«Non sapevo della storia fra Izzo e mia coglie»

«Non sapevo della storia fra Izzo e mia coglie» LA SMENTITA DI MAIORANO. L'AVVOCATO ACCOGLIE LA RICHIESTA DELLA FAMIGLIA DEL BOIA DEL CIRCEO E LASCIA LA DIFESA «Non sapevo della storia fra Izzo e mia moglie» Francesco Grìgnetti ROMA Lafamiglia di Angelo Izzo ha insistito e alla fine l'avvocato Enzo Guamera ha deciso: lascia la difesa dell'assassino di Ferrazzano, Iha già comunicato ai magistrati. A Campobasso, intanto, gh inquirenti riordinano le idee dopo l'interrogatorio-fiume di Izzo dell'altra sera. L'uomo ha una capacità affabulatoria niente male. E così sembra che l'incontro con i magistrati e i poliziotti si sia trasformato in un lunghissimo monologo dell'uomo, che ha cercato di mettere i fatti jn sequenza logica. Una frase, però, rimbomba ancora nella testa di chi l'ha sentito e dell'avvocato Filomena Fusco che continuerà ad assisterlo.. Quando Izzo, occhi vitrei e sguardo fisso, a un certo punto ha detto: «Ho sentito fortissimo il desiderio di uccidere. Era una parte di me che pensavo definitivamente sconfitta. Invece no, tornava fuori quello del Circeo. Soltanto in un secondo momento ho deciso che le vittime sarebbero state le due donne». Già, in un primo momento Izzo ha fantasticato di uccidere un'altra persona, un ragazzo che frequentava l'associazione «Città futura», uno con tanti problemi, che l'ergastolano riteneva una spia della polizia. Il giovane forse non lo saprà mai, ma ha rischiato davvero di finirci lui sotto mezzo metro di terra in quel casolare di campagna. Invece poi le cose sono girate in tutt'altra maniera. E la morte è toccata a Maria Carmela e sua figlia Valentina, che di Izzo, come tanti, si fidavano ciecamente. E qui, un'altra fase agghiacciante: «Dopo, mi sono sentito megho. Mi sentivo liberato». Si dice: lucida follia. Ecco, è quella di Angelo Izzo. In certi momenti si mette a fare schermaglie con Gilberto Caldarozzi, vicedirettore dello Sco, l'ufficio delle investigazioni più sofisticate: «Eh, lo sapevo che voi dello Sco mi venivate dietro». Puro delirio paranoico. Izzo era convinto di essere considerato il nemico pubbhco numero imo della polizia itahana. E del «suo amico» Maiorano, con cui condivideva la cella a Palermo, non si fidava affatto. Credeva che l'avesse «venduto». Perciò vedeva dappertutto spie, infiltrati, intercettazioni. Con la signora Maria Carmela e con sua figlia Valentina, però, le cose - cosi come si era capito già ieri, con l'interrogatorio appena terminato - avevano preso un'altra piega. Izzo ha raccontato almeno quattro fasi. La prima, subito uscito dal carcere, quando Maiorano gh chiese di prendere contatti con la moghe (a proposito, Maiorano l'hanno sentito di nuovo: con i magistrati ha pianto a lungo e ha negato di avere mai lontanamente indirizzato la moghe nel letto di Izzo. «Figurarsi. Mi riterrei un verme. Sono sempre stato gelosissimo») e lui pensò di bidonarle. E' in quei giorni che si fa consegnare i loro risparmi, 5000 euro, con la promessa di aprire una pizzeria assieme in un paesino in provincia di Benevento. Seconda fase: scopre che si trova bene con la signora e con sua figlia, vive l'ebrezza del capofamiglia, vanno a fare insieme la spesa, lui paga le loro boUette. ((Non mi era mai successo prima. Ero entrato in carcere a venti anni dopo il Circeo. Non avevo mai avuto una donna al mio fianco». Terza fase, il rapporto si fa più intenso. Le due donne lo vanno a trovare spesso in associazione. Scatta del tenero o almeno a Izzo così pare. Magari capita che lei gli sfiori un braccio e lui già pensa chissà che. ((Abbiamo avuto rapporto sessuali», ha detto con ima certa spavalderia all'inizio dell'interrogatorio. Quando poi i magistrati hanno voluto capire megho, la cosa si è drasticamente ridimensionata. «Lei ha cominciato a dirmi di scappare insieme. Di mollare Campobasso. Di tirare il bidone al marito che è in carcere. A lui avremmo detto che fuggivamo in Germania e che lì lo avremmo aspettato. Invece noi tre saremmo dovuti andare alle Canarie. Io lasciavo dire. Ma non ci pensavo più. Mi trovavo bene a Campobasso con i miei nuovi amici». Quarta fase, il senso di oppres¬ sione. «Erano diventate deUe arpie. Due vipere che volevano sfruttarmi. Pensavano die avessi chissà quanti soldi. Non sapevo più come liberarmene». Izzo preferiva di gran lunga il ruolo di capobanda. Lui, figura carismatica in mezzo a una massa di disperati. ((Anche le rapine di cui ho parlato in giro, erano per aiutare i poveri». Un altro delirio, ma di tipo diverso. Ora era l'Angelo redento. ((Tutti, volevo salvare tutti. Non ero pronto a toccare tanta disperazione». Ma intanto il rapporto con le due donne era diventato un problema. Decise quindi di ucciderle e studiò un piano meticoloso. «Ho voluto coinvolgere quei due ragazzi, per legarh a me. In questo senso, ho rifatto il Circeo. Ma mi hanno deluso. Non pensavo che fossero così deboh. E se non avessero parlato, quest'estate nessuno avrebbe più pensato a quelle due. Nel frattempo i corpi si sarebbero decomposti. Quando la famiglia di Palladino sarebbe andata a passare le vacanze al casolare, non si sarebbero accorti di niente». Una recente immagine di Angelo Izzo

Luoghi citati: Benevento, Campobasso, Ferrazzano, Germania, Palermo, Roma