Il centrosinistra dopo Catania e la sindrome-Battiato di Mattia Feltri
Il centrosinistra dopo Catania e la sindrome-Battiato LATENTAZIONE DI RIFUGIARSI IN UNA FORMA DI RESISTENZA APPARTATA Il centrosinistra dopo Catania e la sindrome-Battiato Il cantautore sostenendo Bianco disse: «Se andasse avanti così lascerei di sicuro la città» Mattia Feltri ROMA La lontananza, cantava il miglior Giorgio Gaber, è l'unica vendetta e l'unico perdono. Il rifugiarsi in campagna, l'esiliarsi, il tirarsi fuori dal fango dove «affonda lo stivale dei maiali», come invece scrisse Franco Battiato. Per non inzaccherarsi le scarpe è vano spostarsi più a destra o più a sinistra: serve di uscire, magari di innalzarsi. Anche questa è opposizione. Non c'è soltanto quella impulsiva nelle piazze organizzate, o quella sapiente e saccente dei girotondi. O quella delle nicchie editoriali o dei salotti eruditi e ben vestiti. C'è un'altra opposizione, la più inconsolabile, estrema. Sempre da un brano di Battiato: «Questo secolo oramai alla fine Z saturo di parassiti senza dignità Z mi spinge solo ad essere mighore Z con più volontà. Z Emanciparmi dall'incubo delle passioni Z cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male...». Un'ironia di serie C basterebbe per dare nome e cognome all'Uno al di sopra del Bene e del Male: Enzo Bianco. Capita anche al dissenziente totale, all'alieno, al musicista sufi che insegue il senso della vita non certo nelle quote proporzionali, ma nell'induismo, nei sussurri di Paramahansa Yogananda, nelle lezioni della Bibbia e del Corano, nelle interpretazioni di Abu Azi Abistabi, nell'ideale di reincarnarsi albero per affrancarsi dall'istinto animale, ecco, anche a lui, a Battiato, capita di ritornare giù. Il 22 aprile ha tenuto a Catania un concerto in supporto al candidato del centrosinistra. «Sono sceso in campo a favore di Bianco nonostante la pohtica non mi interessi né mi interessa schierarmi». Ma «se le cose dovessero andare avanti così», così come sono al tempo di Umberto Scapagnini, medico di Silvio Berlusconi e sindaco della città, «lascerei di sicuro Catania». Milo è sulle colline dell'Etna. Battiato vive lì, lontano dal rumore e dagli affanni cretini dell'andirivieni quotidiano. E da lì talvolta si confessa: «Con un certo tipo di sensibilità si è più vicini alla gente, ma da lontano». Riceve i giornalisti. Gh lascia spiare la libreria, h lascia incantare davanti ai volumi di «Ottavia», la sua casa editrice: «Il saggio di Bandiagara», di Amadu Hanpaté Bà. «Guanciale d'erba», di Natsume Sòseki. «Sedute mistiche», di Ibn AlArif. Spiega il segreto della sua pietra filosofale, con la quale muta la canzonetta in lieder di Schubert: «Io lavoro e ricerco in una periferia del corpo centrale della musica, che considero un'arte superiore. In questa periferia è possibile incontrare zone d'ombra, suoni lontani, accordi arcaici». Ogni tanto sfiora la pohtica. Rivendica il diritto dell'equidistanza - dell'equilontananza dai terroristi e da George W. Bush. I giornalisti ricordano i suoi versi: «Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! Z Questo paese è devastato dal dolore...». O pure: «Tautò tèni zon kài tethnekòs kal egregoròs». E persino: «Fogh in-nakhal fogh ya ba Z fogh in-nakhal fogh Z medri lama'k khaddak ya ba Z madri 1-ghomar fogh Z walla marida balini balwa...». Lui li intrattiene sulle altre dimensioni, i mondi più sottili, le forme di vita invisibili. Perché patire dietro ai «telegiornali dei necrofili?». E' diventato l'idolo di quelli che né destra né sinistra: uomini liberi esaltati davanti all'ultima intervista televisiva di Tiziano Terza- ni che urla: «Il lattei II latte! Che fine ha fatto il latte?!». Ecco i problemi di cui occuparsi. E' il guru di tutto un mondo che respinge il fetore dei palazzi ej si salva l'anima levitando tramite la meditazione, o l'erboristeria, e tutto quello che sta in mezzo. Poi certe volte non basta, e si toma giù. Battiato lo ha fatto sottoscrivendo appelli per una Rai migliore, firmando referendum per la riforma elettorale, spendendo il suo nome a beneficio di Leoluca Orlando. Infine con Bianco. Gli è spesso andata male, ed è tornato all'eremitaggio: «Non mi sento un servitore dell'umanità, mi sento un servitore dell'Alto, questo sì». Però, quando si toma giù, succede che un po' del fango dove affonda lo stivale dei maiali ti schizzi addosso. Ignazio La Russa, dopo lo spot per Bianco, ha rammentato della volta in cui Battiato aprì una festa di Alleanza nazionale. Si esibì mezz'ora e prese cento milioni di lire. Era suo diritto: non tutto è ascesi. Come è suo diritto ora continuare a meditare: se traslocare o no. Enzo Bianco, candidato del centrosinistra sconfitto a Catania A sinistra, il cantautore Franco Battiato
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