Etichette intelligenti. Forse anche troppo

Etichette intelligenti. Forse anche troppo TECNOLOGIA | OLTRE IL CODICE A BARRE Etichette intelligenti. Forse anche troppo SONO MINUSCOLI CHIP A RADIOFREQUENZA E POTREBBERO SCHEDARE OGNI PERSONA ED OGNI SINGOLO OGGETTO ESISTENTE AL MONDO. FERMATI DA UNA PROTESTA SINDACALE A MEDIASET. COME FUNZIONANO Alberto Viotto A LCUNE organizzazioni sindacali hanno denunciato Mediaset per una presunta violazione dello statuto dei lavoratori. Motivo: nei nuovi badge dei di; lendenti è inserito un tag RFID i "Radio Frequency Identification"), grande come un granello di sabbia, che può essere letto da dispositivi di prossimità. I vantaggi dei tag, una sorta dì etichette intelligenti che rappresentano una evoluzione del codice a barre, sono evidenti: le porte degli uffici si aprono senza bisogno di strisciare il badge in un lettore, le sbarre dei parcheggi si alzano magicamente al passaggio deUe auto delle persone autorizzate. Il problema posto dai sindacati riguarda la possibilità di "tracciare" la presenza di un dipendente in un certo luogo. Un lettore dei tag RFID vicino alla macchina del caffè, in teoria, potrebbe fare sapere all'azienda quanto tempo ogni dipendente trascorre nehe aree break. Questo andrebbe contro l'articolo 28 deUo Statuto, che vieta espressamente i controlh a distanza dell'attività lavorativa. I tag RFID più comuni sono dei circuiti passivi, privi di alimentazione, che funzionano solo se attivati da un rilevatore. La distanza massima a cui possono essere letti può andare da 50 centimetri fino a un paio di metri a seconda del tipo. Attualmente il costo di ogni tag è di poche decine di centesimi di dollaro, ma in futuro potrebbe scendere fino a due centesimi. In questo caso potrebbe diventare conveniente inserire un tag in ogni etichetta; per pagare la spesa al supermercato non ci sarebbe più bisogno dei cassieri che leggono ad una a una le etichette dei prodotti, ma basterebbe passare con il carrello vicino ad un rilevatore. Il codice impostato sui tag dì sohto segue lo standard EPC (electronic product code), sviluppato dal MIT (Massachusetts Instìtute of Technology), ed è composto da 96 cifre binarie. Può essere interessante calcolare il numero di combinazioni che si ottengono con 96 cifre binarie; forse i lettori sono familiari con il numero di combinazioni che si possono realizzare con 32 cifre binarie, che rappresentano la massima quantità dì memoria indirizzabile dai processori più comuni. Questo numero è pari a circa 4 miliardi, o 4 Giga (per l'esattezza 4.294.967.295). Il numero delle combinazioni realizzabili con 96 cifre binarie corrisponde al numero delle combinazioni che si ottengono con 32 cifre moltipbcato per sé stesso due volte, e cioè circa 80 miliardi di mibardì di mihardi. Questo numero è così grande che può fornire l'identificazione univoca di qualsiasi oggetto, non solo di ogni tipo di oggetto. Ad esempio, su di un tag si può inserire non solo l'informazione che un prodotto è una lattina di Cola di un certo tipo, una certa marca ed un certo costo, ma anche l'identificativo della singola lattina, di cui si può tracciare tutto il cammino dalla produzione alla distribuzione e al riciclaggio una volta consumata. Non c'è rischio di rimanere a corto di combinazioni. Per un confronto, sulla terra ci sono circa sei mihardi di esseri umani; se si dividessero le combinazioni possibili tra tutti gh esseri umani del pianeta, se ne potrebbero assegnare ad ogpuno circa dodici mihardi di miliardi. Dividendo questo numero per il numero dì secondi di una vita umana di media durata (circa due mihardi), si ottengono circa sei mihardi di combinazioni per ogni secondo della vita di ogni persona del pianeta. Come evitare che un'azienda utilizzi un codice già usato e come permettere a chiunque di identificare un oggetto a partire dal suo codice? Il problema è simile a quello dei nomi su Internet, in cui esiste una directory globale (il database DNS) che garantisce a qualunque azienda o organizzazione un nome unico nel mondo (come lastampa.ìt) e pennette a chiunque di risalire da un indirizzo Internet all'organizzazione che lo utilizza. In modo simile a quanto avviene in Internet, si potrebbe assegnare ad ogni azienda un certo numero di identificativi per i tag RFID. Questa gigantesca directory è in via di sviluppo e si chiamerà ONS (object name service). Il progetto è stato assegnato alla VeriSign, un'azienda che gestisce la ricerca di buona parte degh indirizzi Internet. Quando il database ONS sarà universalmente riconosciuto, come già avviene con il database DNS, sarà possibile risalire immediatamente da ogni tag RFID a tutte le caratteristiche dell'oggetto che identifica.

Persone citate: Alberto Viotto

Luoghi citati: Massachusetts