Schroeder-Spd nella Ruhr l'ultimo appello

Schroeder-Spd nella Ruhr l'ultimo appello DOMENICA SI LAMD PIÙ' ROSSO DELLA GERMANIA: I SONDi fALACDU Schroeder-Spd nella Ruhr l'ultimo appello Il partito del Cancelliere ultimamente ha rispolverato i vecchi slogan contro il capitalismo. Ma gli operai non ci sono più reportage ia Verna inviata a MUENSTER AL quinto comizio della giornata, il ministro-presidente socialdemocratico Peer Steinbrueck ha la voce un po' bassa ma la ritrova intatta per l'appello finale: «Avete un solo voto ciascuno, e dev'essere mio». Sono in trecento ad ascoltarlo, sulla piazza principale di Muenster - 260 mila abitanti nel Nord della Westfalia - e gli indecisi sono tanti: due su cinque, dicono i sondaggi. Seduti sulle panche di legno davanti al palco ci sono i perdenti di quello che viene asetticamente chiamato «cambiamento strutturale»: la fine, dopo 150 anni e milioni di occupati, dell'economia del carbone e dell'acciaio in quella regione a forte tradizione industriale che comprende la valle della Ruhr. Cambiamento che è costato un milioni di posti di lavoro. Aspettano di sentire qualcosa che li faccia sperare, ma Steinbrueck non concede nulla: «Non vi faccio promesse che non posso mantenere, non vi prometto posti di lavoro che non posso creare. E' inutile sognare. Perché votanni, allora? Perché gli altri farebbero peggio». Sulla piazza la gente mugugna, cerca un colpevole per le proprie miserie: «Dobbiamo proprio scegliere tra peste e colera?». Steinbrueck non sa scaldare i cuori come il presidente del suo partito, Franz Muentering, il grande massaggiatore di anime che ha attaccato il capitalismo accusando manager e finanzieri di essere rapaci e famelici come cavallette. Lui non userebbe mai quel linguaggio: è il campione della ragionevolezza e del pragmatismo. Domenica si vota il rinnovo del parlamento regionale nel NordReno-Westfalia e il voto locale è un pronostico per le sorti del cancelliere Schroeder: se i socialdemocratici perdono la loro ultima roccaforte regionale - il Land più rosso della Germania, la culla della socialdemocrazia, il bacino del capitalismo renano - il cancelhere Schroeder rischia la rielezione nell'autunno 2006. Sono 39 anni che nel NordReno-Westfalia la Cdu - e con lei i liberali - sta all'opposizione aspettando il suo turno e adesso tutti i sondaggi dicono che il momento è arrivato: con il 43 per cento delle intenzioni di voto, è in vantaggio di nove punti sulla Spd. Comprimari importanti per l'alleanza di govemo sono i Verdi (7 per cento) e i liberali (8 per cento). Il candidato ministro-presidente Cdu, Juergen Ruettgers - ex ministro della Ricerca nell'ultimo govemo Kohl - ha ricevuto in dono dal capo della Baviera un paio di scarpe da ginnastica per lo sprint finale e un viatico scherzoso: «Hai detto che in dieci anni vuoi superarci. Te lo lascio credere!». Ruettgers però non si sente tranquillo. La Spd, con la sterzata a sinistra di Franz Muentefering, sta rimontando in tutti i sondaggi. A tre giorni dal voto il distacco è tra 5 e 7 punti. Così anche Ruettgers batte il Land palmo a palmo e nei suoi comizi vira ancora più a destra. Il suo slogan è lapidario: «Il troppo è troppo». Ad Hamm lo aspetta un parterre di pensionati: con il caffé e i dolci gratis per tutti, non c'è più un posto libero. Ruettgers - «il campione della vaghezza» - non ha bisogno di convincerli. E infatti è sbrigativo: «C'è aria di cambiamento, è tempo che i rossoverdi sgombrino il campo. Il Land va rigenerato, servono ottimismo, idee nuove, forze fresche». Lo ha scritto pure l'influente settimanale «Der Spiegel»: «Un cambio di govemo sarebbe un atto di igiene demcoratica». Il NordReno-Westfalia è - o megho: era - la terra delle acciaierie e delle miniere di carbone. «Old econonomy» andata in pezzi da anni, trascinando con sé quel patto sociale che teneva compatta la società: co-gestione tra impresa e sindacato, retribuzioni e standard sociah molto alti, forte identificazione dei dipendenti con la propria impresa. Quando la Opel, nei primi Anni 70, volle aprire qui un nuovo stabilimento, il govemo disse no: non c'erano operai disponibili, erano già tutti occupati nelle miniere o nelle acciaierie. Nessuno poteva immaginare che le industrie avrebbero spostato all'estero la loro produzione e che avrebbero preferito dare pingui dividendi ai loro azionisti anziché creareposti lavoro per i figli dei loro operai. Perché il paradosso della Ruhr è questo: le imprese vanno fortissimo, sono al massimo storico in termine di profitti, non hanno perso efficienza, ma hanno cambiato modello di comportamento, dimenticando l'etica sociale. Oggi sulla Ruhr il cielo non è più grigio di smog, molti luoghi del lavoro pesante sono diventati ruggine o spazi per il tempo libero. Le acciaierie Thyssen di Duisburg sono un immenso parco giochi: le pareti oblique deh'antico deposito dei rottami di ferro sono ima palestra per rocciatori gestita dal Club alpino tedesco, l'ex gasometro è la vasca dei sub che vanno sott'acqua a vedere la carcassa di un Cessna, due automobili e una barca. Nella fonderia c'è un cinema all'aperto da mille posti, nella soffiera un teatro e nella centrale elettrica si fanno spettacoli di magia. Gh uffici dell'amministrazione sono un ostello della gioventù e nelle guide turistiche è comparsa la «Via della cultura industriale». A Gelsenkirchen - record della disoccupazione: 30 per cento l'unica gioia è la Schalke 04, la squadra di calcio di serie A che è arrivata a un pelo dallo scudetto e che, con i suoi 200 dipendenti, è uno dei principah datori di lavoro della città. Agli allenamenti non ci sono mai meno di tremila persone: pensionati, disoccupati, giovani. «Mi si stringe il cuore quando la mattina vedo allo stadio tanti ragazzi - dice il patron Rudi Assauer -. Ricevo 250 domande di impiego al giorno e non ho niente da offrire. Tranne le vittorie sui campo». A Muenster c'è meno disperazione. Qui il cambiamento strutturale è arrivato trent'anni fa, quando la biancheria importata dall'Asia distrusse l'industria tessile locale e portò la disoccupazione al 14per cento. «Eravamo tutti furiosi perché il govemo ci ignorava ricorda Alfred Marx, che produce componenti per centrah elettriche ed esporta in tutta Europa -. Adesso siamo molto contenti di essere stati lasciati soli. Ci siamo inventati produzioni di nicchia, abbiamo sviluppato la cultura dell'indipendenza. E la nostra disoccupazione è solo al 7,2 per cento». Steinbrueck ha finito il comizio e firma autografi. E' più popolare del suo partito. E su questo punta. «Se volete me, votate Spd», dice salutando. Ruetgers teme lui, non una Spd che non ha più la classe operaia sulla quale fondava il suo successo. Il NordReno-Vestf alia, con i suoi 18 milioni di abitanti, è il più popoloso dei 16 Laender tedeschi e uno dei grandi poli economici legato al processo di ìndustrialÌ2zazione dell'Europa. Qui si è passati dall'economia del carbone e dell'acciaio all'economia dell'alta tecnologia, dei servizi, della ricerca e dei media. 11 Pil è di 463,95 miliardi di euro (il 240Zo del Pil del Paese), mentre la disoccupazione rappresenta il 13,607o. più di un quinto dei disoccupati tedeschi. TECNOLOGIA E RICERCA Amhenì OLANDA^ ^ Eindhoven «Liegi BELGIO Duisburg ' * Dortmund » Dusseldorf VESTFALIA •Colonia Bonn» GERMANIA