L'ospedale di Gino Strada è pronto per la liberazione

L'ospedale di Gino Strada è pronto per la liberazione 2 ■-- -ili ^ - I NOSTRI SERVIZI PREOCCUPATI PER LA « IRACHENA» MA OTTIMISTI PER LA PROVA CHE LA VOLONTARIA E' VIVA L'ospedale di Gino Strada è pronto per la liberazione La trattativa sarebbe in una fase avanzata, i rapitori chiedono un luogo «neutro» per la consegna: forse la sede di Emergency retroscena Guido Ruotolo ROMA FINALMENTE. Eh sì, il video di Clementina Cantoni mandato in onda da una televisione di Kabul, è una bottiglia mezza piena e mezza vuota. Infonde la speranza, dà la certezza che la trattativa si sta sbloccando (anche se nello stesso tempo lascia inquieti). Era quel segnale che la nostra intelligence aspettava, che aveva chiesto all'ìntennediario-mechatore non tanto per avere la conferma della prova in vita della nostra volontaria quanto per capire l'autorevolezza stessa dell'interlocutore. Insomma, ì nostri 007 volevano avere la conferma dell'attendibilità dell'interlocutore. E l'hanno avuta. Ecco perché l'arrivo del vìdeo è stato interpretato come un buon segnale: la trattativa si è rimessa in movimento sui binari giusti. E si sta ragionando anche sulle modalità del rilascio dell'ostaggio: si parla di un luogo «neutro», di un «ospedale», probabilmente quello gestito da un'associazione umanitaria, da Emergency. Il suo fondatore, Gino Strada, si era già speso in Iraq per il rilascio dei tre bodyguaid itahani (Aghana, Cupertino e Stefio). E in Afghanistan, Emergency opera dap99, dal 2001 anche a Kabul. All'associazione di Strada è riconosciuto un ruolo molto importante, non solo dal punto di vista umanitario: nei mesi scorsi Emergency ha gestito il rilascio di decme di detenuti talebanì. Ma il video lascia anche inquieti, per la sua drammaticità, semphcìtà, durezza del messaggio mediatico in sé: l'ostaggio, il velo, due guerriglieri che puntano i loro mitra sul volto della volontaria di «Care International». Nessun comunicato di rivendicazione: il regista del video sembra aver voluto emulare i sequestratori-tagliagole-resistenti iracheni. Ricordate Giuliana Sgrena implorante e piangente? «Ma la durezza del video riflette un analista dell'intelligence - spesso non rispecchia la realtà. Ne abbiamo avuto conferma nella gestione del sequestro Sgrena. E' un modo per premere sulla controparte». Dunque, la trattativa si è rimessa in moto e il sequestro, che dura ormai da due settimane, potrebbe essere in dirittura d'arrivo. E' vero, la speranza di un rilascio neUe prossime ore non è maturata ieri, come confermava già l'altra sera lo stesso presidente del Consigho, Silvio Berlusconi, quando ha voluto sottolineare l'ottimismo per una soluzione del sequestro in tempi ravvicinati. La sensazione è che la partita si sta svolgendo tra tre squadre: i sequestratori che hanno scelto Timor Shah come portavoce, il govemo afghano che si è mosso fino a un certo momento in ordine sparso e con posizioni differenti al suo intemo, la nostra diplomazia e l'intelligence che, pur giocando inizialmente in seconda battuta hanno saputo dialogare con i referenti istituzionali afghani e poi intavolare un rapporto diretto con i sequestratori. Già da alcuni giomi si aspettava il video. Era stato chiesto e promesso da un intermediario che, evidentemente, si è poi rivelato poco attendibile. La novità è arrivata con il nuovo interlocutore, e forse anche con il nuovo mediatore istituzionale afghano che da un paio di giomi è sceso in campo. Si tratta del consigliere della sicurezza nazionale che, evidentemente, ha spazzato via queU'esercito fatto da funzionari di polizia, dell'intelligence, dal sottobosco pohtico che in queste due settimane si è mosso come una armata Brancaleone, a voler essere comprensivi perché in realtà, a Kabul vi è il sospetto che la banda di sequestratori abbia una sponda all'intemo di quella armata Brancaleone. Dunque, il nuovo mediatore afghano è entrato in campo e già nei primi minuti della partita si è registrata un'azione vincente: la messa in onda di un video. Se siamo ormai all'individuazione delle garanzie per la fase del rilascio dell'ostaggio - che è sempre il momento più dehcato di un sequestro - vuol dire che si sono fatti passi da gigante in avanti. Insomma, se si stanno discutendo le garanzie perché Clementina Cantoni esca indenne dal sequestro - il bhtz viene ancora agitato come un fantasma da alcuni settori dell'apparato istituzionale afghano - vuol dire che sugli altri punti in discussione un accordo si deve essere trovato. Soldi e detenuti come condizione per liberare Clementina Cantoni. E' questo lo scambio proposto dai sequestratori. Di certo, la madre detenuta di Timor Shah, è già stata collocata neUe disponibilità di chi gestisce lo scambio. Ma non solo la madre di Timor Shah. Altri detenuti dovrebbero far parte del gruppo di «graziati», se è vero che dietro Timor Shah si muoverebbero gh uomini della banda di Mohammed Tela, che un ruolo ha avuto nel sequestro dei tre funzionari deUe Nazioni Unite, nell'ottobre scorso. E naturalmente, soldi. Ma più che lo «scambio», a questo punto, a Timor Shah, che è l'unico che ufficialmente ha rivendicato la partemità del sequestro di Clementina, deve essere garantita l'impunità. Non è certo un punto come un altro in un elenco di richieste. Dopo il video di ieri mattina, Timor Shah, contattato da un giornalista locale, ha lanciato l'ennesimo ultimatum - l'ottavo o il nono - ponendo a stasera la sua scadenza. Forse ci siamo. Clementina potrebbe tomare libera nelle prossime ore. Un analista dei Servizi «La durezza delle immagini spesso non rispecchia la realtà come ha dimostrato il sequestro Sgrena» Adesso si ha la certezza che l'interlocutore è credibile. Pronti i soldi e i detenuti chiesti come condizione dai banditi Il presidente afghano Hamid Karzai parla ai giornalisti durante una conferenza stampa a Kabu

Luoghi citati: Afghanistan, Brancaleone, Iraq, Kabul, Roma