Listone, la Margherita dice no e attacca Fassino di Antonella Rampino

Listone, la Margherita dice no e attacca Fassino SI VA VERSO UNA CONTA, MA TUTTO POTREBBE SLITTARE ALLE PROSSIME ASSISE Listone, la Margherita dice no e attacca Fassino De Mita, Marini e Mancino criticano il segretario dei Ds, oggi l'assemblea Antonella Rampino ROMA La sortita di Piero Fassino, che ieri nel rilanciare il Listone spericolatamente aggiungeva «se non c'è la Margherita, pazienza», enfatizzato e rilanciato da mille petali di una Margherita irritata, a cominciare ovviamente dai prodiani, non ha invece scosso granché Romano Prodi. Le polemiche romane, la pronta reazione di De Mita (((Adesso si vota, la Margherita al Listone dice no, e così l'Ulivo è morto»), quella prevedibile di Nicola Mancino {«A me la hsta unica non è mai piaciuta), per non dire deUa rispostacela di Franco Marini («Fassino vuole andare? E vada, vada...»), sono arrivate scemando in eco a Pechino, dove il Professore si trova anche per partecipare a un convegno d'imprese. E per giunta, in una telefonata con Piero Fassino partita come di valutazione generale della situazione italiana, s'è concluso che se c'era qualcuno non irritato da quella mossa che ha spinto la Margherita allo scoperto, solleticandone l'orgogho di partito, questi alla fine era proprio il Professore. La Margherita riunisce l'ufficio di presidenza, come ha fatto appunto ieri, e mette in agenda per l'indomani l'assemblea del partito eoll'idea di contare quanti stanno con Rutelli e quanti sono i prodiani? Benissimo. Del resto, non solo Prodi era partito per il Celeste Impero fissando al 25 maggio il vertice sul rilancio della Lista unitaria, giudicandola contestualmente, ancora una volta, non solo «indispensabile per vincere le pohtiche», ma pure «la mia ragione di vita». Soprattutto, l'exit strategy del Professore dal fantasma deUe tensioni e rabbie che portarono l'Uhvo alla rottura del 1998, sta da tempo in una parola d'ordine: chiariamo bene, rendiamo trasparenti tutti i punti di conflittualità il prima possi¬ bile. Prima, soprattutto, delle elezioni. E peraltro la riunione della Margherita di ieri si è risolta secondo un testimone oculare rutelhano in un «hignami delle varie posizioni», secondo un prodiano in qualcosa «al limite della noia, ormai le distanze sono tali che non ci permettono neanche di litigare». Con la sola eccezione (alla noia) di un duetto Parisi-De Mita. Sono proprio contento che tu oggi osteggi la hsta unitaria, è stato in buona sostanza il ragionamento del braccio destro del Professore all'ex presidente del Consigho, perché in genere poi diventi il più strenuo difensore di quel che avevi osteggiato, anche se non senza averci riflettuto magari per un armo... Sotto il profilo pohtico però la linea è stata quella di scindere la Fed dalla Lista unica: bene la prima, male la seconda. «Si tratta solo di poter mettere il simbolo del nostro partito a concorrere a quel 25 per cento di quota proporzionale»: quota che decide 140 seggi di Montecitorio, che a Franceschini paiono comunque poca cosa, di fronte «agh elettori che per strada mi fermano e mi chiedono, e che, avete cominciato di nuovo a litigare? E io devo spiegare che no, non è così, a noi la Fed va benissimo». Proprio questa distinzione tra Fed e Lista unitaria ha preoccupato Fassino, che alla direzione di ieri della Quercia, ha notato «Ma come si fa a dire di no alla Lista unitaria e sì alla Fed? Con quali argomenti logici si può sostenere una simile tesi?». E «non si rendono conto deUe difficoltà che ei sarebbero nella guida riformista dell'Unione? Non capiscono che poi qualcuno dovrà spiegare agh elettori che sparisce il simbolo dell'Ulivo?». In fine giornata, al di là delle dichiarazioni di fuoco rimbalzate tramite agenzie di stampa, si registravano alcune mosse tattiche. Fassino ha precisato con una nota ufficiale che la sua posizione era stata «forzata» nel tìtolo di «Repubblica». Paolo Gentiloni, rutelhano deUe primissima ora, sottolineava che all'assemblea in calendario per oggi pomeriggio non è affatto detto che si arrivi alla conta, si vedrà e si saprà solo a discussione in corso. Rutelli ci teneva a far sapere che il suo discorso d'apertura sarà di pieno rilancio della Fed, prima di imboccare la via del no del Listone. La conta, insomma, alla fine potreb¬ be anche non esserci, o essere lasciata in sospeso come una spada di Damocle fino all'assemblea successiva, per la fine di giugno. Perché i rapporti di forza (80 a 20) tra mtelhani e prodiani sono noti. Ma chissà se il gioco della Margherita uber alles vale la candela: affossare il progetto pohtico trainante dell'Unione e lasciare che il candidato premier si faccia un «suo» partito per non finire nelle braccia di Via Nazionale. Francesco Rutelli, Romano Prodi, Enrico Boselli e Piero Fassino in una foto d'archivio

Luoghi citati: Pechino, Roma