Una stagione romantica di Piero Bianco

Una stagione romantica Una stagione romantica Gli splendori torinesi del primo '900 Dalle vetture al fascino di un'epoca ~1 A prima officina era in via ì I Guastalla, poi si spostò in via ■RArtisti e, nel 1904, nelle sede storica di via Petrarca. Con rigore artigianale e grande lungimiranza, Matteo Ceirano vi costruì una vettura straordinaria, la Itala. Si diceva, allora, che quel modello progettato da Alberto Balloco avrebbe fatto concorrenza alla Fiat: perchè era innovativo, con il suo motore di 7.433 ce e 45 cavalli di potenza che la lanciavano a 95 km l'ora, garantendo risultati strepitosi anche nelle competizioni. H principe Scipione Borghese, nel 1907, la portò al trionfo nel raid Pechino-Parigi, arrivando al traguardo quando gli altri concorrenti dovevano percorrere ancora 5 mila km. Fu la consacrazione della Itala, la cui leggenda sarebbe durata fino al 1934. Briciole di storia in gran parte sconosciute. Perchè le nuove generazioni legano la Torino dell'automobile soltanto alla Fiat, alle sue fortune o alle difficoltà del presente; al massimo qualcuno ricorda che qui c'era anche un'autonoma e fertilissima Lancia, prima di essere assorbita e «globalizzata». Molti ignorano che, accanto alla Grande Fabbrica, si sono sviluppate all'ini-. zio dello scorso secolo realtà industriali di eccellenza nel campo dell' automotive. Nomi e vetture importanti, il cui patrimonio storico viene ora recuperato dalla mostra «Una stagione romantica, marche automobUistiche torinesi» aperta al Museo Carlo Biscaretti di Ruffia da venerdì 20 fino al 19 marzo (feriali tranne il lunedì - ore 10-18,30, giovedì 10-22, domenica 10-20,30, Dighetto 5,50 euro). E' uno spaccato interessante, inedito, della città e della sua industria, ma anche dei costumi di quel primo Novecento. Una ghiottoneria per gli appassionati e gli studiosi dell'auto. In vetrina sedici vetture dal carisma impagabile, costruite a Torino tra il 1900 e il 1939. Modelli che si intrecciano con quelli più famosi e celebrati della Fiat (nata nel 1899 in corso Dante, 12 mila metri quadri e 150 operai), ma che hanno avuto la loro parte di gloria, più o meno breve, comunque importante. Quella della Diatto, ad esempio, durò dal 1905 al '28. La Tipo 20-25 HP, con motore 4 cilindri di 3.770 ce, nel 1925 partecipò al Gran Premio d'Italia a Monza con un propulsore potenziato di 2 litri a 8 cilindri e compressore progettato da Alfieri ed Emesto Maserati (sì, proprio i padri della famosa Maserati). E gli esempi dei pionieri celebri sarebbero davvero tanti. Nel 1905, in via Monsignore 9, Giulio Pallavicino di Priola e Giulio Cesare Cappa avevano fondato la Aquila (poi Aquila Italiana), che dopo numerose disavventure partorì la prima vettura 4 anni dopo, il Modello K. La marca scomparve nel '17, dopo che Cappa era passato in Fiat a capo del servizio tecnico. Tra i fondatori dell'industria automobilistica torinese ci fu perfino chi, precorrendo (troppo) i tempi, puntò sulla trazione elettrica: è il caso della Stae (1907-1913), che dovette però arrendersi al successo del motore a scoppio. E ci furono altri imprenditori coraggiosi. H veneziano Antonio Chiribiri partì nel 1910 con un'officina in via Don Bosco per motori aeronautici e nel '19, con l'aiuto di un amministratore oculato che si chiamava Vittorio Valletta, presentò al Salone di Parigi la Chinbiri 12 HP, di cui furono prodotti 3 mila esemplari. La sua favola durò fino al '28. Quella di Storero (via Madama Cristina 55) era terminata già nel 1916, dopo 4 armi di tormenti e vetture, tra cui la Tipo A 25/30 HP. Tra i costruttori storici vanno citati anche l'Ansaldo, la Fod e i fratelli Temperino (Maurizio, Carlo e Giacomo, più la sorella Mary). Tornati dal South Dakota, si installarono in corso Principe Oddone per riparare (e poi costruire) biciclette e motocicli. Nel 1918 la prima auto in produzione col loro marchio, che l'anno seguente balza agli onori della cronaca per aver affrontato con due persone a bordo la salita Sassi-Superga in 12 minuti. Queste storie eroiche, con quelle della Fiat e della Lancia, rivivono oggi al Museo dell'Auto. Alle sedici vetture in mostra fanno da sfondo alcune ricostruzioni di ambienti inizio Novecento, coni caffé, iteatri, le dame abbigliate con gli abiti confezionati dai numerosi atelier cittadini. Sarà un piacevole viaggio nel passato, curiosando tra i tavolini dei caffé o passeggiando lungo i viali del Valentino. Piero Bianco Una delle sedici vetture d'epoca in mostra: il Temperino 8/10 HP del 1920

Luoghi citati: Italia, Monza, Parigi, Pechino, Priola, Ruffia, South Dakota, Torino