizie, da cui traspare che gh amici delle lesbiche (ma anche dei gay) tendono spesso a minimizzarne la diversità, non solo per affetto ma anche per paura di dover invece affrontare verità che preferiscono lasciare appena adombrate. E di essere costretti a mettere in questione le proprie certezze. Il coming out amicale può scatenare ambiguità, con l'entrata in gioco della componente sessuale prima latente: «E ora cosa cambia?» si chiede una ragazza dopo aver appreso che una sua cara amica è lesbica, e commenta: «Se non le piaccio è più semplice perché non si creano situazioni imbarazzanti, però piacere piace comunque». E ancora, un genitore di figli in età scolare, alla domanda: «Se tuo figlio/a avesse un'insegnante dichiaratamente lesbica come ti sentiresti?» ribatte con un riferimento illustre: «La prima risposta che mi viene è: be' potrebbe essere Virginia Woolf! ». La ricerca è stata condotta in collaborazione con la Città di Torino - Divisione Servizi Educativi - Servizio per il superamento delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere, e le BibUoteche Civiche Torinesi. Margherita Giacobino i j i La ricerca viene presentata giovedì 16 in via Saccarelli 18 alle 21

Persone citate: Chiara Bertone, Gabriele D'annunzio, Virginia Woolf

Luoghi citati: Piemonte, Torino