In Cisgiordania i coloni non si fermano

In Cisgiordania i coloni non si fermano UN PROBLEMA NEI RAPPORTI TRA SHARON E WASHINGTON In Cisgiordania i coloni non si fermano L'allarme di Haaretz: gli avamposti si stanno allargando analisi GERUSALEMME MENTRE l'attenzione degli israeliani è polarizzata dai preparativi del grande ritiro da Gaza e del conseguente smantellamento di una ventina di colonie, in Cisgiordania continuano ad estendersi oltre cento avamposti di coloni che lo stesso ministero di difesa israeliano ritiene formalmente illegali. Nati in genere come iniziative private - spesso in seguito ad attentati palestinesi - e messi in piedi alla buona con una casa prefabbricata, un generatore e un palo con ima bandiera israeliana al vento, nel corso degli anni questi avamposti sono diventati i nuclei di nuove colonie, Alcuni di essi, come Migron (Ramallah), hanno ormai una ventina di case in muratura, cartelli stradali, una comoda via di accesso asfaltata, un Miqwe (il bagno per le abluzioni rituali ebraiche) e un giardino per i giochi dei bambini. E anche soldati israeliani di guardia, 24 ore su 24, ai recinti estemi. A chiedere ai coloni, questi avamposti non avrebbero potuto mettere radici cosi profonde nel terreno se non avessero beneficiato di aiuti (almeno obliqui) da parte di funzionari di governo, su istruzione di ministri nazionalisti benevoli. Nei mesi scorsi lo stesso premier Ariel Sharon ha sentito la necessità di mettere ordine nella vicenda, che desta non pochi imbarazzi alla diplomazia israeliana specialmente nei contatti con Washington. A marzo il premier ha ricevuto da una esperta di questioni legali, Talia Sasson, un ponderoso rapporto in cui venivano messe in luce numeróse collusioni fra funzionari governativi ed esponenti della Agenzia Ebraica (un ente parastatale che si occupa fra l'altro di aiuto agli insediamenti ebraici, in Israele e nei Territori) con i coloni che vivono negli avamposti. «Israele si sente vincolato dal Tracciato di Pace del Quartetto», confermo allora Sharon, in un comunicato. «Nella prima fase di quel Tracciato viene stabihto che Israele smantellerà gli avamposti illegali eretti a partire del marzo 2001», ossia da quando lo stesso Sharon assunse l'incarico di premier in sostituzione del laburista Ehud Barak. «Il governo israeliano manterrà fede a quell'impegno», ribadì allora il leader del Likud. Ma in questi mesi - ha scritto ieri il quotidiano Haaretz - gli avamposti illegali hanno continuato ad estendersi. Il giornale ha anche citato la palpitante indignazione del comandante militare della Cisgiordania, generale Yair Naveh, quando ha appreso che un dirigente del movimento dei coloni (Benzi Lieberman) ha ordinato di non permettere l'ingresso negli avamposti al comandante del governo militare israeliano nei Territori, generale Ilan Paz. La stessa Sasson aveva detto a Sharon di non aver ricevuto dai ministeri israeliani tutte le informazioni di cui riteneva di aver bisogno per stilare il rapporto perii premier. Adesso la situazione diventa ancora più assurda, quando i coloni sbarrano l'ingresso al principale rappresentante del governo israeliano nei Territori, e al generale Naveh non resta che esprimere costernazione ed impotenza. Forse anche nel tentativo di calmare la irritazione di Washington (manifestatasi in pubblico anche nel recente incontro di George Bush con Ariel Sharon) il consighere del premier Dov Wesiglass ha detto nei giorni scorsi che la faccenda degli avamposti illegali sarà risolta non appena tenninato il ritiro da Gaza. Israele, ha argomentato, non dispone delle forze necessarie per agire su «due fronti»: ossia per sgombrare in parallelo novemila coloni da Gaza e altre migliaia dagli avamposti. A quanto risulta, il ritiro da Gaza impegnerà almeno 40 mila militari ed agenti di polizia. Da metà agosto, tutte le unità dei riservisti israeliani saranno mobilitate in quella operazione che secondo la destra nazionalistica potrebbe rivelarsi «traumatica». Solo che non c'è certezza che lo sgombero degli avamposti illegali avvenga almeno in autunno. Perché secondo il ministro senza portafogli Zahi Hanegbi, un dirigente del Likud, non è affatto escluso che appena terminato il ritiro da Gaza Sharon che deve misurarsi con una profonda lacerazione nel suo partito - non scelga di andare ad elezioni anticipate, E se questo scenario si avverasse, ha aggiunto Hanegbi, è da escludersi che Sharon irriterebbe allora ulteriormente la destra nazionalistica sgombrando gli avamposti. I quali sono dunque destinati ad allargarsi ancora. nCris Miliziani di Hamas nella striscia di Gaza