Londra ricompra le spiagge

Londra ricompra le spiagge ACQUISTARLE O AFFITTARLE? IL «NATIONAL TRUST» LE RILEVA A NOME DEI CITTADINI Londra ricompra le spiagge Maria Chiara Bonazzi LONDRA Ci vorrebbe poco a provocare un sollevazione di popolo nelle isole britanniche: basterebbe che un politico o un'autorità locale si azzardasse a suggerire di vendere le spiagge. Qui la gente sente il paesaggio come suo, al punto da scucire sterline su sterline di tasca propria per preservare interi pezzi di litorale a beneficio di tutti. C'è addirittura .chi nel proprio testamento lascia grosse eredità al National Trust, un'oi^ganizzazione indipendente che in quarant'anni, grazie all'equivalente di 70 milioni di euro in apposite donazioni, è riuscita a comperare oltre mille chilometri di costa per mantenerla pulita e accessibile al pubbhco. Chiunque provasse a portare via il libero uso delle spiagge ai britannici rischierebbe di essere messo in ftiga da legioni di camminatori atmati di bastoni da passeggio e cestini da picnic e per di più si scontrerebbe contro lo stesso patrimonio della Corona, che sui 5507o dei lidi britannici è proprietaria di una metà, grosso modo la parte che tutti i giorni viene invasa dalla marea, fl Crown Estate ha la facoltà di darla in concessione alle autorità locali, o ai porti, nell'interesse pubbhco e con il preciso intento di prevenire la speculazione edilizia. Il National Trust non è lo Stato, tant'è vero che per finanziare i suoi molti progetti conta soprattutto sulle sottoscrizioni annuali dei suoi 3,4 milioni di membri; essendo una cosiddetta «charity», ogni donazione è esentasse. Sta comunque di fatto- che, anziché vendere, questa istituzione compra a nome della gente. Attraverso la sua formidabile «operazione Nettuno», partita il 26 maggio 1965, ibritannici hanno spontaneamente acquistato con i propri soldi una sostanziosa porzione delle coste del Paese, spesso e volentieri nelle località più belle del Devon e della Comovaglia. Ci sarebbero riusciti anche senza scomodare la mitologia classica perché hanno una forte tradizione di collette a favore del bene comune, al punto da aver donato oltre un milione di sterline all'anno (pari a un milione e mezzo di euro) specificamente per salvaguardare le coste e l'immediato entroterra. Ecco perché a nessuno passerebbe per la mente di cedere in blocco le spiagge al di qua della Manica: si tirerebbe addosso l'ira funesta di un un popolo che mette volentieri mano al portafogho per tutelare il libero accesso al patrimonio nazionale e conservarlo. «Comperiamo da tutti, talvolta sul libero mercato: l'ultimo pezzo di terra, il bellissimo Wembury Point vicino a Plymouth, lo abbiamo acquistato dal ministero della Difesa, che lo usava per l'addestramento degli artiglieri», spiega una portavoce del National Trust. Poiché «la costa rischiava uno sviluppo inappropriato», l'organizzazione si è data da fare per «comperare e mantenere spiagge, scogliere, litorali e paludi, in modo che tutta la gente potesse usufruirne, e per conservare flora e fauna». Talora i possedimenti acquisiti diventano parchi naturali. In ogni caso i beni del National Trust (che fa pagare l'ingresso ai suoi edifìci storia ma garantisce l'accesso gratis ai suoi spazi aperti, visitati ogni anno da 50 milioni di persone) sono grasso che cola anche per l'industria del turismo, che in media dà lavoro a 9 persone per ogni dipendente di questa istituzione. Sui 45 milioni di sterline donati in tutti questi anni alla Neptune Coastline Campaign, ben 10 milioni (15 milioni di euro) provengono da lasciti grandi e piccoli di persone intente a salvare il patrimonio costiero. «per sempre e per tutti. Ragion per cui, conclude la portavoce del National Trust, «una vendita forzata delle spiagge non funzionerebbe affatto dalle nostre parti». Dalle spiagge sabbiose della Comovaglia fino al più remoto promontorio scozzese, «legante si scandalizzerebbe se qualcuno suggerisse di vendere le spiagge a ditte o individui privati: sarebbe inconcepibile», dice Tim Collins, capo del dipartimento di conservazione costiera di English Nature, l'istituzione che a differenza del National Trust riceve fondi governativi e di nonna non si occupa di acquistare le coste. «Pochissime spiagge inglesi sono proprietà privata - spiega Collins -. Il terreno per accedervi può essere privato. Ma le spiagge, in effetti, sono di proprietà della Corona, che ci ha dato in concessione alcune terre di speciale interesse naturalistico, a scopo di conservazione». Secondo il sistema britannico, non la regina, bensì tutti devono riceverne profitto: la Corona in questo caso è un concetto piuttosto che la persona della sovrana, e possiede anche il fondale marino per 12 miglia a partire dalla costa. Attualmente elargisce circa 2 mi¬ la concessioni ad autorità locali, porti e istituzioni per la protezione della natura, tra cui il National Trust e English Nature. Frank Parrish, direttore del patrimonio marino della Corona, spiega: «Siamo un ente pubbhco. u nostro sistema è un prodotto unico della storia e sconvolgerlo provocherebbe uno sconquasso. Le nostre coste non sono soggette alle stesse pressioni turìstiche delle coste italiane, ma il popolo britannico è molto geloso delle sue spiagge. Non gli si può portare via facilmente l'uso della costa: ci sarebbe un'ondata di proteste». Il funzionario: «Nessuno penserebbe mai di cederle a privati o ad aziende L'ultimo pezzo di terra il Wembury, lo abbiamo acquistato dal ministero della Difesa» LA POLEMICA ITALIANAQualche settimana fa fece scalpore l'idea del vice premier Giulio Tremoliti che propose di vendere le spiagge. L'ipotesi fu poi corretta; le spiagge avrebbero dovuto essere date in concessione per tempi lunghi, «in modo da incentivare gli operatori turistici ad investire e a rendere più produttivo, nell'interesse della collettività, specialmente quella meridionale. Il patrimonio pubblico». Le concessioni dovrebbero durare da tre a 5 anni. In Comovaglia, alcune delle spiagge inglesi più belle Nel Regno Unito la maggior parte delle coste sono proprietà di un'associazione che le acquista a nome dei cittadini

Persone citate: Crown Estate, Frank Parrish, Maria Chiara Bonazzi, Neptune, Tim Collins

Luoghi citati: Londra, Plymouth, Regno Unito