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99 99 sia mai riuscito a guidare l'esercito nazionale contro truppe d'invasione adesso abita ai margini della capitale una villa in collina difesa come un fortino da agenti di sicurezza. Ha convocato giornalisti di tutto il mondo per chiarire senza ombra di dubbio che il sogno democratico si è infranto e l'idea di un risveglio civile era solo l'illusione confezionata da pochi entusiasti a gettone. «Io non mi presento a Beirut ma corro neUe circoscrizioni del Monte Libano e del Sud», annuncia: tutto lascia credere che fra poche settimane Walid Jumblatt, Hariri ed il blocco Hezbollah si divideranno le spoghe del Parlamento mentre la stella politica del generale tramonterà prima ancora di essere sorta. Sul quel che accadrà alle elezioni, generale, lei è molto pessimista: per quali ragioni? «Perché vedo gruppi di cosiddetta opposizione occupati solo da trattative commerciah e senza altro programma che quello di occupare il potere per.altri quattro anni. In Libano non c'è mai stata la tradizione che un partito renda noto il programma di governo e fra l'altro questa gente non saprebbe cosa dire: io invece rendo noto un programma in dodici punti con cui mi propongo di cominciare a cambiare la realtà di questo Paese». Ma chi correrà nelle sue liste? Ha appena ammesso di essersi scoperto isolato. «Dalla mia parte ci sono solo personalità indipendenti, economisti, puristi, medici, insomma l'elite ibanese, gente che si metterà in gioco nel tentativo di cominciare a cambiare questo sistema. Vorremmo partire da un semphce assunto: Il Libano non può più essere governato in nome delle differenze religiose, è tempo che questo Paese scopra il laicismo e lo spirito civico, ci piacerebbe partire da una legge die renda possibile il matri- OGGI SI VOTA A BEIRUT Liberato dalla presenza militare siriana, questa mattina il Libano inizia le prime elezioni libere della sua storia moderna. La scadenza istituzionale del 28 maggio è stata rispettata anche a costo di fissare consultazioni separate nelle diverse zone del Paese, oggi si vota a Beirut e poi in ognuna delle domeniche successive nelle altre quattro aree che nell'ordine saranno quelle del Sud, del Mont Liban e Bekaa ed infine ili 9 giugno nei Nord. Partiti, gruppi religiosi e semplici associazioni si presentano in numero impressionante ma a contendersi i 128 seggi del nuovo parlamento saranno essenzialmente tre formazioni: {'«Alleanza per il futuro» di Saad Hariri, figlio dell'ex presidente e uomo d'affari ucciso in un attentato a marzo, i drusi di Walid Jumblatt e il cartello sciita nato dall'unione elettorale di Hezbollah e del partito Amai. monio civile che oggi è ancora escluso da una legislazione antiquata». Per quali ragioni non è stato possibile trovare neppure un minimo accordo fra gruppi di opposizione? «Per dirlo in una parola, loro sono tradizionalisti e noi riformisti. Le varie formazioni che radunavano ;enté in piazza dei Martiri non lanno alcuna intenzione di cambiare le regole del gioco, al contrario sopravvivono grazie alle divisioni e ne fanno una ragione di vita, non gllmporta nulla dei citta¬ dini, intendono perpetuare un sistema basato sui traffici di influenza. Parlano molto, dicono nulla, «parole, parole, parole» come in quella canzone italiana, ed è la stessa gente che negh ultimi quindici anni ha amministrato il libano fra crimini e ruberie su cui nessuno ha ancora indagato. Prima o poi bisognerà cominciare a farlo». Neanche l'essersi liberati della presenza siriana può creare un collante pohtico? «Con quale opposizione, quella di Jumblatt che per vent'anni è andato a prendere ordini a Damasco? Quella di gente che ha stretto accordi e combinato affari con la Siria fino a tre mesi fa e poi fiutando il vento si è ammantata di virtù democratiche? Che mi risulti, per più di vent'anni il solo oppositore della Siria sono stato io, sedicimila persone del mio movimento sono state arrestate e torturate e mentre io combattevo il potere di Damasco altri personaggi in vista collaboravano, e in qualche caso lo fanno ancora. Qualche manifestazione non basta a cambiare pelle, per fortuna anche in Libano la gente è più matura degh uomini politici. Però le elezioni cominciano e le divisioni si allargano mentre i problemi si ingigantiscono, primo fra tutti il disarmo del partito Hezbollah voluto dadi Stati Uniti e sanzionato dall'Onu. «Il piano di disarmo di Hezbollah ha un aspetto intemo ed uno internazionale, i due punti di vista sono molto diversi. Gh Usa hanno inserito il partito nell'elenco dei gruppi terroristici, io dico invece che bisogna reintegrare Hezbollah nella vita libanese e spingerlo a impegnarsi in battaglie sociali con gh strumenti della politica e non con le anni». E la questione non meno scottante delle decine di mighaia di profughi palestinesi cui si vorrebbe accordare la cittadinanza? «Questo è sempre stato un Paese di emigranti, su quattro milioni di libanesi rimasti qui quattordici milioni di concittadini vivono all'estero. Se da sempre dobbiamo emigrare perché qui non ci stiamo tutti, non vedo come si possa pensare all'immigrazione di altri. I palestinesi però hanno tutto il diritto di rientrare nella loro terra ed è tempo che le Nazioni Unite si facciano carico del problema». Condoleezza Rice ha appena fatto sapere che secondo lei i servizi segreti siriani sono ancora molto attivi in Libano. «Le spie fanno lo stesso mestiere in tutto il mondo, bisogna semplicemente avere servizi di sicurezza efficienti ed in grado di mandarle in galera». Così parlò il vecchio leone prima di lanciarsi nella battaglia solitaria fra la valle della Bekaa e neUe circoscrizioni di montagna, lì dove probabilmente risuonerà il suo ultimo, flebile ruggito. Intanto prima ancora che le elezioni abbiano inizio una sessantina di deputati fra cui Jumblatt sono già stati proclamati eletti per mancanza di competitori: altri miracoli deUe leggi che dovrebbero aprire la strada alla nuova democrazia. ^(gL lo dico che "" bisogna "reintegrare" Hezbollah e spingerlo a impegnarsi in battaglie sociali con gli strumenti I generale Michel Aoun lasciò il Libano nel 1990 e andò in esilio in Francia della politica e non con le armi

Persone citate: Condoleezza Rice, Hariri, Jumblatt, Michel Aoun, Mont, Saad Hariri, Walid Jumblatt