Se c'è crisi, il conto lo pagano i mutui di Francesco Spini

Se c'è crisi, il conto lo pagano i mutui L'87 PER CENTO DEI FIDI CONCESSI E' A SAGGIO VARIABILE. IN CASO DI.STRETTA, RINCARANO LE RATE Se c'è crisi, il conto lo pagano i mutui Francesco Spini MILANO Quando si parla di tassi in aumento e di un fantomatico ritomo della lira si gioca col fuoco. Un fuoco rappresentato da milioni di persone che negli ultimi anni hanno acceso un mutuo per acquistare la casa, per un ammontare che ad aprile superava i 186 miliardi di euro. E dei 49,2 miliardi erogati dalle banche nel solo 2004, r8707o è a tasso variabile, vale a dire con interessi indicizzati a parametri quali l'Euribor (più uno spread che rappresenta il guadagno della banca) e quindi strettamente collegati ai movimenti dei tassi di interessi, oggi stabbiti dalla Bce. Lapalissiano: se i tassi salgono le rate sono più pesanti, calano se scendono. Attorno a questa incognita se ne è aggiunta un'altra - per ora fantomatica -, di un ritomo alla liretta. «Sinceramente mi auguro che sia una prospettiva molto remota o semplicemente il frutto dei primi caldi di stagione - commenta Umberto Filetto, docente senior allo Sda Bocconi in materia di mutui casa e segretario generale di Assofin -. Se proprio vogliamo ragionare su questo scenario significherebbe che i debiti della famiglie, oggi espressi in euro, verrebbero convertiti in lire con un problema relativo ai tassi di interesse. Se invece i debiti non dovessero essere convertiti si aprirebbe uno scenario che definirei da tregenda». Non c'è da stare allegri. Nella prima ipotesi si tornerebbe a uno scenario di tassi di interesse non più governati su scala europea e di fatto oggi ai minimi storici, ma si aprirebbe una corsa a ostacoli. «Con la lira i tassi sono stati sempre più alti di oggi - dice Filetto -. Se poi aggiungiamo che l'eventuale ritomo alla vecchia moneta sarebbe fatto unicamente per applicare la cosiddetta svalutazione competitiva, i tassi salirebbero ancora più in alto per non consentire alla moneta una discesa libera». «L'ipotesi è disastrosa - aggiunge Gianmaria Martini, professore di Economia Politica all'Università di Bergamo -. Basti ricordare che negli Anni 90 i tassi fissi sottoscritti da molti acquirenti di casa erano a due cifre, tanto da sollevare in seguito problemi di rinegoziazione dopo la drastica discesa dei saggi». Ancora peggiore, poi, uno scenario che dovesse contemplare debiti denominati in euro e attività (i soldi a disposizione) convertite ih lire. «Generalmente - fa notare Filetto - l'ottimo in economia è indebitarsi in una valuta debole e avere crediti in divisa forte: l'euro sarebbe di certo più forte della lira. Quindi, in questo caso, succederebbe esattamente il contrario», con conseguenze nefaste per i debitori, in baha della svalutazione della ricchezza in presenza di debiti sempre più onerosi e con tassi in salita. L'altra possibilità - più concreta - è quella per cui la Bce ancora saldamente a guardia della moneta unica, anche in tempi non lunghissimi, ritocchi al rialzo i tassi di interesse. «Non farei dell'allaimismo - dice Martini -: non ci sono i presupposti economici per una fiammata sul fronte tassi. Le previsioni, casomai, non vanno oltre un rialzo di 25 punti base». E in una prospettiva del genere da preferire, secondo l'esperto dell'Università di Bergamo, «sono ancora i mutui a tasso variabile. Per una serie di motivi: sono molto più convenienti rispetto a quelli a tasso fisso e vantano inoltre spread bancari più contenuti, anche nei confronti dei "variabili con cap", che pongono un limite alla crescita della rata». La tranquillità, insomma, si paga.

Persone citate: Gianmaria Martini, Umberto Filetto

Luoghi citati: Milano