Il Cavaliere adesso pensa a una federazione di partiti

Il Cavaliere adesso pensa a una federazione di partiti PER SUPERARE IL GAP ELETTORALE CON IL CENTROSINISTRA Il Cavaliere adesso pensa a una federazione di partiti Dopo il successo di Catania, Berlusconi vorrebbe unire in un unico soggetto politico i partiti della Casa delle Libertà e i movinnenti locali retroscena Augusto Minzoiini ROMA Lf IPOTESI sta lì e più passano i le ore e più potrebbe trasformarsi in una vera tentazione: una federazione di partiti, anche locali, con al centro Forza Italia e gli altri partiti della Casa delle Libertà o, ancora megho, impartito federato che potrebbe mettere insieme soggetti pohtici diversi, il ceppo storico della Cdl unito in un unico soggetto con i movimenti locali che potrebbero nascere su base regionale. L'operazione ovviamente è tutta da studiare ma l'embrione è nell'esperienza catanese, che potrebbe essere reinterpretata in modi diversi jer renderla esportabile in tutto o Stivale. Un progetto ancora indefinito ma che potrebbe integrarsi con la proposta del partito unico del centro-destra. Anzi, addirittura ne offrirebbe un'immagine più elastica e, quindi, più reahzzabile. E' una questione che Berlusconi non ha ancora affrontato in concreto, ma ieri sera a cena ne ha discusso con alcuni esponenti di Forza Italia proprio mentre snocciolava i nomi di quelli che potrebbero diventare i nuovi coordinatori: la Gelmini per la Lombardia, Beatrice Loren- zini per il Lazio e Nicola Cosentino per la Campania. Già, per adesso il premier preferisce godersi la boccata di ossigeno che gli è arrivata da Catania e rilanciare l'azione del governo (ieri ha occupato metà pomeriggio a mettere d'accordo il ministro dell'Economia Siniscalco e quello delle Infrastrutture Lunardi sugli investimenti da fare nel settore dell'Anas e dei porti). In più si sta concentrando sul partito, ben sapendo che ogni ipotesi di dare una forma diversa alla coalizione del centro-destra, più compatta e più unita dell'attuale, passa necessariamente per il rafforzamento di Forza Italia. E i dati delle elezioni di domenica scorsa confortano il Cavaliere, almeno da questo punto di vista. «Il nostro - ha ripetuto in più di un'occasione ieri - è il partito più compatto e più unito della coalizione. Gli altri, invece, sono spaccati. Le divisioni dentro An sono sotto gli occhi di tutti, mentre l'Udo addirittura è stata svuotata in quella che è tradizionalmente la sua roccaforte elettorale, la Sicilia. Adesso è Follini quello che ha i problemi maggiori. Senza i siciliani, cioè Lombardo e Cuffaro, non so quale sia il suo peso a livello nazionale. A sentire Gianfranco (Miccichè, ndr) l'Udc non arriverebbe neppure al 496». Proprio questa condizionn dei partiti alleati potrebbe favorire i progetti che puntano a trasformare il centro-destra in un soggetto jolitico più compatto ma su base : federata. L'ipotesi entrerà nella discussione dei due convegni organizzati nel centro-destra sulla questione del partito unico. Oggi Emerenzio Barbieri e Sandro Fontana, dell'Udo, ne daranno un'interpretazione legata al Ppe: «Dobbiamo dar vita a un unico partito - spiega Barbieri, democristiano di carriera in forza all'Udc - che rappresenti la sezione itahana del Ppe, un partito che potrebbe federarsi con altri 21 movimenti organizzati su base regionale. H partito centrale dovrebbe individuare non più del 20"Kp delle candidature per le pohtiche, mentre il restante SO"**! dovrebbe essere selezionato a livello locale. Del resto basta guardarsi in giro e si scoprirà che, per ragioni diverse. queste esperienze già stanno nascendo spontaneamente. C'è Lombardo in Sicilia, Carello nel Veneto...». Domani, invece, Ferdinando Adomato, uno degli architetti del partito unico messi in campo dal Cavaliere, aprirà il convegno di due giorni a cui dovrebbero partecipare tutti i leader della maggioranza, facendo un'apertura all'idea del partito federato. «L'ipotesi del partito unico del centro-destra - spiega - è tranquillamente coniugabile con quella di un partito federato con diversi movimenti locali che magari, in un futuro prossimo, potrebbero trasformarsi nelle correnti del nuovo soggetto politico». L'esperienza catanese, quindi, sta suggestionando un centro-destra dia ricerca spasmodica di modelli nuovi che gli permettano di recuperare il «gap» elettorale che lo divide dal centro-sinistra. «Io - ammette l'ex de di Forza Italia Giuseppe Gargani - ci sto lavorando da sei mesi. Si potrebbe creare una sorta di Lega del Sud con Forza Italia dentro. O qualcos'altro. L'importante è dare voce alle istanze che provengono dal territorio». Angelo Sanza, invece, altro forzista di provenienza scudocrociata, preferisce dei movimenti regionah: «Ci sono i partiti tradizionali, accanto a movimenti regionah organizzati da personalità del centro-destra radicate sul territorio. Ad esem¬ pio, io potrei metterlo in piedi in Basilicata». E, ovviamente, il partito federato piace anche ai leghisti. «Potrebbe esserci - sogna il ministro del Carroccio Roberto Calderoli - una Lega deUa Calabria, una campana, una pugliese. 0 addirittura una Lega del Sud. Che si potrebbe alleare con il partito unico e la Lega del Nord». Un ragionamento che neppure tanto tempo fa si poteva sentire dalla bocca di Miccichè, viceré del Cavaliere in Sicilia. Insomma, la tentazione c'è ma bisogna vedere quanta vogha abbia il Cavaliere di gettarsi in un'avventura del genere. Di certo il «partito federato» rivoluzionerebbe gh schieramenti intemi del centro-destra e insidiando gh attuali partiti nazionali (Lombardo insegna) li spingerebbe ad unirsi. Inoltre svuoterebbe il potere di una nomenklatura (vedi l'attuale corso delTUdc) che ha un grande potere politico, addirittura, per usare l'espressione del Cavaliere, un diritto di veto basato, però, su percentuali di consenso esigue. «Il problema del centro-destra - è una frase che il premier non si stanca di ripetere dopo le elezioni di Catania - sono quelh che hanno tanto potere, ma hanno pochi voti. Sono gh stessi che addirittura sono arrivati a reclamare la leadership dello schieramento. Da noi davvero la logica si è capovolta». C'è già chi pensa alle formazioni regionali come possibili basi dei partiti per radicarsi meglio sul territorio