Una legge per il libro? Ormai è diventata una farsa di Stato di Mirella Appiotti

Una legge per il libro? Ormai è diventata una farsa di Stato PROSSIMAMENTE Una legge per il libro? Ormai è diventata una farsa di Stato Mirella Appiotti SPESSO lacerata all'interno, grossi nomi che se ne vanno anche sbattendo la porta per poi tornare, vedi Mondadori e la Longanesi (ancora ai tempi di Spagnoli, un gruppo come Giunti mai entrato, fazioni, i piccoli che accusano i grandi di strapotere: detto questo nessuno vorrà però disconoscere i meriti che l'Associazione Italiana Editori (una delle più antiche istituzioni del Paese) ha accumulato nei decenni, prima di tutto nel tenere unite oltre 400 testate che rappresentano il 7507o del nostro mercato editoriale, Per di più avendo il coraggio della polemica e della denuncia, come è avvenuto, proprio giorni fa con Federico Motta rieletto al vertice per la terza volta, sei anni consecutivi su una poltrona non sempre comoda (i colleghi sem¬ brano lasciargliela volentieri). Il presidente denuncia E chiama in causa un po' tutti, dal lettore che «non sa leggere per proprio piacere e poco sa leggere per dovere», a quello Stato che se poco fa per la cultura in generale «nulla fa per il libro». Forte della propria inattaccabile esperienza di editore, una sorta di malattia «ereditaria» visto che la Motta, nata negh Anni 10 (come, subito famoso, «Clichè Motta», oggi piccolo impero, specie nella scolastica, nel settore ragazzi, nelle enciclopedie, nell'arte come in architettura e adesso nel multimediale), sta per arrivare al secolo mantenendo vivo l'asse familiare, nella sua «lectio» di insediamento Federico Motta ha toccato i tasti dolenti del settore. Nell'ordine: la degge sul libro», attesa da decenni, tutte le proposte arenate, ultima quella di Adomato, ormai quasi una farsa, ma senza la quale non bastano né il di sul prezzo fìsso (sconto massimo 1507o, in funzione dal 1 "gennaio 2005) né «il credito d'imposta sulla carta», nell'ultima Finanziaria esteso all' editoria libraria. La disattesa, sinora, direttiva europea sul «diritto di prestito» che impone allo Stato, su ogni volume dato in lettura dalle biblioteche, il pagamento di royalties dovute ad autori e editori i quali ultimi se ne servirebbero per reinvestire. Una ormai necessaria «rivoluzione dei modi di produzione e diffusione dei contenuti culturah», specie dopo l'abbinamento miliardario libro-quotidiano. Necessità «primaria in era Internet di una rinnovata tutela dei diritti d'autore». Questioni di fondo «non risolte che tendono ad aggravarsi...». Abbiamo bisogno di più lettori e più richiesta di cultura itahana in campo intemazionale. Traguardi che Motta presidente vede ostacolati soprattutto dalla situazione sociopolitica: «instabilità, frammentarietà del dialogo, interferenze, iniziative contraddittorie, difficoltà economica nel Paese, perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni, animosità contro un' autonomia culturale che rivendichiamo, frequenti incomprensioni sul nostro molo, il non voler da parte nostra essere a rimorchio di nessun potere». Allora: tutti santi in editoria, tutte reprobe le istituzioni? Forse le cose non sono tutte così lineari. Ma, restando ai fatti, l'Associazione Editori sta lavorando a una Festa del Libro, in vista di Torino-Roma capitali mondiali del libro 2006-2007 è entrata nella Fondazione del Lingotto, sostiene la romana fiera, «unica in Europa» della piccola editoria «Più libri più liberi». Convinto Federico Motta che «basta talvolta fare anche poco e i ritorni si vedono. Nel 2004 nel settore più ampio dell'editoria, quello della "varia", la crescita è stata di oltre il 50Zo». Traguardo da sogno, per il resto dei nostri mercati. Federico Motta, E D'Alessandro sugli scudi Neodirettore editoriale di Bruno Mondadori al posto di Francesco Cataluccio passato a Bollati Boringhieri. L'avevamo un po' perso di vista dopo «Le Vespe», piccola editrice di qualità mai decollata. Esperienza che ricordava quella con Anabasi, sigla molto meritevole «inventata» con Maria Giulia Castagnone e vissuta 5-6 anni nei primi Novanta, cui Sandro D'Alessandro era arrivato da ex Bompiani ed ex direttore editoriale Feltrinelli. Grande esperto, D'Alessandro alla B. Mondadori sarà garante di continuità tra le due anime dell'editrice, i legami stretti con l'università e lo sguardo costante al lettore forte, per una saggistica attenta a quella «dimendone narrativa» che sinora ha portato alTeditrice i noti consensi. Diamogli il tempo per preparare il «suo» programma da cui affiora per ora soltanto il nome di Richard Sennett, l'autore di DecKno dell'uomo pubblico, di Autorità tradotto da D'Alessandro medesimo, di U rispetta appena uscito dal Mulino. Sociologo ma anche critico letterario e romanziere, Sennett basta ad indicare il futuro cammino. Federico Motta, rieletto presidente degli editori, da sei anni su una poltrona scomoda, denuncia indecisioni, instabilità, interferenze dei poteri pubblici nel sostegno alla lettura Federico Motta, rieletto presidente dell' A,

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