«Ero un agnellino spaurito, ma col fez»

«Ero un agnellino spaurito, ma col fez» «Ero un agnellino spaurito, ma col fez» Anni Trenta: il ricordo indelebile di bambino di sei anni «arruolato» a forza nei Balilla e inviato in colonia a Loano GIANFRANCO Ribolzi, avvocato torinese ha una memoria di ferro, e ricorda con tutti i minuti particolari un episodio ai tempi del Duce, settant'annifa, che intitola «Un agnellino con il fez». La foto è dell'estate del 1934, scattata da Silvio Ottolenghi, celebre fotoreporter torinese, ma di origine toscana, attivo e noto fino agli Anni 50. Tutti i vecchi torinesi ricordano ancora il motto della sua agenzia di piazza Carlo Febee 1: «Nulla sfugge al mio obiettivo». Da notare il maestro in camicia nera e la «scorta» di militari con elmetti e mantelline della Grande Guerra. «Conservo una patetica fotografia degli anni trenta - scrive Ribolzi. - In una giornata piovigginosa davanti alla stazione di Porta Nuova una scomposta fila, che dovrebbe, ma non ci riesce, avere un'aria marziale. di bambini vestiti da "balilla" attende rassegnata che il capomanipolo dia l'ordine di entrare nella stazione e di salire sul treno diretto a Loano per trascorrervi poche settimane di colonia marina. Il primo della fila, in quanto il più piccolo, ha l'aria smarrita dell'agnellino allontanato a forza dalla mammapecora: quell'agnellino ero io. Avevo da pochi mesi compiuto i sei anni e perciò avevo il diritto-dovere di indossare la camicia nera, il foulard azzurro ed il fez, nonché quello, più impegnativo, "di eseguire senza discutere gli ordini del Duce e di difendere con tutte le mie forze e se necessario col mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista", secondo la formula del giuramento stampato sulla mia tessera. Pare che nessuno si fosse posto il dubbio se il richiedere un giuramento così formulato ad un bambino di sei anni fosse proprio del tutto plausibile. Comunque ora ero lì, con il mio fez in testa, la mia tessera col giuramento in tasca e la mia aria di agnellino sperduto stampata in faccia. Per la prima volta mi allontanavo da casa senza le materne ah protettrici. La situazione mi appariva satura di possibilità ostili, un'esperienza piena di pericolose incognite, non sapevo nuotare e la prospettiva di essere portato al mare non mi lasciava tranquillo, la vista degli altri ragazzi, tutti più robusti di me e già esperti di queste avventurose spedizioni, mi suggeriva istintivamente che non potevo aspettarmi niente di buono, mi sentivo in potere di un'autorità sconosciuta che poteva darmi a suo capriccio ordini incomprensibili, insomma poteva accadere di tutto, una forza ignota ed imprevedibile poteva colpirmi ovunque senza palesarsi prima, misteriosa e non individuabile per quanta attenzione potessi dedicarle. Nella vecchia immagine pare quasi di veder scorrere sulla mia fronte queste palpabili apprensioni. Non vi è traccia alcuna della determinazione di difendere col mio sangue la causa della rivoluzione fascista.» Indicativo della persona è il suo indirizzzo elettronico: tolleranzaO@libero.it 1934. Una squadra di Balilla davanti alla Stazione di Porta Nuova. Ribolzi è il frugoletto accanto al portabandiera

Persone citate: Duce, Gianfranco Ribolzi, Ribolzi, Silvio Ottolenghi

Luoghi citati: Loano