Sfila il corteo dell' orgoglio di Marco Neirotti

Sfila il corteo dell' orgoglio Sfila il corteo dell' orgoglio In tremila ad Asti, tra danze e canti «Non credeteci finiti, siamo in festa» Marco Neirotti inviato a ASTI Se non lo vedi non ci credi. Sono più di tremila. Come stai e come va. E' da ottobre che non ci vediamo. Tutti ordinati e in linea sulla grande e storica piazza Alfieri. E dove pranzate voi e dove ci incontriamo dopo. I pullman allineati come per un'esposizione. La festa dei pensionati è imo degh spettacoh più eleganti e colorati che questi tempi possano offrire. Ti aspetti gite con pausa-pipì e vedi la festa della fierezza, del «non credeteci finiti». Tutti hanno il loro giorno dell'orgoglio, loro no, non lo pubblicizzano almeno, se lo godono: sfilata, santa messa, canti e danze. «Sapessi, giovanotto, com'è brutto stare in casa da sola a ottant'anni a parlare con i muri». «Sapessi che significa a 72 anni conoscere una persona e a poco a poco uscire dal nido a sbarre che ti eri costruito intomo e con lei condividere sorrisi». C'è una limpidezza, ima tranquillità in questo raduno dei pensionati che ieri mattina ha riempito la città di Asti di pullman, auto, gente che scende dai treni. E' la loro festa. Festa, appunto: né autocelebrazione, né giomata dell'orgoglio, né reducismo. Amici che si incontrano da tutto il Piemonte e Valle d'Aosta e altri che arrivano da fiiori regione. Ieri mattina erano tremila in una città di provincia di settantamila persone, con i baristi che si attrezzavano per sorridere a tutti. Niente polizia e cordoni, qualche paziente vigile urbano. Perché questa sfilata? Un grido? Tutt'altro, un incontro: «Si racconta che si è sereni, non inutili, pronti a giocare a carte e a ballare. Non certo a fare manifestazioni da ordine pubbhco», dice Alberto Marinetto, che questa giomata la inventò diciotto anni fa a San Damiano, paese a cavallo tra Monferrato, Boero e Langhe. Ieri, alle 10,30, i pensionati hanno fatto corteo - non di protesta. non di euforia - per le strade della città, fino alla Cattedrale dove monsignor Vittorio Croce, il vicario del Vescovo (che sarebbe stato qui volentieri non avesse avuto altri impegni fuori) ha celebrato la messa. Poi auto e pullman sono scivolati verso i ristoranti, ora pranzo. Per chiudere, tavoh e palco, scala quaranta e polka, ramino e valzer, per l'intero pomeriggio. Detta così è una colossale fiera di paese. Vista da dentro è una lezione di vita e sopravvivenza nella società dell'inutile. Domanda Marinetto: «Quando tutti capiranno che l'anziano è ancora vivo e molto vivo?». Di vivacità può parlare lui, (onesa gaietta», mezza galletta o mezzo biscotto, perché a tredici anni, con la «licenza della mamma» vendeva «le gallette Wamar uscite spezzate dalla fabbrica, o addirittura in polvere. La mettevano nel latte o addirittura in acqua e zucchero». Oggi vende in tutta Italia icone, simboli religiosi, statue. E organizza il meeting di chi sembrerebbe fuori gioco. E' impossibile non chiederlo in modo diretto: non vi sentite un po' patetici? La risposta più netta viene da un «giovane pensionato» di Bocca d'Arazzo: «I ragazzi in discoteca non sono patetici. Auguro a tutti di arrivare a un raduno così». Poi spiegano con un sorriso, mentre sale la musica, che questa festa è il ripetersi di una sfida: «I centri anziani, i fazzoletti colorati con la jrovenienza che avete visto al colo, gh stendardi spiegano a tutti che il Centro Anziani non è un angolo, una stanza, un locale ricavato dove chiudere degh inutili. Il Centro Anziani serve per uscire, per incontrarsi, vivere». Dice Marinetto: «A qualche amico abbiamo portato fiori sulla tomba. Era inevitabile, ma ne abbiamo portati su altari nati dai raduni. E' questo capire gh anziani». E quando i pullman partono la giomata dell'orgoglio si lascia dietro quello che era: la coscienza e la gioia di sapere che non si è da parte.

Persone citate: Alberto Marinetto, Bocca, Boero, Marinetto, Vittorio Croce

Luoghi citati: Asti, Italia, Monferrato, Piemonte, Valle D'aosta