Grubicy, il profeta del divisionismo

Grubicy, il profeta del divisionismo Grubicy, il profeta del divisionismo Marco Rosei VITTORE dei baroni ungheresi Grubicy de Dragon (madre della nobiltà lomi barda), «guru» del Diyisio""nisinò 'italiano, prototipo^ con., il fratello Alberto, dei mercanti d'arte contemporanea con vocazione internazionale nel centro milanese dal 1876, critico militante sostenitore di una pittura simbolista «ideista» della natura e primo sostentatore e contrattista di Segantini, Longoni, MorbeUi nonché mercante di Cremona e Ranzoni e intrinseco con i letterati scapigliati, è stato anche, ed infine, pittore colto ma autodidatta a partire dai trent'anni. Alla fine della sua parabola di vita, nel 1920, egli donò alla Galleria d'Arte Moderna di Milano opere della sua collezione di Cremona, Ranzoni, Daubigny, Calarne, nominò suo erede il «figlio spirituale» Benvenuto Benvenuti, ottimo rappresentante della fase più matura simbolista-liberty del divisionismo, e diede incarico ad Arturo Toscanini, giunto a possedere una sessantina di sue opere, e ad Arturo Tosi di selezionare quelle destinate ai musei italiani. Con questo curriculum nel pieno centro culturale del decollo giolittiano verso il mondo contemporaneo, la mostra di Pallanza è in assoluto, con la sua settantina di opere, la prima pubblica. All'ingresso, la tempera su lavagna di Astolfo De Maria, fighe di Marius Pictor, il pittore della Venezia simbolista odiata da Marinetti, ci presenta il ritratto postumo, in pelliccia e guanti scamosciati, una via di mezzo fra un Wotan da Crepuscolo degli Dei e un Re Lear con i capelli e la barba bianca sconvolti dalla tempesta, non senza un rimando alle maschere oniriche e surreali del futurista cancellato Romolo Romani, uno dei giovani protetti dal vecchio «guru». Il saggio introduttivo del curatore Sergio Rebora nel catalogo Silvana ci descrive il vecchio Grubicy «contraddistinto da un Super Ego carismatico, circonfuso dall'allure conferitogli dall'antica e profonda amicizia che lo aveva unito ad alcuni artisti d'eccezione trasfigurati ormai dalla leggenda». La mostra, esemplare nella sua completezza anche filologica, scandita lungo le tappe dei luoghi d'elezione del pittore soprattutto paesista nel tipico filone impressionista e postimpressionista, i Paesi Bassi del 1885, Canna e Za Valle di Scalve, il Lago diLecco, SantaMargherita Ligure, il Lago Maggiore e Miazzina {la ragion d'essere del luogo della mostra), con una fuggevole Venezia del 1897, svela agevolmente l'origine e l'enigma di questo singolare ritardo quasi secolare di una presentazione pubblio a del pittore. H percorso della mostra si snoda sotto i nostri occhi fra le opere che gli ottimi tabelloni didattici e le didascalie e le schede di catalogo dichiarano dipinte ad Anversa e dintorni e a Scheveningen (un manoscritto autografo su una striscia di carta sul retro di Notte sull' Escaut ad Anversa attestava: «primi tentativi di Vittore Grubicy de Dragon») e quelle dipinte a Miazzina fra 1892 e 1898. Rebora ci informa però che «Dopo il 1898...Grubicy si concentrò nelpaziente lavoro di ripresa in chiave divisionista non soltanto delle tele realizzate sul Verbano, ma anche di queUe precedenti - insomma della sua produzione completa -... spesso finendo per traformarne completamente la fisionomia priginaria». Ne risulta allora che la stupefacente astrazione formale e cromatica del Crepuscolo in Fiandra, la cui prima stesura risale all'anno d'esordio dell'autodidatta, con la massa a striature rosse vinose del cielo serrata fra l'orizzonte basso e le quinte di enonni cipressi in cupissimo rossobruno, nella prima sala, è gemella nel rifacimento dei tre alberi simbolisti di Miazzina del 1896 già immersi nella notte come l'orizzonte con il profilo dei monti al di là dell'invisibile Lago Maggiore, il tutto campito e ritagliato contro il cielo rosso fuoco deU'UZtima battuta del giorno che muore, tipico titolo musicale dell'amico di Toscanini, nell'ultima sala. E non solo. Crepuscolo in Fiandra, assieme a Notte sull' Escaut ad Anversa che ho prima citato, fa parte di un trittico composto negli anni tardi che presenta al centro Dopo due giomi di nevicata, datata sul retro «Miazzina 1897-1908». La pura, essenziale astrazione luministica scandita per linee orizzontali mi ricorda la qualità preziosa delle vedute di Ouessant di un valore torinese troppo occulto, Lea Gyarmati. Quel trittico è rivelatore del radicale antiimpressionismo della finale visione simbolista di natura di Grubicy che pervade la mostra dal principio alla fine: nessuna differenza di atmosfera e di luce fra il cielo di Anversa e quello di Miazzina, fra l'Atlantico e il Lago Maggiore. n l re e , A Pallanza la prima esposizione delle opere del barone ungherese ^.cfeevfu anche mercante d'arte e animatore della vita culturale nell'età giolittiana Dnizdrnscd Vittore Grubicy de Dragon. Poeta del divisionismo Verbanìa Pallanza, Palazzo Biumi Innocenti Da martedì a domenica 10-12,30,15,30-19. Fino al 26 giugno