«Mai come ora il sole sorge ad Oriente» di Zeni

«Mai come ora il sole sorge ad Oriente» NEL RAPPORTO DEL CENTRO EINAUDI-LAZARD LE PROSPETTIVE DELLA GLOBALIZZAZIONE. L'ITALIA? «HA UNA GAMBA ROTTA, SERVE IL GESSO» «Mai come ora il sole sorge ad Oriente» Deaglio: si è spostato il baricentro dell'economia mondiale Armando Zeni MILANO Dieci anni e sembrano un secolo. Già, proprio così: perché dieci anni fa, anno del primo rapporto sull'economia globale e l'Italia firmato dal Centro Einaudi e da Lazard, ricorda il professor Mario Deaglio, persino il termine globalizzazione era sconosciuto. Mentre ora basta sfogherà l'ultimo rapporto, il decimo, presentato proprio ieri a Milano, titolo che più esphcito non si può «Il sole sorge a Oriente», per toccare con mano i risultati di questa globalizzazione. A cominciare dal capovolgimento del baricentro attorno al quale ruota l'economia mondiale, un tempo posizionato sull'Atlantico, tra Usa ed Europa, oggi spostato irrimediabilmente sul versante del Pacifico, verso Cina, India, tigri asiatiche (Corea, Indonesia, Singapore, Malesia, Tailandia, Filippine e Vietnam), Giappone. Dall'Atlantico al Pacifico. Basta un dato, il più scioccante, a fotografare il ruggito del leone asiatico: nel 2005 più della metà della crescita mondiale, il 5507o, viene dai Paesi che nel rapporto vengono definiti «Asia dinamica» contro un 25,l07o dell'ex fronte atlantico, Usa ed Europa, contro un 19,80Zo di tutto il resto. Un balzo incredibile che spiega, se mai ce ne ancora fosse bisogno, l'avanzata prepotente della Cina forte del suo 13,50Zo del prodotto lordo mondiale, sempre più «fabbrica del mondo», sempre più aggressiva nelle sue esportazioni, sempre più sorprendente per il numero di multinazionali che ormai spaziano dalla siderurgia (con la Baosteel, sesto produttore al mondo, presieduta da ima donna, Xie Qihua) al settore petrolifero (Sinopec, Petrochina, Cnooc), dagli elettrodomestici (Haier, Tic) al personal computer (Lenovo, l'azienda che ha rilevato pochi mesi fa la divisione pc dell'Ibm), dall'automobile (Saie) alla componentistica (Wanxiang). Un boom che ha in Shanghai, la città dei tremila grattacieli, il suo simbolo più spettacolare, la Shanghai dove si sta costruendo quello che sarà il più alto edificio del mondo, la sede del World Financial Cantre, metafora jerfetta, secondo Deaglio, di un laricentro spostato da Ovest ad Est, dal World Trade Center di New York, teatro dello spaventoso attentato dell'I 1 settembre, al World Financial di Shanghai. Ieri e oggi. Con un domani sotto il segno del dragone con il quale, prevede Deaglio, «si consumerà un duro confronto attraverso negoziati che porteranno a un ulteriore allontanamento dal mercato», come a dire che le tensioni nel tessile e nel calzaturiero tra Cina ed Europa non si stempereranno certo da sole, soprattutto se si considera che le pressioni sul tessile sono anche uno strumento di pressione per l'abolizione dell'em¬ bargo europeo alle esportazioni di armi in Cina, nodo difficilissimo da districare visti i veti americani. Per non parlare poi di chi spera di raffreddare l'ejqjort cinese rivalutando la moneta, lo yuan, attenzione, mette in guardia Deaglio, potrebbe crearsi una grave situazione di instabilità. Il sole sorge a Oriente, insiste il decimo rapporto Einaudi-Lazard pur sottolineando i rischi (dai disastri ambientali già per altro visibih all'eccessiva dipendenza dal petrolio, giù, giù fino a possibili scenari apocalittici che comprendono persino il rischio di nuove epidemie) per la sostenibilità di uno sviluppo tanto tumultuoso. E in America? In Europa: sole tramontato per sempre? Ovvio che no, anche se gh scenari del decimo rapporto su Stati uniti ed Europa non sono ottimistici. L'America, sintetizza anche qui con metafora azzeccata Deagho, «sembra comportarsi come un automobilista con il serbatoio vuoto, pronto a riempirlo con ciò che trova, nella speranza che il suo veicolo continui a funzionare, e a chi lo rimprovera per la sua sventatezza, l'automobilista ribatte che è inseguito da un nemico e che solo così può riuscire a mettersi in salvo». Mentre la vecchia Europa appare pri¬ va di una visione strategica e di un modello, stretta com'è tra soluzioni interventiste o soluzioni liberiste, una l'opposto dell'altra, per problemi che cominciano a pesare troppo; l'invecchiamento della popolazione, l'immigrazione, l'insostenibilità dei sistemi pensionistici. E' in questa Europa senza modello che fa da fanalino di coda un'Italia che il rapporto definisce con proverbio inglese *una nuvola nera con qualche bordo d'ai^ento»: un Paese sempre più povero, che non si riconosce nelle proprie statistiche e con una popolazione in rapido invecchiamento. Tante ombre, troppe. Qualche luce. Come la sorpresa di una ricerca scientifica made in Italy che pesa più di quanto si creda, come le nuove strategie dei grandi gruppi finalmente più attivi, come l'aggressività di una pattuglia di medde aziende decise a trovar spazio nel mondo (per esempio il nuovo polo del motociclo, cita Deagho), come la vitalità di molte piccole imprese presenti in nicchie particolari (per esempio nel settore delle apparecchiature biomedicali, cita Deagho). Certo, l'imperativo adesso è di tenere quanto meno tutte le industrie che abbiamo, visto che «siamo già usciti da troppi settori», cercando di trovare «dei cavalli su cui puntare». Troppo poco per sperare in un futuro meno pessimista dell'Italia? «Io sono un medico che fa una diagnosi - replica, pacato, Deagho - a chi ha una gamba rotta dico che se non si mette il gesso non potrà più correre ma se si ingessa potrà ancora farlo». «L'America è come un automobilista che mette nel serbatoio tutto quello che trova e spera che il veicolo continui a funzionare L'Europa è priva di una strategia e di un modello: una nuvola nera bordata d'argento»

Persone citate: Deaglio, Einaudi, Lazard, Mario Deaglio, Saie