Marat-Sade, la pazzia è assenza di Monica Bonetto

Marat-Sade, la pazzia è assenza TORINESE, TEATRO DI ROM. A E FONDAZIONE TEATRO DUE DI PARMA Marat-Sade, la pazzia è assenza Debutta il 15 alle Limone diretta da Le Moli 'opera di Weiss: musica e più di 40 artisti SIN da quando fece la sua apparizione nel 1964 , fu subito chiaro cbe il gioco del teatro nel teatro in «Persecuzione e assassinio di Jean Paul Marat, rappresentati dai ricoverati del manicomio di Charenton sotto la guida del Marchese de Sade» non si limitava a puro pretesto scenico. C'era qualcosa di più complesso ed evocativo, necessario ed urgente. Intanto il piano d'azione era triplice: gli attori erano chiamati non soltanto a impersonare il ruolo di attori, ma di attori a loro volta impegnati a recitare la parte di pazienti di un manicomio reclutati per dar vita ai «personaggi» di un'altra recita ancora. La rappresentazione inscenata inoltre, trascendeva col procedere del rito sino alla deflagrazione, trasformandosi in rivolta dei malati sedata prontamente daghinfennieri agh ordini del direttore Coulmier. Nato in un preciso momento storico, di quest'ultimo il testo faceva propri con spregiudicata lucidità, dubbi e istanze: si interrogava sulla contrapposizione inesorabile tra istinto e razionabtà, tra libertà individuale e ragioni della Rivoluzione, e si domandava infine se fosse possibile una lotta di classe contro il sistema borghese che non deviasse in nefande derive repressive. Dell' opera si innamorò perdutamente Peter Brook, che ne fece, pochi anni dopo, una memorabile messinscena da cui fu tratto un film. Oggi, il «Marat-Sade» di Weiss è considerata tra le opere migliori prodotte nel secolo scorso, un «classico» con cui confrontarsi, e il regista Walter Le Moli ammette che era da tempo che sentiva la necessità di tornare ad affrontarla. Lo ha fatto ora, allestendo uno spettacolo coprodotto dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino, dal Teatro di Roma e dalla Fondazione Teatro Due di Parma; il debutto è previsto per mercoledì 15 giugno alle 20,45 alle Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri. La traduzione è quella di Ippolito Pizzetti, la scenografia è stata curata da Tiziano Santi, i costumi sono di Nullio Ricchetti (ma la realizzazione si deve a Giovanna Avanzi). Più di quaranta poi, gli attori e i musicisti coinvolti. Si tratta infatti di un particolare adattamento teatral-musicale del copione, nel quale le battute degb interpreti diventano una sorta di recitativo innestato sulla partitura de «Le quattro stagioni» di Antonio Vivaldi (eseguito dal vivo dall'Ensemble Europa Galante diretto da Fabio Biondi) e la pazzia virulenta del testo si stempera, svuotata, in una «pazzia dell'assenza». «Se "Le quattro stagioni" rimandano alle quattro stagioni dell'uomo, della vita, della natura, della Rivoluzione spiega infatti Le Moli-, se sottili e intriganti legami esistono tra la figura del "prete rosso" Vivaldi e quella del "divin marchese" De Sade, se vi sono rimandi allo storico allestimento di Brook, alla crudeltà, al tema del "doppio", se l'attore diventa macchina al servizio di un'altra macchina - la Macchina Musicale - la pazzia assume allora l'ineluttabile colore dell' assenza». Repliche sino al 24. Monica Bonetto mmSri&^^^M^^,^. Tre belle immagini del «Marat-Sade» di Le Moli

Luoghi citati: Europa, Moncalieri, Torino