Compromesso in An «Libertà di coscienza» di Antonella Rampino

Compromesso in An «Libertà di coscienza» REFERENDUM; FINI SOTTO ACCUSA, MA IL LEADER TIENE IL PUNTO Compromesso in An «Libertà di coscienza» Antonella Rampino ROMA Dite che sto abiurando la svolta di Fiuggi? Dite che la posizione del partito dovrebbe essere quella dell'astensione, poiché l'identità di Alleanza nazionale è cattolica? Bene, allora facciamo così, leggiamo le carte. E a quel punto, il punto massimo di tensione di una «riunione» che avrebbe potuto prendere la piega di un processo al leader, anche con esiti imprevisti. Fini ha aperto la cartellina che portava con sé, e s'è preso la briga di dare personalmente pubblica lettura delle carte di Fiuggi. Dove, ha precisato, «come vedete bene non si parla mai, in nessun punto di Alleanza nazionale come di un partito confessionale». Il tema dei «valori della svolta di Fiuggi» era stato soUevato un po' da tutti, ma soprattutto dall'ala degli ex-diccl Selva e Fiori, nel terremoto di critiche che ha scosso il partito dopo che a sorpresa il suo lider maximo aveva annunciato che il 12 giugno ai referendum sulla procreazione assistita avrebbe votato un no (all'eterologa) e tre sì. Ha preso tutti in contropiede Giunfranco Fini, e nella riunione di ieri è andato ah'attacco subito, e non ha mollato sino alla fine. I maggiorenti del partito, forse non La Russa, forse non Matteoh e Nania, ma di certo la Destra sociale di Alemanno e Storace (le correnti sono ufficialmente sciolte, ma esistono eccome) avrebbero voluto che l'esito finale, scritto in uno stringatissimo comunicato ufficiale, fosse che la maggioranza del partito venisse schierata suU'astensione. Non è così: l'astensione è consentita, ma la posizione ufficiale è quella della libertà di coscienza. Contentissimo La Russa, «così rompiamo gh schematismi, al di là di ogni ideale», il che equivale anche a dire che così si coprono posizioni pohtiche differenti, tenendosi aperte vie «golhste» oltre che popolarpopuhste di derivazione missina. Ma è appena il caso di dire che la libertà di coscienza, stavolta ufficialmente garantita a «iscritti e dirigenti», è per An una vera innovazione. Basti pensare quel che accadde all'alìora portavoce del partito, oggi ministro, Mario Landolfi: si schierò pubblicamente, in Parlamento, con Tabacci e La Malfa contro alcune parti della riforma costituzionale, un tema particolarmente nobile, e fu richiamato immediatamente all'ordine, da Fini in persona. L'andamento della riunione tuttavia, prima del colpo a sorpresa della pubblica lettura del documento di Fiuggi, non ha avuto un andamento tranquillo. Quando Matteoh dice che «è stata ima gran bella discussione» e La Russa che «tutto è stato fuorché un processo a Fini», bisogna intendere, in soldoni, l'esatto contrario. Ma nessuno s'è spinto oltre il consentito, ovvero sino al punto di massima tensione, quello che avrebbe indotto Fini a mettere le proprie dimissioni sul tavolo. Il che sarebbe stata una prova di forza dal copione già scritto: nel 1999, perse le europee, il leader le avanzò formalmente proprio perché gli venissero respinte, non senza aver fatto passare la nottata. Ma molto, naturalmente, è dipeso dall'atteggiamento col quale il leader s'è presentato alla riunione. Il resto, l'ha fatto il sollievo del risultato di Catania: non per Scapagnini, e nemmeno per Musumeci che non ci pensa proprio a lasciare il partito, quanto per quell'un per cento che An ha perso in Sicilia. Niente, se si pensa che Forza Italia esprime il sindaco di Catania, ma è andata sotto del 10. E divertita è stata anche la chiusa della riunione, quando s'è preso in giro il ministro della Destra sociale Gianni Alemanno per aver invocato la patrimoniale, «di questo passo finirai per diventare un Alemannotti», pare l'abbia apostrofato La Russa. Come dire: finirai come Bertinotti. Anche perché poi il potente ministro deh'Agricoltura nel corso della riunione aveva propugnato un'«astensione attiva» come posizione ufficiale ai referendum, che sarà anche la stessa delle donne del partito. Ma a molti ha ricordato la «desistenza attiva» inventata, ai tempi, proprio dal segretario di Rifondazione comunista. Ignazio La Russa

Luoghi citati: Catania, Fiuggi, Roma, Sicilia