L'euro continua la discesa Ieri ha toccato quota 1,22

L'euro continua la discesa Ieri ha toccato quota 1,22 GLI ANALISTI AZZARDANO PERFINO IL PRONOSTICO DI UNA PARITÀ' CON IL DOLLARO NEL CASO L'ECONOMIA AMERICANA MOSTRI SEGNI POSITIVI L'euro continua la discesa Ieri ha toccato quota 1,22 I No referendari, la debole crescita dell'Europa, le paure e i pettegolezzi fanno patire la moneta unica sui mercati analisi Francesco Spini MILANO n U 0PELESS i»111 not se" ti il rious», disperata ma non seria. Per dirla con il titolo di un rapporto di Bank of America, è questa la situazione del mercato e quindi dell'euro dopo i primi «no» alla Costituzione Uè di Francia e Olanda. Ecco i numeri di ieri: la moneta unica ha sfiorato quota 1,22 dollari (1,2228), toccando un minimo di 1,2223. Non era così in basso dal 21 settembre 2004. Lontano anni luce insomma da quell' 1,36 su cui veleggiava solo pochi mesi fa, ma anche lontano dal cambio a 1,2472 di lunedì e all'1,2551 di venerdì quando il primo «tradimento», quello à la parisienne, era nell'aria ma non ancora consumato. E anche oggi, quando i mercati si sveglierannno con il secco «neen» olandese, è pronta ima nuova ondata di speculazione. Il copione è quello già visto con il «non» francese, con i salassi che da martedì (non da lunedì, quando erano chiuse due piazze come Londra e New York) hanno colpito la divisa Uè: «Gli hedge fund, ma anche i cambisti questa mattina costringeranno la moneta unica a un nuovo arretramento», avverte Roberto Miahch, analista cambi di Unicredit Banca Mobiliare. E' il primo effetto, quello psicologico, con cui va a nozze chi sul mercato punta e guadagna sui repentini capitomboli della divisa unica. «Probabilmente - continua l'esperto di Uhm - scivoleremo sotto quota 1,22 e se venerdì vedremo un dato positivo sui nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti, vale a dire vicino ai 200 mila, il tonfo sarà ancora più acuto: anche sotto 1,21». Su un arco di 3-4 mesi Miahch per l'euro prevede «una possibile discesa tra 1,15 e 1,20, per risalire, tempo un anno, anche a 1,28 dollari». Nel frattempo nelle sale operative le voci e le previsioni si accavallano fino ad agitare il «mostro» per ogni cambista che si rispetti: «Euro destinato alla parità con il dollaro». Non sarà così anche se, come avvertono sia il capo economista di Banca Intesa, Gregorio De Febee, sia Lorenzo Codogno, a capo della ricerca economica per l'Europa di Bank of America, «1,05 è il punto d'equilibrio del cambio basato puramente sui fondamentali dell'economia». Gli stessi criteri che Codogno, da Londra, giudica alla base dello stress cui l'euro è sottoposto. «La moneta scende da un lato per la debole crescita dell'Europa, dall'altro per un differenziale tra tassi americani ed europeo che sta crescendo sempre di più a favore degli Usa. I referendum non hanno fatto altro che imprimere un'ulteriore spinta a questa tendenza». Attendersi buone notizie sul fronte Uè non è certo di moda. Appena ieri Eurostat ha corretto dello 0,107o al ribasso le stime di crescita dell'Area euro riferite al 2005: -l-l,307o. «Non c'è mai stato un'opinione positiva sull'euro, casomai una negativa sul dollaro», chiarisce Codogno. Quindi le alte valutazioni raggiunte in passato dall'euro «si sono limitate a riflettere i problemi dell'economia americana e del suo doppio deficit: pubbhco e commerciale». Dunque, soprattutto a favore del disequilibrio commerciale, il dollaro, si manterrà debole «ancora per due o tre anni per riassorbire gradualmente lo sbilancio dei conti con l'estero». Le previsioni di Codogno vedono un mercato «ad alta volatilità» (in presenza di brutti dati sulla bilancia commerciale Usa l'euro potrebbe arrivare a 1,30) che a fine anno potrebbe vedere il cambio su 1,18 dollari. Intanto bisogna registrare le bizze di un mercato che, oltre che con dati fondamentali, ha imparato a confrontarsi con «il rischio politico-istituzionale che prima non era mai comparso sulla scena», osserva Miahch. E pure con i pettegolezzi. Come quelli del settimanale tedesco Stem che ieri segnalava un incontro tra il ministro berlinese alle Finanze, Hans Eichel, e il presidente della Bundesbank, Axel Weber: sul piatto avrebbero messo l'ipotesi di uno smantellamento dell'Unione Monetaria Europea. Tutto seccamente smentito dalla Buba. «Però sono le classiche scintille in un barile di polvere da sparo - commenta Gregorio de Febee - che in contesti come questo alimentano le spinte al ribasso sul mercato dei cambi». Scintille che nel bre- ve termine, «anche in ima settimana», pure sulle deboli stime di crescita, «potrebbero condurre l'euro a quota 1,20 e forse anche più giù». Dopotutto anche per l'economista di Banca Intesa l'euro resta in piedi solo perché gli Stati Uniti mostrano ancora l'anello debole del doppio deficit. «Appena un anno la situazione era a tutto favore dell'euro ricorda De Febee -. Non solo c'era il twin deficit ma pure tassi più bassi e buone prospettive di crescita per l'Europa». Queste ultime hanno deluso, i tassi sono al 307o contro il 20Zo degli Usa. La situazione, insomma tende a ribaltarsi. Non solo. I no referendari mostrano «un'Europa monetaria meno coesa e che quindi sempre più verrà giudicata dagli investitori paese per paese in base alla crescita». Questo, secondo De Febee «penalizzerà l'Italia che, insieme al Portogallo, è la più lenta nel Vecchio Continente». Una dimostrazione? I rendimenti dei nostri BTp continuano a salire rispetto a quelli dei Bund tedeschi. Solo un anticipo del conto da pagare. acr jjjd; »»» UNA SETTIMANA EURO-DOLLARO QUOTAZIONI MEDIE BCE 9 1.8SB4 l.eS83 MERCOLEDÌ' GIOVEDÌ' 25 26 lessi VENERDÌ' 27 MAGGI 1.2A72 LUNEDI' 30 1.2331 o MARTEDÌ' 31 1.2228 MERCOLEDÌ' 1

Persone citate: Axel Weber, Codogno, Francesco Spini, Gregorio De Febee, Hans Eichel, Lorenzo Codogno