«Ricordate l'appello di Einstein Non c'è scienza senza umanità»

«Ricordate l'appello di Einstein Non c'è scienza senza umanità» «NON ANDARE A VOTARE È LEGITTIMO ED È ANCHE UN ATTO PI SERiETÀ. LA CONSULTAZIONE POPOLARE SU CERTI TEMI NON È UNO STRUMENTO APPROPRIATO» «Ricordate l'appello di Einstein Non c'è scienza senza umanità» Monsignor Ravasi: occorre impostare un discorso «culturale» sul sesso intervista Marco Tosatti inviato a MILANO IO spero, faccio appello affinché i tecnici che lavorano sugli embrioni abbiano sempre presente quello che diceva Einstein nel 1955: scienziati, dimenticate pure tutto quello che sapete, ma conservate sempre la vostra umanità». Monsignor Gianfranco Ravasi, Prefetto della Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana, ha accettato di parlare in tema di referendum. E di embrione, che per lui, e per la Chiesa, è un individuo sin dal concepimento; e apre il discorso con un riferimento prezioso. «Forse sono stato io il primo a identificare all'interno del testo biblico la presenza della parola embrione, perché il Salmo 139, parlando di Dio, e del suo sguardo, dice: "i tuoi occhi mi hanno visto quando ero Golmì", che di solito viene tradotta con informe. Golmì, il mio golem. Letteralmente il termine invece significa qualcosa di arrotolato e di ovale. Quindi non è informe, ed è probabilmente la prima espressione del concetto di embrione. L'idea della formazione successiva è rappresentata molto bene da Giobbe, con un'immagine nomadica, preparare il cacio, il formaggio, una sostanza biancastra». Perché quell'appello agli scienziati? «Dobbiamo fare una distinzione preliminare, e fondamentale fra scienza e tecnica rilevante, in questo momento, soprattutto per lavorare su questa realtà che è l'embrione. La tecnica opera in maniera diretta e immediata. Il tecnico non si interessa del problema dell'umanità. Ha davanti un fenomeno da esaminare e da verificare. Credo che in questo momento troppe volte lo scienziato si fa puro tecnico. Non si pone le grandi comici. E invece ci sono dei perimetri più vasti entro cui è inserita questa realtà». Che cosa vorrebbe dire, agli esperti nei laboratori? «Di non dimenticare il metodo di precauzione, che appartiene alla virtù della prudenza. Tutte le volte che tu non conosci bene gli effetti devi muoverti con estrema cautela. I latini dicevano "pedes lanatos", con i piedi avvolti dalla lana. Direi, guai al tecnico da solo; e che abbiano sempre presente quell'appello di Einstein. Devono pensare che l'embrione potrebbe essere - per loro potrebbe, per noi lo è potrebbe essere anche qualcosa che già porta in sé il sigillo dell'umanità. Tengano ben presente questo sospetto». Che impressione le fa la campagna sul referendum? «E' inevitabile che alla fine ci sia anche ima specie di guerra di religione, non mi stupisco più di tanto che ci siano eccessi verbali da una parte e dall'altra. Perché si tratta di un argomento che non fa parte solo dell'oggettività giuridica, statuale; ma è qualcosa che artiglia la coscienza, che tocca le persone, tocca drammi personali. Purtroppo noi viviamo in un tempo che è il tempo televisivo, ed è fuor di dubbio che entrando in una materia di per sé così delicata, la materia esploda. Temo perciò che la gente non si fermi a riflettere sul merito, o anche soltanto a conoscere». I fautori del referendum affermano di battersi per diritti vitali. «Su questo io direi che bisogna essere cauti, quasi non parlando da teologo, ma da uomo di cultura. Il diritto alla generazione e il diritto al figlio non sono cose identiche. Il diritto alla generazione consiste nella potenzialità di una persona di godere di generare con chi vuole, quando vuole e come vuole e così via. Il diritto al figlio è dire: la generazione deve sempre, necessariamente, approdare a un figlio. Questo diritto affermato in maniera radicale fa sì che il figlio che è un essere, una persona, sia del tutto finalizzato all'altro, qualcosa che deve risolvere un diritto altrui. Ecco, ima persona non può essere mai in funzione di un diritto altrui». E stigli scopi terapeutici della ricerca? Pensa che la Chiesa mostrerà una maggiore duttilità su questo tema? «La scienza ha il dovere e il diritto di dire la sua parola, e quindi di intervenire all'interno del soggetto umano; sempre tenendo conto comunque che quell'intervento non deve essere meramente funzionale. Non devo considerare l'embrione come una medicina che mi serve per curare l'altro. Io credo che una certa duttilità si creerà sullo studio della tutela o meno dell'embrione, e delle verifiche che si potranno condurre all'interno dell'embrione stesso; mai però sempre ipotizzando la sua eliminazione o una sua finalizzazione bieca, usandolo come se fosse un medicamento». Si asterrà? «Astenersi è legittimo ed è anche Un atto di serietà. Il referendum può essere talvolta anche una sorta di esplosivo, su certi temi non è uno strumento appropriato. Bisogna delegare. E poi è necessaria una riflessione laica sul sesso. L'uomo è l'unico essere capace a declinare il sesso in tre dunensioni. Parte con l'istinto che è animale, ed è una realtà positiva. Nel medioevo si diceva, ma erano maschilisti: "appetitus ad mulierem est bonum donum Dei". E' un bel dono di Dio. L'uomo è poi capace di Eros, ed è questo il passo ulteriore, che si forma e cresce con un'educazione e una formazione. Sentimento scoperta della bellezza, della tenerezza. E poi c'è il livello più alto che solo l'uomo crea, u livello non solo della fede ma anche della poesia. Che è l'amore. Che è capace di arrivare persino al punto della donazione totale nei confronti dell'altro. Parlando della vita bisogna fare anche un discorso sul sesso che sia culturale nel senso alto del termine, e che alla fine vuol dire morale». l&éfe L'uomo ^" è l'unico essere capace di declinare la sua sessualità in tre dimensioni Nel Medioevo dicevano «appetitus ad mulierem est bonum donum Dei» Poi c'è l'Eros ed infine l'amore che è il punto più alto e non può che essere morale w Monsignor Gianfranco Ravasi, studioso della Bibbia e prefetto della Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana

Persone citate: Einstein, Gianfranco Ravasi, Giobbe, Marco Tosatti, Ravasi

Luoghi citati: Milano