Su per le antiche scale della nonna di Renato BarilliSilvia Ballestra

Su per le antiche scale della nonna Su per le antiche scale della nonna Renato Barilli A Silvia Ballestra è capitata la stessa ventura conosciuta da due dei nostri maggiori narratori, Alberto Moravia e Goffredo Parise, che come è ben note rischiarono di rimanere schiacciati dal mirabile successo delle loro «opere prime», rispettivamente Gli indifferenti e II ragazzo morto e le comete, costretti, per il resto della camera, a combattere contro quei fantasmi nel tentativo di superarli; e c'è anche chi pretende che di fatto non riuscirono mai a fare di meglio. Nel caso della Ballestra, più che r«opera prima», il Compleanno dell'iguana, è però quanto le seguì a stretta meta, la straordinaria epopea eroicomica della Guerra degli Anto, a costituire un invidiabile e praoccupante termine di confronto. La scrittrice era poco più che ventenne eppure aveva potuto pubbhcare un gioiello, un capolavoro, tenero, gentile, spavaldo, pronto a raccogliere l'eredità del Tondelli di Altri libertini, ma appunto in una dimensione di più confidente fiducia nella vita, laddove il capolavoro tondelhano era già venato di cupi presentimenti mortuari. E dopo? Dopo è iniziata, da parte della nostra autrice, la sfida con se stessa, condizionata da alcuni punti fermi: era chiaro che, come voghe- ne le regole della roulette, non le conveniva rimettere la puntata sulla stessa casella da cui le era uscite un così febee «en plein»; e del resto, la Nostra ha sempre fatte professione di piene attaccamento alla realtà, secondo il metodo della «presa diretta», fino a farsi campione, ai nostri tempi, dell'operazione, forse l'unica di taglio sperimentale svoltasi nei lontani Anni 70, passata agli atti sotte l'etichetta dei «franchinarratori». Ma la tappa dei giovani abruzzesi intenti a vivere un'esistenza goliardica presso l'Alma Mater bolognese era ormai chiusa, per lei, e dunque i nuovi territori da frequentare dovevano saltare il capoluogo emiliano, viaggiare lungo la rotta tracciata tra le mitiche Marche dell'infanzia e il terminale d'arrivo, la metropoli lombarda dove alla Ballestra è anche capitato di fare l'esperienza della maternità, allietata da più di un «picceline», come lei dice con termine affettuose, ma non troppo, per non farsi prendere nella morsa di mielati sentimenti domestici. Non è che la nostra scrittrice se ne sia stata con le mani in mane, nel lungo decennio che ormai ci separa dal capolavoro giovanile, sene venute anzi numerose prove, che però hanno funzionate come degli abbozzi, dei «cartoni», degli appunti di lavoro, ispirati anche al dramma, come era ci è suggerito scherzosa¬ mente, dì un «Pirandello risortu»: personaggi in cerca d'autore, e forse meglio, autore in cerca di personaggi. Ma finalmente la tela si precisa, e ne viene l'attuale salde raggiungimento di Tutto su mia nonna, questa solida ava delle sue terre, le Marche, tra Offida e S. Benedette del Tronto, alle prese con i guai di un'Itaha ancora contadina, costretta a patire i morsi della dittatura fascista, e pei della guerra coi suoi lutti, e poi delle incerte risorse del dopoguerra. Ma quel «tutto» è in buona misura menzognero, la musa della Ballestra non è mai di natura monografica, le è necessarie indagare a raggiera, percorrere le scale in un insistite solfeggio musicale, volte a trarre suoni aspri e prevecateri, piuttosto che facili melodie, e dunque, in questo nuove romanze abbiamo anche un «tutte su mia madre», e perfino un «tutto su di me», lungo la pista che dalle Marche natie porta a Milano; e le limitazioni di unltalietta contadina si mescolane con le abbondanze dell'attuale civiltà dei consumi smodati, posta al servizio delle pappette per i «piccoli», e delle «donne sole» che, in un panorama urbano, cercano di «vivre sa vie». La spola percorre intrepida questo spartito, correndo in su e in giù, cen una grazia e una rapidità di tocco che ricordane le doti analoghe di cui è capace un grande in assoluto dei nostri giorni, Gabriel Garcia Màrquez. Silvia Ballestra indaga a raggiera il destino della sua ava, tra l'Italia contadina del Ventennio e le incerte risorse del dopoguerra: una grazia e una rapidità di tocco che ricordano le analoghe doti di Garda Màrquez Silvia Ballestra

Persone citate: Alberto Moravia, Alma Mater, Ballestra, Gabriel Garcia, Goffredo Parise, Pirandello, Silvia Ballestra

Luoghi citati: Italia, Marche, Milano, Offida