lraq, kamikaze a valanga: 79 morti

lraq, kamikaze a valanga: 79 morti IN POCHI GIORNI, DOPO IL GIURAMENTO DEL NUOVO GOVERNO, GIÀ' QUATTROCENTO PERSONE HANNO PERSO LA VITA lraq, kamikaze a valanga: 79 morti Centinaia i feriti. Tra le vittime, civili, reclute e agenti Salvatore Rotondo Il «serbatoio» degli uomini decisi a morire in Iraq per cacciare i «crociati occidentali» sembra inesauribile. Una «santabarbara» umana che giorno per giorno produce morte. Ieri ha fatto 79 vittime e centinaia di feriti, a Tikrit, Hawija e Baghdad: agenti, militari, aspiranti reclute, ma soprattutto civili estranei al fronte della guerra. È salito così a circa 400 il numero delle persone rimaste uccise nell'ultima ondata di violenza con cui il terrorismo ha risposto alla nomina del nuovo governo provvisorio, il 28 aprile scorso. Ma a colpire gli occupanti non ci sono soltanto i terroristi. C'è anche la guerriglia; coloro che gli americani definiscono gli «insurgents» e che hanno elevato i loro attacchi quotidiani - meno eclatanti dei devastanti attentati kamikaze - a una media di 70 al giorno. Il bilancio più sanguinoso ieri è stato registrato a Tikrit, la roccaforte sunnita dove è nato Saddam Hussein: un terrorista suicida intendeva attaccare la stazione di polizia, ma - secondo fonti giornalistiche locali - avrebbe insospettito gli agenti di guardia che non lo hanno lasciato avvicinare allo stabile, allora l'uomo ha fatto esplodere la sua autobomba in mezzo ad una folla di pendolari, soprattutto sciiti, appena giunti dal Sud in cerca di lavoro nei cantieri edili. L'esplosione è stata micidiale. Trentotto persone sono morte sul colpo, altre decine, almeno sessanta, hanno riportato ferite. Quasi negli stessi minuti ad Hawija, a Sud-Ovest della città settentrionale di Kirkuk, un secondo kamikaze, con una cintura esplosiva, si è fatto saltare in mezzo a una fila di aspiranti reclute dell'esercito. Trentacinque i morti e più di 30 i feriti. Tre gli attentati nella capitale, portati a termine con due kamikaze e un'autobomba: con un bilancio «contenuto» di 6 morti e decine di feriti. Ancora nel Sud, a Bassora, l'esplosione di un ordigno in una fabbrica di fertilizzanti ha causato almeno 40 feriti. Frattanto gli americani, alla disperata ricerca di una tattica vincente, da quattro giorni hanno in corso una massiccia operazione nella provincia ribelle di al Anbar. Sono più di mille i militari Usa coinvolti nell'operazione, coperti da jet da combattimento e dagli elicotteri armati di mitragliatrici, cannoncini e razzi. Gli insorti uccisi sono un centinaio e sette gli americani. Ma manca il bilancio delle eventuali vittime di due elicotteri che sarebbero stati abbattuti. Da sabato scorso il Pentagono non ha più fornito il bilancio complessivo delle perdite Usa che già domenica aveva superato le 1600 vittime. Ed i miliziani iracheni che martedì avevano rapito il governatore della provincia di Anbar, Raja al Mahalawi, con quattro sue guardie del corpo, ieri hanno detto di essere disposti a liberarlo se le forze Usa faranno altrettanto con tre guerriglieri arrestati a Qaim. Ebbene in questo quadro di devastazioni giornaliere che intasano le camere mortuarie del Paese e che hanno già prodotto sui due fronti un esercito di invalidi dai coipi straziati, il neo-presidente iracheno, il curdo Jalal Talabani - dal Brasile dove partecipa al primo Vertice tra Stati del Sud-America e del mondo arabo - si è concesso un giudizio di grande ottimismo negando categoricamente che «il Paese sia preda dell'anarchia» e assicurando che il governo transitorio di Baghdad avrà «rapidamente» ragione della guerriglia. Le buone notizie di ieri si limitano a due attacchi falliti. Un gruppo di soldati danesi è sfuggito a un agguato nel Sud dell'Iraq. I militari sono stati bersagliati da una raffica di colpi andata a vuoto. E infine numerosi razzi sono stati sparati 250 chilometri a Sud di Baghdad, contro la base giapponese della città, solitamente tranquilla, di Samawah. Anche in questo caso non ci sono stati feriti. Continua l'offensiva Usa nella provincia di Anbar Morti un centinaio di ribelli e sette americani

Persone citate: Jalal Talabani, Saddam Hussein, Salvatore Rotondo