L'appartamento, un sogno ancora in lista d'attesa

L'appartamento, un sogno ancora in lista d'attesa L'appartamento, un sogno ancora in lista d'attesa Il sindacato: mancano due milioni di alloggi per giovani e nuclei a medio reddito LAKm^mm^ . ..,..:. -■. ..:... sm analisi Raffaello Mascl ROMA MA in Italia, Paese in cui r800Zo delle famiglie ha fatto sacrifici inenarrabili ma possiede un alloggio, c'è veramente fame di case? Il Sicet, sindacato degli inquilini aderente alla Cisl che inizia stamattina il proprio congresso a Napoli, dice di sì: «Ne servono almeno due milioni - spiega il segretario, l'architetto Ferruccio Rossini - perché il 200Zo non ce l'ha e non se la può permettere, perché ci sono le giovani coppie, perché esiste una massa di giovani che vogliono smammare e, soprattutto, perché non c'è un mercato degli affitti che sia accessibile ad un reddito medio. Per non dire delle 100 mila famiglie sotto sfratto». Tant'è, dice sempre il Sicet, che negli ultimi dieci anni si sono accumulate presso i comuni circa 18 milioni di domande per case di edilizia economica e popolare, ma i comuni non trovano le aree, non hanno i soldi per le opere di urbanizzazione, e i finanziamenti pubblici sono andati scemando sempre più. «Da 34.000 abitazioni costruite con piani di edilizia sovvenzionata (cioè a carico dello Stato - ndr) nel 1984, si è scesi a 1.900 nel 2004 dice il Cresme, uno dei più importanti centri studi sul mercato edilizio in Italia - E la dinamica delle abitazioni costruite in regime agevolato (cioè con finanziamenti a condizioni vantaggiose - ndr) è molto simile: da 56 mila a 11 mila». Finiti i piani «Ina-casa» varati con la legge 28 febbraio del '49 dall'allora ministro Fanfani, finiti i progetti dello lacp (l'istituto auto¬ nomo della case popolari) smembrato e passato alle Regioni, finiti nel '98 i contributi Gescal che alimentavano un'altra rete analoga, di case popolari non si è più parlato. Non solo. Il patrimonio abitativo che c'era, è stato in parte svenduto e in parte lasciato deperire per mancanza di fondi. Negli ultimi dieci anni, del milione e 200 mila alloggi dello lacp, 500 mila sono stati alienati, 700 mila sono ancora affittati (a prezzi irrisori) e 72 mila sono a riscatto. C'erano anche le circa 100 mila case degli enti previdenziali, ma la metà sono state vendute, e per le altre si prospetta un destino analogo: prezzi agevolati ma non sempre accessibUi. E chi può, può. In sostanza le case sono diminuite, e quelle rimaste non sono disponibili. La Francia, per dire di un esempio europeo importante, ha costruito negli anni tre milioni e mezzo di case popolari, l'Inghilterra 4 milioni, la Spagna - che ne aveva poche - ha varato un piano per un milione di alloggi. In Italia, invece, l'impegno pubblico nel settore è in caduta libera: «Dall'8% del 1984 si è passati all'1% nel 2004 - dice ancora il Cresme - e, parallelamente, si è assistito ad una crescita del ruolo delle imprese negli ultimi anni di congiuntura immobiliare favorevole». Così, se lo Stato è arretrato, i costruttori privati sono passati dal 32 al 50 per cento del mercato e le coperative si sono ridotte dal 15 al 7 per cento. Ma se i soldi che per l'edilizia agevolata non ci sono stati in questi primi quattro anni di governo, è verosimile che vengano fuori proprio ora che l'Italia si affaccia su un baratro di recessione? Non sono stati trovati nemmeno per finanziare il piano delle grandi opere (quelli della «legge obiettivo») che a fronte di progetti per 52 miliardi è riuscito a «cantierare» appena otto iniziative per un controvalore di 2,1 miliardi. Inutile poi guardare a possibili fondi derivanti dalla vendita degli immobili pubblici: si tratta di una telenovela tanto complicata quanto infruttuosa. Nel 2001 c'è stata una prima «cartolarizzazione» (vendita di immobili mediante l'emissione di titoli) che ha riguardato 25 mila abitazioni, una seconda - per circa 66 mila alloggi - è in corso. Ma secondo una indagine dell'Ance (l'Associazione dei costruttori) del 2002, condotta a campione, i comuni sono riusciti a dismettere appena il 3,50Zo del patrimonio, raccogliendo una cifra irrisoria rispetto a quel'-attesa. Quanto alla possibilità - evocata dal presidente del Consiglio - di ottenere crediti agevolati dal sistema bancario, «non bisogna contarci più di tanto - ha detto ancora Rossini del Sicet - il problema non è il denaro, che oggi costa poco, ma i prezzi delle case che sono totalmente fuori dalla portata di una famiglia: anche se il denaro costasse meno, una vita non basterebbe a pagare una casa, e se poi sei anziano e povero e di vita te n'è rimasta poca, chi te lo fa un mutuo?» In caduta libera l'impegno pubblico per l'edilizia agevolata «Ci sono centomila nuclei familiari sotto sfratto e manca una politica per gli affitti»

Persone citate: Fanfani, Ferruccio Rossini, Rossini

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Italia, Napoli, Roma, Spagna